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Eventi | 13 dicembre 2017, 09:00

Sanremo: venerdì alla Concattedrale di San Siro concerto dell'Orchestra Sinfonica

La Sinfonica proporrà il “il Requiem”, in Re minore K626 per Soli, Coro ed Orchestra. Un classico del repertorio mozartiano.

Giancarlo De Lorenzo

Giancarlo De Lorenzo

E’ uno dei classici del repertorio mozartiano, ancorché contornato dal mistero della sua composizione, in parte chiarito solo in tempi recenti: è “il Requiem”, in Re minore K626 per Soli, Coro ed Orchestra. La Sinfonica lo affronta e lo propone - con la direzione del Maestro Giancarlo De Lorenzo - in un’ambientazione davvero consona: la Basilica Concattedrale di San Siro a Sanremo, venerdì 15 dicembre alle ore 21.

Luogo suggestivo ed acusticamente adatto a quella che è, in sostanza, la colonna sonora della celebrazione funeraria del compositore austriaco. Ad affiancare i Professori d’orchestra, il Coro Filarmonico Musica Nova - condotto dal M° Paolo Caravati - ed una serie di solisti eccellenti: la Soprano Elizaveta Martirosyan, la Contralto Cristina Sogmeister, il Tenore Kim Hyuksoo ed il Basso Dante Roberto Muro. L’ingresso è gratuito. 

Lunedì 5 dicembre 1791, poco dopo la mezzanotte, Mozart morì a Vienna per “febbre miliare acuta”. Da tempo era malato, probabilmente le cause furono un’infezione ed un’insufficienza renale: inoltre negli ultimi giorni contrasse anche una broncopolmonite. Una lettera di Sophia - la sorella minore della moglie Costanza - descrive quanto accadde la domenica precedente: “Al suo capezzale vi era Süssmayr. Il noto Requiem giaceva sulla coperta ed egli gli spiegava come, a suo parere, dovesse completarlo dopo la sua morte. Si cercò a lungo il Dottor Closset, che venne infine trovato a teatro, ma dovette attendere la fine della rappresentazione. Quindi venne e prescrisse impacchi freddi da applicare sul capo ardente di Mozart, i quali ebbero un effetto tale da privarlo della conoscenza fino al trapasso.

Negli ultimi istanti tentò di riprodurre con la bocca i timpani del suo Requiem”. Le parole della donna chiariscono che la composizione non era conclusa, eppure fino al 1825 la Messa da Requiem fu attribuita interamente a lui. È risaputo che fu poi la moglie a chiedere ai suoi collaboratori di completare l’opera e di mantenere il segreto, in modo da non dover restituire i Ducati ricevuti dal conte Kaver Stuppach: un nobile che spacciava per sue le composizioni che si faceva scrivere da altri, dietro compenso. 

C.S.

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