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Attualità | 15 novembre 2017, 10:52

Analisi del Segretario Regionale della UILPoste Ferdinando Medaglia su lavoro, azienda e contratti

L'analisi a 360°, sotto forma di intervista, proposta dal sindacato per voce del suo segretario regionale UILPoste.

Ferdinando Medaglia

Ferdinando Medaglia

Come sono i rapporti attuali della UIL Poste con Poste Italiane?

La nostra posizione resta immutata: nessuna preclusione alla trattativa e spirito costruttivo; a volte l'azienda risponde al meglio, a volte no. Di recente, in effetti abbiamo avuto un irrigidimento nella trattativa per il rinnovo contrattuale causata da un atteggiamento non proprio chiaro e collaborativo da parte di Poste, ma ritengo che questo faccia parte di una dinamica abbastanza nota e non dovrebbe essere impossibile superare questo momento di difficoltà. Certo, dispiace; visto che il rinnovo del contratto è in grave ritardo…

Pensate che sia possibile evitare iniziative che possano avere contraccolpi sui servizi svolti per i cittadini?

Veramente, quando il sindacato prende iniziative, il più delle volte è proprio per tutelare cittadini e  servizi. Servizi che certe logiche aziendali di preteso 'efficientamento' mettono sempre più spesso in dubbio. Noi da questo punto di vista abbiamo sempre avuto una posizione netta. Potrei citare l'opposizione al recapito postale a giorni alterni o alla chiusura di tanti uffici postali periferici.

La sensazione è che il sindacato tuteli più chi ha un posto fisso e molto meno giovani e utenti…

Bisogna essere chiari anche su questo. Noi siamo una associazione di tutela e pertanto tuteliamo i nostri iscritti e da loro traiamo le indicazioni per individuare gli argomenti più sensibili. Ne abbiamo il dovere. Ciò non significa che siamo insensibili alle necessità generali. Se cerchiamo di spuntare un'età pensionabile decente per i nostri iscritti, questo va automaticamente a vantaggio del turn-over e quindi di chi dovrà essere assunto prima per coprire quella mansioni che vengono lasciate vacanti; se lottiamo perché l'azienda ricorra il più possibile a contratti a tempo indeterminato ciò farà sì che i nuovi posti di lavoro siano vere opportunità di vita per quei giovani e non mere statistiche elettorali. E se ci battiamo per mantenere il livello occupazionale questo va automaticamente a vantaggio di chi potrà usufruire di servizi migliori e più capillari e così via. Sono altri che hanno interesse a ventilare guerre tra poveri che a noi non riguardano affatto.

Eppure si dice che la flessibilizzazione dei contratti abbia tratto in salvo la ripresa.

Bisogna vedere la ripresa di chi. Non certo dei nostri iscritti e nemmeno di quei giovani e di quegli utenti che dicevamo. Il grande problema è che pare che nelle stanze dei bottoni ci siano molti disposti a pensare che impoverire  lavoratori, dipendenti e pensionati possa migliorare i profitti e quindi l'economia. Ma questa è una grande bufala. I profitti migliorano l'economia solo quando vengono reinvestiti in essa e questa non mi pare proprio la tendenza imprenditoriale di maggioranza, almeno se parliamo di grosse aziende. Queste esternalizzano sempre più e spesso investono in mercati che vantano un costo del lavoro più basso oppure sul mercato finanziario. Viceversa, uno stipendio pagato in Italia viene verosimilmente speso nel Paese e quindi va di sicuro a migliorare l'economia nazionale, soprattutto considerando la esorbitante pressione fiscale esercitata sul lavoratore dipendente. E si tratta di fisco concretamente applicato, fuor di statistica.

Ma il mercato si è globalizzato sempre più.

E allora globalizziamo anche la signora Teresa che nel paesino di montagna non sa più come fare a ritirarsi la pensione. Bisogna decidere qual è il livello di servizio che vogliamo erogare ai cittadini italiani e dirlo chiaramente.  E poi regolarsi di conseguenza nell'organizzazione e nell'allocazione di risorse. E questo è vero in tutti i settori: sanità, sicurezza, giustizia, scuola e servizi basilari come quelli di Poste, i trasporti, la tutela del risparmio.

Proprio sul risparmio in molti accusano poste di non voler più portare la posta e di voler fare solo la banca.

Per ora i lavoratori si stanno facendo in quattro per continuare a portare la posta, anche a dispetto di  certe riorganizzazioni.  Quanto al risparmio, non vorrei dover far notare che, forse, se i consumatori  si rivolgono in massa agli sportelli di Poste invece che a quelli delle Banche, avranno i loro motivi. In troppi fanno finta di dimenticare che Poste è una realtà fondamentale per il paese e per la sua economia. Che viene studiata a livello universitario come esempio di brillante operazione di risanamento, che al cittadino non costa una lira e che anzi contribuisce ai bilanci nazionali versando ogni anno fior di miliardi alle casse statali. Però i dipendenti si sentono sfruttati e presi in giro. Si ricordano tutti le promesse di Passera quando chiedeva sacrifici ma garantiva che i risultati si sarebbero visti anche per i lavoratori. Per l'Azienda i risultati ci sono stati eccome. Per i dipendenti, lasciamo perdere.

Beh, però con i tempi che corrono la situazione di un dipendente di Poste assunto a tempo indeterminato ai più non sembra proprio così grigia…

Per carità, abbiamo a che fare con una grande azienda, fondamentalmente rispettosa delle norme ed economicamente corretta e sana,  e questo sicuramente è molto di più di quanto ci sia spesso in questa Italia massacrata da legislatori e lobbies. Ma non è niente di più di quello che è previsto da normativa e contratto e da una gestione aziendale accettabile.  Non mi sembra serio fare paragoni con situazioni al limite della legalità o di crisi economica. Che poi spesso non è crisi ma mala gestione, e gli esempi si sprecano. Per alcuni macroscopici casi di mala gestione le casse dello Stato hanno effettuato esborsi allucinanti e poi ci vengono a dire che non ci sono i soldi per mandare la gente in pensione ad una età decente? Certi  grandi economisti, prima di pontificare sull'età lavorativa, dovrebbero prima fare esperienza sul campo di quelle attività lavorative che pretendono come non usuranti. Vorrei proprio vederli certi luminari a fare produzione commerciale per ore ed ore di fila, a reggere la pressione ininterrotta del pubblico ad uno sportello senza nemmeno il tempo di andare in bagno o a portare raccomandate al sesto piano e prendere acqua in testa a quasi settant'anni… E per stipendi che rispecchiano una realtà professionale ormai tramontata da decenni: un umile postino oggi si trova ad avere a che fare con una mole di prodotti impressionante, compresi alcuni servizi di carattere finanziario, e dispone di strumenti di lavoro elettronici altamente sofisticati. Il più decentrato degli sportellisti deve disporre una conoscenza dei mercati finanziari e di una varietà di servizi da far girare la testa. Al di là dei luoghi comuni vogliamo riconoscerlo o no? In realtà imprenditoriali considerate molto meno 'agevoli' della nostra, professionalità simili godono di ben altri emolumenti.

C.S.

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