Leonardo Fasciana, giovane imperiese, già balzato agli onori della cronaca per la poesia dedicata al pastificio Agnesi, dove ha lavorato il padre fino alla chiusura dello stabilimento, continua a coltivare la propria passione per la lirica, e i risultati non tardano ad arrivare. Lo scorso sabato è infatti stato premiato come finalista al “Premio Letterario Europeo – Massa, città fiabesca di mare e di marmo – XI edizione 2017”, concorso patrocinato dalla Regione Toscana, Provincia di Massa Carrara, Comune di Massa e Versilia Club, in veste di associazione culturale.
“Sono arrivato finalista nella sezione A (Poesia inedita a tema libero) con la lirica ’Verginità’ che ha raggiunto, secondo il verbale di giuria, il punteggio di 45/50simi. – racconta Leonardo a Sanremo News - Sono accorse alla premiazione un centinaio di persone da tutta Italia, dal Nord fino alla Sicilia, persino una signora da Istanbul; questo è, secondo il pensiero del segretario organizzatore del premio Giuliano Lazzarotti, un qualcosa che va oltre all’interesse economico, siccome persone da varie parti d’Italia sono venute fin qui alla fine per un riconoscimento cartaceo, rafforzando la nobiltà degli artisti (tono ironico ma accolto ilaremente dal pubblico).
Sono stati premiati nella sezione poesia i primi cinque classificati; siccome il punteggio dice 45/50 mi piace pensare di aver vinto comunque, infatti l’atmosfera della cerimonia è riuscita a rendere vincitori persino tutti i finalisti che, sempre secondo le parole di Giuliano, “potevano essere tutti vincitori, ma la fortuna ha scelto questi”. Ne esco profondamente soddisfatto, con la certezza ora che la mia poesia è riconosciuta non solo nella sfera dei parenti e degli amici, ma soprattutto tra le persone che respirano cultura tutti i giorni a qualsiasi livello. Sono deciso nel proseguire questo percorso sia come passione sia come desiderio di avere un ruolo determinante nel panorama culturale di questa città.
La poesia ‘Verginità’ è stata scritta in una fase compositiva breve ma intensa. Il rapporto che ho vissuto con una ragazza, ora rientrato nei ranghi dell’amicizia, ha creato un periodo produttivo particolare; questa ‘stagione voluttuosa’ ha creato una serie di poesie dagli argomenti decisamente più sensibili a quelle precedenti.
’Verginità’ è ambasciatrice di questa stagione poetica; anche se tale poesia è ormai priva degli elementi biografici dei soggetti in questione, conserva questo stile ‘sensibile’ e decisamente addolcito rispetto alla gamma di generi che ho sperimentato nel corso di questi anni. I riferimenti classici sono sempre presenti. La poesia parte da un frammento di Saffo (114 V.) che pronunciava così ‘Verginità, Verginità, mi abbandoni: dove te ne vai?/ Non verrò più da te, non verrò più’ (G.Burzacchini).
Da questa citazione si crea un universo lirico dal significato ribaltato che descrive la condizione di un adolescente desideroso di bruciare le tappe. Una poesia con una tecnica simile, la citazione di un classico dal quale sviluppare una visione diversa, aveva vinto nella sezione giovani nel ‘Premio Internazionale di Letteratura – Alda Merini’ l’anno scorso. Lo stacco tra le due strofe riprende il linguaggio teatrale e scioglie la tensione costruitasi in segno di una ricomposizione d’animo ed un tono più intimo e pacato. La persona loquens cerca prima un congedo dalla Verginità con la forza, ora con tatto, con la speranza che in questo modo possano essere entrambi soddisfatti.
VERGINITA’
Verginità, Verginità, ma perché non te ne vai?
La stagione degli amori va concludendo
e ancora avvolgi affettuosamente il mio braccio.
Io cerco di mandarti via, ma ancora
ti accoccoli tutta intorno a me.
Così rimangono ovattati gli orgasmi che sento
all’orizzonte, orizzonte che non posso raggiungere
se tu mi blocchi il passo. Non è una cosa
che fai con violenza, ma più cerco di allontanarmi
più sono stretto a te. Sì, ma ora levati!
E’ giunto anche per me il momento del corpo,
dei nudi silenzi e dei pomeriggi oziosi.
I peccaminosi sguardi e le audaci proposte
mi attendono seguiti dai ferini movimenti.
Le mie membra chiedono di folleggiare
come Coribante tra le Baccanti, e adesso
giacere languido nella notte tra le carezze
di Psiche. Voglio stemperare la mia furia
negli amplessi di Afrodite che tutto quieta
con il suo dolce canto. Dai, dai! Ora basta!
<wbr></wbr> [Lunga pausa]
Scusami, non meriti un trattamento simile.
Quanto siamo stati bene insieme, non è vero?
L’età dell’innocenza e dei sorrisi sinceri
ho condiviso con te finché i miei boccoli
smisero di crescere nella lieta estate della vita,
finché la barba non mi crescesse dal viso
alle porte della primavera efeba. Adesso
Cipride mi chiama dal talamo, voluttuosa
pregandomi di alternare i vivaci coi languidi ozi.
E tremando la raggiungerò a passi incerti
nella celebrazione della Vita che tu allevi
nei teneri bambini. Ma non molto tardi dovrai
lasciarli andare perché il trionfo della dea,
di cui tu sei prima sacerdotessa, sia completo.
Io non ti dimenticherò; io sempre volgerò
lo sguardo alla purezza, tua orma sugli uomini,
che vedrò sul volto dei miei figli, quando
le fiaccole nuziali splenderanno del bagliore
più forte, ed io ricorderò i nostri tempi trascorsi.
Ma ognuno in cuor suo, con toni dolci, deve
ottenere la tua comprensione. Madre apprensiva,
tu accoglierai la mia richiesta e con grande rispetto
mi lascerai andare. Non temere, presto ci rivedremo,
all’estate dei tuoi nipoti.
<wbr></wbr> Da queste parole
con una carezza sul viso sincero ti avrò congedato,
e il tuo corpo si scioglierà come cera.