Domenica scorsa dalle 15.30 sulla piazzetta della chiesa di Bellissimi si è svolta la cerimonia di premiazione del Concorso di poesia dialettale 'Bellissimi Versi 2017', giunto all’ottava edizione. Il tema di quest’anno era: “E nòsce fèšte”. Le poesie sono arrivate da tutta la Liguria e sono 22 gli autori che hanno presentato 26 elaborati.
Le poesie premiate sono state lette dagli stessi autori e la lettura è stata alternata da brani musicali eseguiti dal chitarrista Giulio Ravazzi. I componimenti, scritti nel variegato mondo della lingua ligure, sono stati giudicati da una giuria ufficiale di esperti composta da cinque giurati: Gosio Vivian, Rosafio Gabriella, Amoretti Roberto, Rebuttato Diego e Trincheri Natale Giovanni (Natalìn) Presidente e Segretario.
Inoltre un premio è stato assegnato con i voti di una variegata giuria popolare dopo aver ascoltato la lettura delle poesie partecipanti ed espresso il suo giudizio nella serata di mercoledì 2 agosto. Un sentito ringraziamento al Comune di Dolcedo per il patrocinio concesso e agli sponsor Frantoio Ghiglione (che nella persona di Annamaria Ghiglione ha partecipato alla consegna dei premi), Fratelli Carli, Blumen Riviera e CIA (Confederazione Italiana Agricoltori). Sotto la graduatoria ed i titoli delle opere premiate.
Premio giuria popolare a “Pa’a fèsta da Mōie” di Tommasino Lupi in dialetto di Dolcedo;
Poesia prima classificata: “U balùn de papé” di Franco Bianchi in dialetto dianese;
Poesia seconda classificata: “Festa cumandà” di Mario Calvini in dialetto sanremascu
Poesia terza classificata: “U nu gh’è festa sènsa a banda” di Giordano Riccardo in dialetto “prebenollu o prebünéncu”;
Poesia quarta classificata: “U scunfögu de San Giuani” di Rinaldo Negri in dialetto carpasino.
Alla premiazione è intervenuta Pierangela Fierro, consigliere di minoranza del Comune di Dolcedo che, dopo avere elogiato l’operato dell’Associazione “Amici di Bellissimi” per quanto fa per la salvaguardia delle tradizioni e del territorio, ha fatto alcune considerazioni sulla poesia dialettale, sintetizzate in queste frasi: “Viene spontaneo chiedersi che senso può avere scrivere in dialetto, comporre poesie in dialetto? Intanto scrivere in versi fa bene al cuore, allo spirito, perché è un momento artistico. Scrivere in dialetto, poi, avvicina l’autore alle sue radici, alla sua cultura più elementare, che pare così lontana, ma solo 50 anni fa tutti parlavano in dialetto e l’italiano era quasi riservato ai dotti ed a coloro che potevano concedersi il lusso di studiare. Forse parrebbe un ritorno al passato, un momento di malinconia, che pervade spesso le poesie e ispira i poeti, ma al di là di questo c’è il voler riaffermare quello che siamo stati per tanti anni e vorremmo di nuovo essere: persone che hanno delle certezze, delle aspirazioni, dei principi e un profondo legame con questa terra della quale gli abitanti avevano rispetto e dalla quale traevano sostentamento e vita”.