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Attualità | 04 agosto 2017, 07:05

Nuove impronte del megalitismo con tradizioni indigene che si lega al culto delle vette sul Grammondo nell'entroterra di Ventimiglia

Una montagna che separa l'Italia dalla Francia nell'entroterra di Ventimiglia e che, dall'alto dei suoi 1360 metri di altezza, domina un paesaggio di largo respiro lungo la costa che si perde sul mare.

Nuove impronte del megalitismo con tradizioni indigene che si lega al culto delle vette sul Grammondo nell'entroterra di Ventimiglia

Con il proposito di far riemergere  un mondo lontano millenni del nostro passato e strappare la verità storica del nostro territorio, dopo aver setacciato i crinali dello spartiacque Bevera  Roia ottenendo risultati entusiasmanti, non poteva mancare di un'occhiata anche sul monte Granmondo per gli esperti di ArcheoNervia.

Una montagna che separa l'Italia dalla Francia nell'entroterra di Ventimiglia e che, dall'alto dei suoi 1360 metri di altezza, domina un paesaggio di largo respiro lungo la costa che si perde sul mare. Le sorprese non sono mancate con il ritrovamento di altre impronte monumentali del megalitismo con tradizioni indigene che si lega al culto delle vette che racconta di un dinamismo culturale e di un  glorioso passato, che non si è mai spento da quando i primi gruppi umani si sono insediati nelle grotte dei Balzi Rossi.

Ulteriore prova di quanti pezzi di storia il nostro entroterra continua a nascondere e ci deve ancora rivelare: “Abbiamo  raggiunto il luogo dei ritrovamenti partendo da Castellar in territorio francese, seguendo il percorso tortuoso di una mulattiera gradonata collaudata da una tradizione millenaria dove abbiamo avuto il piacere di trovare il basolato in perfetto stato di conservazione, non devastato e reso  impraticabile come in territorio italiano per opera dei motociclisti che praticano da decenni impunemente  l'enduro”.

Camminando tra squarci di paesaggi mozzafiato a 360 gradi, sono stati trovati ‘casoni’ abbandonati sommersi dai rampicanti con i tetti crollati sventrati, colonizzati dagli   alberi e terrazzamenti con muri a secco imponenti, regno della fatica di un passato ancora caldo: “Siamo poi approdati nei pascoli d'altura del Grammondo, dove in un angolo pianeggiante della montagna, abbiamo scoperto un menhir rivolto a cogliere i primi raggi del sole del mattino di 168 cm di altezza e poco distante un masso altare con vaschetta utile per contenere le viscere e le ossa degli animali sacrificati con colatoio necessario per offrire alla terra, grande nutrice e dispensatrice di vita, il dovuto tributo di sangue”.

Un cammino sempre più in alto tra storia e natura: “Dopo  circa mezz’ora ci siamo scontrati con un altro menhir di 232 cm di altezza, rivolto a mirare dall'alto della montagna  l'eterno risveglio del sole dal profondo del mare”.

Redazione

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