“Le telecamere non sono messe a caso, spiegano dal Comune al Comitato La Pigna che ha chiesto una telecamera aggiuntiva a quelle che stanno installando nel rione, ma anche l'intervento del comitato la Pigna e dei residenti non è a caso, i quali hanno il diritto della partecipazione sociale democratica, in un paese che si definisce civile. Lo spaccio di stupefacenti, risse, sporcizia sono la quotidianità, facendo aumentare di giorno in giorno l'invivibilità e la percezione di mancanza di sicurezza nel rione, nonostante gli sforzi delle Forze dell'Ordine a cui siamo grati noi del Comitato La Pigna, in quanto, siamo certi che hanno tentato in tutti i modi di porre un freno a questa situazione ormai insostenibile, sopratutto per chi è stato minacciato più volte di morte dagli extracomunitari clandestini che spacciano imperturbabili, indefessi a cielo aperto”.
Interviene nuovamente in questo modo Anna Maria Scaramuzzino, per il Comitato ‘La Pigna siamo Noi’, sulla sistemazione delle telecamere nel centro storico matuziano. “Nessuno ha mai pensato che la collocazione delle telecamere sia ‘a caso’, ci mancherebbe altro, assurdo imputare tale espressione proprio al Comitato che ha sempre collaborato senza risparmi di energie con tutti gli Enti al fine di eliminare il cancro della criminalità che sta divorando e facendo morire l'amato borgo medioevale. Siamo grati che finalmente dopo innumerevoli nostre richieste, esposti e denunce alle Autorità degli Enti si sia deciso di installare il sistema di videosorveglianza nel punto più nevralgico del quartiere, in Rivolte San Sebastiano, rappresenta un punto fermo contro il degrado socio ambientale ed il contrasto delle attività illecite nel rione. Il posizionamento di telecamere rappresenta sicuramente uno strumento di prevenzione efficace e mirato, oltre che di ausilio alle forze dell’ordine nell’ambito delle attività di indagini per reati quali lo spaccio di sostanze stupefacenti a cielo aperto, le cruenti risse e gli accoltellamenti commessi principalmente proprio nel luogo dove verranno installate le telecamere e dove più volte alcuni residenti sono stati minacciati di morte dagli spacciatori extracomunitari clandestini, compresa la sottoscritta, la quale a salvaguardia della propria incolumità ha dovuto denunciare l'extracomunitario clandestino che la minacciava, al quale provvisoriamente gli hanno imposto l'obbligo di allontanamento da Sanremo, in attesa del processo che si svolgerà il prossimo dicembre, mentre i suoi connazionali sono ancora spacciatori stanziali nel rione”.
“Clamoroso errore è stata la denuncia allo spacciatore per le minacce di morte, in quanto la denuncia avrebbe avuto più senso e forse più efficacia se fosse stata fatta nei confronti di chi non ha tutelato l'incolumità dei cittadini, in quanto uno dei capi saldi della nostra Costituzione è la sicurezza che, ha la priorità su tutto. Fermo restando quanto sopra, sia il Comitato scrivente che il proprietario del locale Aighesè sono consapevoli che le telecamere non vengono messe in punti a caso, ma installate in zone ed angoli strategici, individuati da un tavolo concentrato con la Prefettura al quale erano presenti tutte le forze dell'ordine”.
“Il suggerimento di aggiungere una telecamera – termina la Scaramuzzino - non è stato altro che una forma di partecipazione ‘sociale democratica’, elemento di importanza fondamentale per ogni società, soprattutto se originata dalla condivisione di vivere con la percezione costante della mancanza di sicurezza nel quartiere e di tentare di risolvere il problema ormai incancrenito conoscendo le dinamiche degli spacciatori, i quali si sposteranno proprio dove non ci saranno le telecamere”.