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Ventimiglia Vallecrosia Bordighera | 17 marzo 2017, 17:00

Dei migranti e del turismo in pena

L'incontro dei sindaci dianesi con i cittadini per parlare di migranti - 10 marzo

L'incontro dei sindaci dianesi con i cittadini per parlare di migranti - 10 marzo

Se il sindaco di Diano Marina avesse criticato l’arrivo dei migranti limitandosi alla parte più razionale delle sue dichiarazioni, di certo non avrebbe spaccato l’opinione pubblica come poi è successo. Chiappori avrebbe potuto sostenere che la politica europea sull’immigrazione è sbagliata e che il sistema dell’accoglienza è gestito male, affermazioni condivisibili sotto diversi aspetti.

Avrebbe potuto scagliarsi contro il buonismo imperante e la falsa solidarietà, d’accordo, ma poi tendere la mano ai colleghi rivieraschi, accettando la soluzione di compromesso proposta dall’associazione dei comuni liguri (la politica sull’immigrazione sarà anche sbagliata, ma l’emergenza c’è e va affrontata in qualche modo, evitando inutili e dannose divisioni). Rileggi Insider: Sprargate Chiappori, invece, ha preferito condire i suoi discorsi con una tale varietà di commenti fuori luogo, da sconfinare nell’indignazione, nel grottesco, fate voi.

Che bisogno ci sarà stato di evocare la “guerriglia urbana”, oppure Dio che ha “messo i neri in Africa, i gialli in Cina e noi qua”, passando per le barricate da erigere su Capo Berta, senza scordare la class action da condurre contro chi avrà avuto l’ardire di ospitare lo straniero (pagato dallo Stato, non c’è dubbio)?

La mia interpretazione, a mente fredda e al netto dello spirito leghista di Chiappori e di altri sindaci arrabbiati, è che il paventato arrivo di 25 profughi nel Golfo dianese serva a mascherare le pecche, squisitamente locali, che nulla hanno a che vedere con le teorie della (non) accoglienza. Americo Pilati, presidente provinciale di Federalberghi, ha spiegato che il nostro turismo è così fragile che basta poco, forse proprio quei 25 migranti, per destabilizzare il quadro e far cambiare destinazione ai vacanzieri.

Il problema dunque è il turismo, minacciato dal profugo bighellone e riccamente abbigliato dipinto da Chiappori & Co. Non credo, casomai è il turismo minacciato dalla mancanza di servizi efficienti e moderni, dal rapporto tra prezzo del soggiorno e qualità percepita; da una Riviera che crede di poter sempre vivere di rendita, di sole e di mare, mentre accetta e subisce condizioni da terzo mondo nelle stazioni ferroviarie nuove ma già abbandonate a loro stesse, nell’approssimazione con cui si pianificano i futuri investimenti, vedi estensioni della pista ciclabile, e qui mi fermo.

Se il turismo è in pena, se le 800 erotte mila presenze rischiano di diminuire, le colpe vanno cercate altrove, nella crisi pluriennale del “marchio” Riviera Ligure, nella nostra incapacità di valorizzare e conservare le tante bellezze che abbiamo, insomma è colpa nostra e non di qualche migrante che gioca a pallone (tutte le sere al parco urbano, Imperia).

Luca Re

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