Questo pomeriggio al teatro del Casinò di Sanremo, parterre di primo ordine per il convegno “L’informazione e il giornalismo ai tempi della “post-verità”, tra regole, abusi e nuove consuetudini”. Al centro del dibattito alcuni argomenti di profonda attualità come le fake news.
Per parlare di come sta evolvendo l’informazione sono intervenuti: Marcello Sorgi, per la carta stampata, Gianluigi Nuzzi, per la televisione, e Giuseppe Cruciani, per la radio, Ruben Razzante, per le regole della professione. Gli ospiti sono stati incalzati dalle giornaliste Lucia Scajola e Marzia Taruffi.
Fake news, macchina del fango, moltiplicazione dei luoghi per l’espressione libera del pensiero, diritto all’oblio... Il contesto dell’informazione assume confini sempre meno definibili, dagli sviluppi imprevedibili. Il pubblico ci guadagna? Quali sono le regole del giornalismo? Valgono ancora quelle? Sono queste alcune delle domande poste ai rappresentanti del mondo dell’informazione.
L'intervista a Marcello Sorgi
“L’allarme è legato alle conseguenze politiche, al diffondere informazioni false e l’uso fatto sui social forum e sulla rete in generale. - spiega Marcello Sorgi - Le regole dell’informazione mi hanno accompagnato in tutta la mia esperienza. Internet ci ha messo in una condizione di immediato confronto con il lettore. L’informazione fatta da giornalisti non professionisti ora è diventata pressante ma c’è sempre stata. Se andiamo a guardare genesi di queste regole è uno sforzo che non raggiunge lo scopo. L’unico limite che la costituzione impone è quello di commettere reati. Le pubblicazioni possono essere messere sotto sequestro se è stato commesso un reato. Una regola importante ma che è violata tutti i giorni, ad esempio attraverso la cronaca giudiziaria. Il mestiere del giornalista è quello di uno che deve cercare le informazioni e non contenersi. Cercare le informazioni più nascoste e più contrarie al potere costituito nel suo insieme. Il giornalismo è fatto dal rispetto delle regole e violazione delle leggi”.
Per Ruben Razzante il futuro del mestiere è legato ad alcune regole. “Di fronte al dilagare di fake news e di "polpette avvelenate" che infestano il circuito mediatico, occorre rilanciare il tema della qualità dell'informazione. Lo si può fare recuperando i principi deontologici che consentono un corretto esercizio del diritto di cronaca nel rispetto delle persone coinvolte nei fatti. Mai come in questo periodo tutti gli operatori del settore, dagli editori ai giornalisti, senza dimenticare i colossi della rete, sono chiamati a uno sforzo sinergico per preservare un bene pubblico come quello delle notizie e un diritto sacrosanto come quello del cittadino ad essere informato correttamente. Oggi c’è una trasformazione del mondo e del diritto dell’informazione che cammina su una legislazione sempre carente”.
In forte contrasto Crucciani: “Perché bisogna sapere le cose prima di un processo. Prima vengono le informazioni e poi i processi. La politica non ha mai avuto il coraggio di dire che alcune cose non possono essere note prima di un processo. Le fake news sono un argomento ridicolo tirato fuori recentemente. La bufala è che ci siano le fake news. Circolano molte più notizie grazie al web ed è di gran lunga più desiderabile rispetto a quello che c’era prima. Una volta non esisteva il grande magma fatto anche di schifezze e notizie false ma che è di una ricchezza di gran lunga superiore. E’ molto più interessante vedere da dove vengono alcuni articoli. L’inverosimile fa parte di questo mondo, l’unico argine è la diffamazione ma certo non le regole dell’ordine dei giornalisti”.
Provocatorio invece Nuzzi: “Il giornalismo si trova in una crisi irreversibile. Chiunque veda qualcosa scatta una foto e scrive su Facebook e quindi tutti sono scrittori e lettori, quindi i giornalisti non sono più soli. La rete ha mandato in crisi il sistema dell’informazione stessa. I giornali vendono tra 10 e 20 % delle copie che vendevano 10 anni fa. Adesso, il giornalista ha paura di perdere autorevolezza credibilità e soldi. Ci sono meno denari, meno copie quindi si arriva a mangiarsi l’uno tra gli altri. Razzante allora dice mettiamo delle regole. Perché l’unica strada che abbiamo è quella della credibilità, Quando puoi scrivere qualsiasi cosa perdi credibilità. Ci sono delle regole, non del codice civile e penale ma deontologiche, nostre e che vengano rispettate. Un giornalista se sbaglia paga. Paghi te con la tua professione. E’ troppo comodo sputtanare le persone e poi l’editore ti paga la querela per diffamazione”.
Una chiosa ed una replica arriva da Razzante: “Viviamo in un sistema fatto di regole e poi c’è la possibilità auspicata da molti giornalisti dell’anarchia. Fino a quando decidiamo di essere iscritti ad un albo si rispettano queste regole. Sono d’accordo sul processo di svecchiare il procedimento per mettersi in pari con la velocità della rete. Non possiamo dire che si può pubblicare qualsiasi cosa”
"L'informazione in Italia è una buona informazione. - sottolinea Sorgi - E' fatta meglio di molti Paesi stranieri dove mi è capitato di lavorare. Bisogna cambiare le regole che non funzionano".