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Economia | 06 febbraio 2017, 08:20

Final Fantasy X come non lo avete mai visto: l'intervista all'autore Matteo Giovannini sul suo primo innovativo libro e sugli altri progetti in corso

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Final Fantasy X come non lo avete mai visto: l'intervista all'autore Matteo Giovannini sul suo primo innovativo libro e sugli altri progetti in corso

In un mondo nel quale è sempre più difficile distinguersi, nel quale ogni prodotto si diversifica esclusivamente per la copertina e il titolo, forse il nuvo libro di Matteo Giovannini, edito da Edizioni Zem, si differenzia grazie al suo contenuto, nonché dall'idea alla base e dal modo nel quale sviluppa la storia.

Partire da un brand internazionalmente forte come Final Fantasy X e sviluppare una differente lettura di una data cronologia di eventi e di personaggi già conosciuti, contestualizzando il tutto con l'attuale società, sicuramente è stata una sfida ardua e ben articolata.

Il primo libro dello scrittore cresciuto a Taggia e attualmente residente nella frazione di Arma è un mix di elementi tendenzialmente considerati agli antipodi. La grande capacità è stata quella di saperli contestualizzarli, di unirli, di non far sentire l'abissale differenza tra il tradizionale gioco della briscola e il mondo fantasy in cui si sviluppa l'intera vicenda.

Final Briscola X – 7, titolo che vuole rifarsi alle paradossali personalità dei suoi protagonisti, frutto a loro volta del mondo nel quale vivono, narra le vicende di Tirus (parodia di Tidus), strappato da un mondo ipertecnologico, nel quale business e interessi sono concentrati sulle sfide a briscola, e catapultato in un mondo sempre concentrato sul noto gioco di carte ma nel quale la presenza di un vero e proprio mostro ha portato al cambiamento dei suoi abitanti, meno superficiali dei loro predecessori e concentrati sulle regole imposte da un organismo centrale, il "briscolozio", considerato portatore di verità assolute e rivelatore dell'unico modo per sconfiggere il nemico e portare finalmente la pace.


Come è nata l'idea di unire Final Fantasy X alla briscola?

"Tutto è nato da un semplice scambio di battute: ti immagini se Tidus e gli altri giocassero a briscola? Da buon diciassettenne presi sul serio questa affermazione e cominciai ad elaborare le prime puntate. Nel corso degli anni ho revisionato innumerevoli volte la storia, tanto che della prima versione sono rimasti una parte di titolo, Final Briscola, e l'incipit, "c'era una volta, in un posto talmente remoto che molti potrebbero giudicare pazzia quello che sto per raccontare, un briscolaro".


Final Fantasy X è un videogioco molto popolare, che ha tantissimi fan. Non credi che potrebbero insorgere per avere "profanato" il loro gioco preferito?

"Onestamente sono io stesso il primo che quasi si sente in colpa per aver toccato una delle storie più belle che siano mai state raccontate. Credo fermamente che, al di là del target di riferimento, il videogioco sia molto sottovalutato e, soprattutto in questo mondo ipertecnologico, riesca a raccontare e a sviluppare meglio trame molto complesse. A consentire questo successo il fatto che gli sviluppatori abbiano più carta bianca nel portare alla luce le proprie idee, anche le più bizzarre, quelle che più colpiscono e che alla lunga rimangono. Emergono storie e trame che riescono a lavorare su più emozioni, spesso meglio di molti pseudo film e molte pseudo serie tv a cui siamo abituati recentemente. Le trame, anche se già decise da una sceneggiatura, vengono portate avanti dagli stessi giocatori, i veri protagonisti, generando un miglior legame tra spettatore/giocatore e videogioco, di più rispetto all'attuale mondo televisivo. Questo excursus a cosa è servito? Per spiegare che sì, tantissime persone, anche per la lunghezza della storia di Final Fantasy X, si sono inesorabilmente legate al videogioco, hanno maturato sentimenti ed emozioni come una persona li potrebbe sviluppare con un qualcuno con cui ha condiviso la propria vita. In tal senso, qualsiasi tentativo di deviare dal corso originale, raccontare qualcos'altro, prendendo i protagonisti e inserendoli in contesti umoristici, è percepito come "rovinare il gioco", come se stessi parlando male di Final Fantasy X. Se però smettiamo di prenderci in giro e cominciamo a diventare veri e propri fanatici, di qualcosa di irreale tra l'altro, inizia quel processo che ci fa distaccare completamente dal mondo e dalle cose veramente importanti, come la consapevolezza di se stessi e del mondo che ci circonda. La mia idea per il mio libro è ben diversa. Ho voluto usare come trampolino una delle storie più belle, estrapolarne eventi cronologici e personaggi, decontestualizzarli e inserirli all'interno di una storia del tutto nuova che ha come punto di partenza la società di oggi. Capiamo bene quindi che il mio libro non rovina nulla, dimostra semplicemente che la storia di Final Fantasy X, se sviluppata con gli elementi della società odierna, rappresenta una possibile evoluzione del mondo attuale. Il solo fatto che qualcuno si possa offendere per aver parlato del loro gioco preferito sotto un'altra forma è una prova tangibile della superficialità profetizzata dal mio libro. Alcuni aspetti potrebbero sembrare surreali, come il legame delle persone con la briscola, ma dove finisce il paradosso e dove comincia la realtà? Se ci ritrovassimo a dover raccontare ai nostri antenati il mondo attuale e la fede dogmatica del mondo verso molte discipline sportive e verso le attuali correnti politiche si farebbero sicuramente una grossa risata e non ci crederebbero mai."


Quindi il libro non è limitato solamente alle persone che hanno avuto a che fare con il videogioco.

"Assolutamente no! Certamente chi conosce la storia di Final Fantasy X e parzialmente quella del sequel, coglierebbe meglio riferimenti e citazioni e riuscirebbe a collegare i parallelismi tra il mio libro e la storia originale. Il libro, lo ribadisco, è indirizzato a tutti. Voglio che sia un piacevole passatempo che al contempo faccia ridere e riflettere."


Sono passati due mesi dalla presentazione. Come sta andando?

"Sono orgoglioso e soddisfatto semplicemente perché, dopo anni, sono riuscito a pubblicare un'opera alla quale ho dedicato otto anni della mia vita. Ho iniziato la stesura quando avevo diciassette anni e l'ho conclusa quando ho avuto la fortuna di confermarmi nel mio attuale lavoro. Nell'intermezzo ho conosciuto migliaia di persone e letto decine di libri, studiando mondi e modi differenti appartenenti ad altrettante realtà. Ogni giorno divento sempre più consapevole di chi sono io e di cosa voglio dalla vita e dalle persone che mi circondano. La storia del mio libro ha seguito questo flusso incessante di emozioni e di stati d'animo. Il prodotto finale è qualcosa di esuberante, che si differenzia dalla persona che sono diventata ma che comunque è l'esternazione di un qualcuno che sono stato e che in piccola parte continuo ad essere. Final Briscola X – 7 è la mia prima creatura e come tale non mi preoccupo che il Matteo di oggi abbia voglia di raccontare e sviluppare altre tematiche. Come primo libro avevo bisogno di qualcosa che si distaccasse da prodotti attualmente presenti sul mercato, qualcosa che non fosse stato ancora affrontato: la parodia letteraria di un videogioco. Finora Byte Center è il negozio che ha finora ottenuto i migliori risultati, anche grazie al target al quale fa riferimento. Attualmente ho trovato accordi anche con la libreria Mondadori di Sanremo e con la libreria Atene Edizioni di Arma di Taggia, dove chi avrà il piacere potrà trovare una copia. Ho ricevuto parecchi pareri positivi e diverse proposte di presentazione, ma quest'ultimo aspetto è rimandato in primavera."


Dopo Final Briscola X – 7 ci sono altri progetti?

"Non mi è mai piaciuto soffermarmi su una cosa sola e, parallelamente a Final Briscola X – 7, ho portato avanti diversi progetti, con differenti target di riferimento. Uno in particolare, il mio personalissimo diario, lo specchio della mia anima, il mezzo con il quale ho potuto conoscere veramente la mia persona guardandomi senza filtri e scavando nel profondo della mia essenza. Se ci si continua a nascondere dietro la propria ombra non ha alcun senso nessuna delle pretese che abbiamo nei confronti degli altri. La scriptoterapia, per me, ha avuto un effetto incredibile perché mi ha portato a conoscere la mia persona fino a capirne i meccanismi principali di azione. Sono poi su altre due storie, una in fase di revisione definitiva e l'altra ancora in fase di stesura. Per quest'ultimo lavoro ci vorranno alcuni anni, ma è un progetto nel quale credo molto."

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I.P.

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