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Ventimiglia Vallecrosia Bordighera | 21 dicembre 2016, 17:00

Fu Monesi la Svizzera

Fu Monesi la Svizzera

“Piccola Svizzera” è il complimento che Monesi aveva meritato durante il boom del turismo invernale. Erano gli anni ’60-’70 e la località ligure poteva vantare qualche primato, oltre alla presenza del monte più alto della regione, il Saccarello (2.200 metri): per esempio, ha avuto il primo skilift in Italia con un impianto d’illuminazione notturna e per diverso tempo la sua seggiovia è stata la più lunga d’Europa.

Mi ha colpito, nelle scorse settimane, rileggere quel complimento inserito in titoli di giornale che raccontavano il disastro dell’alluvione. La piccola Svizzera delle Alpi liguri che si sgretola e crolla, con un pezzo di montagna che si porta via la strada. Poi qualcuno ha scritto che la paleofrana di Monesi ricordava quella del Vajont, anche se qui per fortuna nessuno è morto. A giornalisti e commentatori piace fare accostamenti un po’ azzardati.

Alla prova dei fatti, nulla è rimasto, da molti anni a questa parte, che possa anche solo ricordare da lontano qualcosa di “svizzero”. La natura è bellissima ma i servizi prossimi allo zero. C’è voluto mezzo secolo per vedere realizzata la nuova seggiovia; poi abbiamo ascoltato polemiche infinite sulla costruzione del secondo indispensabile tronco. Ci siamo perfino arrovellati con assurde diatribe in merito alla convivenza tra ciaspolatori e galli forcelli…

Intanto lo skilift del Plateau era sempre chiuso e il turismo confinato nella ristretta cerchia degli appassionati locali, complice una serie di fattori: viabilità pessima, nessun investimento, nessuna promozione del territorio con una regia regionale. Quindi, terminata la prima conta dei danni della paleofrana, è stato evidente a tutti che per Monesi la strada della ricostruzione sarebbe stata in salita.

Con i (pochi) milioni di euro appena stanziati da Stato e Regione per l’emergenza post-maltempo nell’imperiese, i comuni potranno al massimo sistemare qualche strada e qualche muro. A Monesi, invece, servono indagini geologiche più approfondite e fondi ingenti per mettere in sicurezza la zona rossa isolata.

Fosse davvero la Svizzera, o Courmayeur o la Val Gardena, beh saremmo certi che nel volgere di pochi mesi tutto tornerebbe alla normalità. Il declino di Monesi, invece, procedeva inarrestabile ben prima della paleofrana del malaugurio, solo in parte mitigato dalle nuove opportunità turistiche offerte dalla rinata Via del Sale. Le piogge intense di novembre hanno dato il colpo di grazia a un luogo che era già abbastanza isolato, nel quadro di una generale indifferenza - al di là delle promesse fatte dal politico di turno - per una realtà troppo piccola e indifesa da poter rivivere i suoi anni d’oro.

Luca Re

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