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Al Direttore | 25 novembre 2016, 12:40

Andrea Doria e i liguri dalla minaccia della mezzaluna turca alla fortuna sui mari

Il racconto di Pierluigi Casalino

Andrea Doria e i liguri dalla minaccia della mezzaluna turca alla fortuna sui mari

"Di recente un noto quotidiano ligure ha dedicato all'enclave ligure-sarda di Carloforte un nuovo ed interessante articolo tra storia, costume, curiosità e tradizione. La zona è abitata dai discendenti (ma non solo, perché nel tempo è stata meta di altre genti italiane di diversa origine e provenienza) di quei genovesi o meglio pegliesi, chiamati Lomellini, che da Tabarca, in Tunisia, dove si era stabilita appunto tale colonia genovese e dalla quale si sarebbe poi trasferita grazie a Carlo Emanuele di Savoia nelle contrade sarde, portandovi quel dialetto ligure che sopravvive ai giorni nostri. E il dialetto ligure nelle sue varietà espressive e nella continuità ed unità delle radici ha mostrato tutta la sua vitalità dal Mediterraneo alle Americhe. un'egemonia culturale che si è conservata fino ad oggi. Nel 1540 Giannettino Doria, nipote del celebre grande ammiraglio di origini onegliesi Andrea e da lui designato a succedergli, catturò il pericoloso pirata barbaresco Dragut: Andrea Doria lo fece liberare, contro il pagamento di una taglia di 3.500 ducati e la cessione di quella Tabarca in cui Andrea avvio proprio quei Lomellini che avrebbero tratto grandi ricchezze dalla pesca del corallo: una vicenda che è legata pure alla storia di Cervo e di Laigueglia, soprattutto per gli intrecci mercantili tra le due sponde del Mediterraneo. Nel 1541 una spedizione ligure su Algeri di settantatré galee e trecento unità da trasporto, guidate da Carlo V in persona, grande protettore di Andrea Doria e della Liguria, ebbe conseguenze quasi disastrose per una tempesta scatenatasi all'improvviso nel momento dello sbarco. Soltanto il coraggio e la proverbiale, magistrale perizia del Figlio di Oneglia (di cui da poco è stato pubblicato un bel libro, presentato alla biblioteca civica di Imperia) evitarono una tragedia, con il salvataggio di parte rilevante dell'armata imperiale e dello stesso imperatore sulle navi scampate al naufragio.

Dal 1542 al 1545 la flotta turca e quella francese ad essa alleata compirono numerose incursioni sulle coste italiane, risparmiando però la liguria, dove proprio un giorno del 1542, il 15 agosto per la precisione, si ebbe 'un grande vento e passagio de infiniti grili', che,come narra il cronista savonese Agostino Abate, fu un presagio bene augurante. I corsari turco-barbareschi piombavano come cavallette sui borghi del litorale italiano, senza infierire troppo su quello ligure: non è più credibile, se non in minima parte, la diceria di accordi sottobanco tra Andrea Doria e Kaireddin Barbarossa, il rinnegato greco-albanese alla guida dei legni turchi. Si è voluto, d'altra parte, che la Francia sperava ancora di attrarre la Repubblica di San Giorgio nella propria orbita (nel 1539 un sacerdote, Valerio Zuccarello, era stato decapitato a Genova per presunti intrighi a favore di Francesco I) e che i turchi agivano in pieno accordo con i loro alleati. Kaireddin svernò a Marsiglia, con la sua flotta, nell'inverno dal 1544 al 1545: perché avrebbe voluto attaccare la Liguria dal momento che la stessa Liguria sarebbe diventata amica della Francia se avesse avuto esito positivo la congiura dei Fieschi? In ogni caso i turco-barbareschi non risparmiarono totalmente le coste liguri, specialmente quelle del Ponente, come dimostrano, tra gli altri, gli attacchi a Laigueglia, Ceriale, Civezza e persino nel golfo di Sanremo. La congiura dei Fieschi, peraltro, fallì e Andrea Doria, rimanendo in sella anche grazie alla potenza spagnola, fece la fortuna della Liguria. Una fortuna rafforzata dalla compartecipazione delle flotte di centri grandi e piccoli di questa terra che sul mare ha costruito il proprio destino.  

Pierluigi Casalino".

Redazione

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