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Attualità | 02 novembre 2016, 07:11

In & Out speciale elezioni americane: la newyorkese di Sanremo Elizabeth Bright e l'opinione americana sui due candidati

"Se Obama è stato il primo presidente eletto attraverso i social media, Hillary sarà il primo presidente ad aver fatto una campagna contro un troll mediatico-sociale".

In & Out speciale elezioni americane: la newyorkese di Sanremo Elizabeth Bright e l'opinione americana sui due candidati

Abbiamo chiesto ad alcuni ragazzi imperiesi, ora negli Usa, cosa pensino delle prossime elezioni americane. Ma questa volta chiediamo un punto di vista diverso: ci risponde la Dottoressa Elizabeth Bright, di New York da anni residente nella nostra provincia.

Clinton e Trump: quali “rumors” ci sono in America? “Mia madre, ex giornalista, era grande sostenitrice di Bernie Sanders mentre la sua migliore amica lo era di Hillary Clinton. Dibattevano spesso su questi candidati, ma quando la scelta arrivò ad essere tra Trump e Clinton, diventò solo una questione di battere Trump. Mia madre ha sempre ammesso di non aver sostenuto Clinton perché non si fidava di lei, perché è sempre stata una insider del gioco politico di Washington e anche per gli errori commessi come segretaria di stato. Credo però che quelli fossero gli errori di Obama, e non credo che la Clinton debba essere contaminata dalla presidenza del marito”.

Che importanza dà l'America al suo Presidente? “L'America non è governata solo dal presidente. Il fatto che ci potrebbe essere una Camera dei deputati  e un Senato democratico è altrettanto importante. Crescendo ho imparato a fare attenzione non tanto al presidente in carica, quanto alla piattaforma politica del partito. Fin da bambina ho capito che la piattaforma era come le assi del pavimento sul quale camminava il presidente”.

Trump è stato molto criticato. Perché? “Nessuno si aspettava che Trump arrivasse così lontano. Fin dall’inizio la stampa ha commesso l'errore di assecondarlo. I giornali rappresentano l’establishment bianco e urbano, disassociati con la comunità bianca americana a basso reddito, che non si sente rappresentata dal suo governo, ma che è trascurata e presa in giro dalla cultura popolare. Questo crea rancore. I problemi di identità in America mi fanno pensare ai primi anni ’70, dopo la guerra del Vietnam, quando i soldati tornarono a casa per essere insultati dai manifestanti per la pace, che erano stati a loro volta insultati ed avevano spesso subito violenza da parte della polizia durante le manifestazioni contro la guerra. Ci fu un tempo di guarigione, e poi arrivò Reagan. Gli anni di Bush sono stati un periodo di miopia nazionale, dove ogni paura era rivolta al Medio Oriente, e il Paese ignorava i problemi economici a casa”.

Si tratta ormai di elezioni che utilizzato i social media? “Il mondo di oggi è cambiato. Se Obama è stato il primo presidente eletto attraverso i social media, Hillary sarà il primo presidente ad aver fatto una campagna contro un troll mediatico-sociale. La gente arrabbiata in America ha pistole e cellulari, e li usa contro ciò che teme. Il male di Trump è che ha sparso e utilizzato la paura, proprio come hanno fatto Reagan e George Bush. Ma è un errore per chi vuole guidare il Paese di ignorare la rabbia e la paura, non perché hanno armi e cellulari, ma perché sono anche persone normali che fanno parte della comunità. Il miglior corso universitario che ho frequentato quando ero alla Columbia University era quello chiamato Razzismo e Appartenenza Etnica, e quello che ho imparato in esso ha influito su come guardo questo conflitto. Non possiamo più avere comunità isolate a causa di internet. L'America è enorme. Una volta era difficile raggiungere le piccole comunità, e se eri un uomo di sinistra a New York, non avresti nemmeno provato. Ma i problemi di oggi, la violenza armata, l’inquinamento, l’assistenza sanitaria, e il riscaldamento globale, per citarne solo alcuni, hanno effetto su tutti gli americani, e in effetti su tutte le persone del mondo. L'Italia, e tutti i paesi, possono imparare da queste elezioni che la divisione può ritorcersi contro, e che l'identità nazionale può e deve evolversi con i tempi”.

Molti paragonano Trump a Berlusconi. Cosa ne pensi? “Non credo che Trump sia così intelligente come Berlusconi, ma il narcisismo rampante di Trump, e la sua mancanza di scrupoli nell’approfittare della paura della gente mi ricorda Berlusconi. Non riesco a pensare ad una persona politica italiana che assomigli a Hillary. La sua storia è così americana. La politica italiana mi sembra molto feudale e patriarcale. La gente non ritiene nessuno responsabile di qualsiasi cosa. Devo dire però che sono molto orgogliosa del fatto che Obama, il primo presidente nero, sarà sostituito dal primo presidente donna. Pensate a tutti i programmi televisivi stupidi in cui si presume che il presidente sia sempre un uomo bianco. Quello non sarà mai più lo stesso”.

Stefania Orengo

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