Attualità - 13 ottobre 2016, 17:45

San Bartolomeo al Mare: Intervista a don Renato Elena, parroco della Chiesa della Divina Misericordia. "Diamo importanza alla presenza sul territorio"

Don Renato Elena, nel corso della nostra intervista ha offerto degli spunti di riflessione sull'assoluta necessità della riscoperta della dottrina della Chiesa nei confronti dei giovani e sugli aspetti e valori dimenticati della territorialità

Don Renato Elena, parroco della chiesa della Divina Misericordia di San Bartolomeo al Mare, nel corso della nostra intervista ha offerto degli spunti di riflessione sull'assoluta necessità della riscoperta della dottrina della Chiesa nei confronti dei giovani e sugli aspetti e valori dimenticati della territorialità. Uno sguardo lungimirante è ciò di cui avrebbero bisogno oggi tutte le parrocchie del territorio. Inoltre si è posto in rilievo il ruolo che copre il laicato al servizio della parrocchia. Un impegno competente e consapevole che deriva da una maturazione vocazionale messa al servizio dei meno abbienti con la Caritas parrocchiale "l'Arca".

Quanto è grande la parrocchia di San Bartolomeo al Mare?

"La parrocchia appartiene alla Diocesi di Albenga-Imperia e conta oltre 3.000 abitanti. Il territorio parrocchiale comprende San Bartolomeo al Mare e anche Villa Faraldi e Riva Faraldi". 

Il radicamento territoriale è prevalente o vi sono persone che vengono da zone territoriali diverse?

"La maggior parte delle persone viene dal territorio, ma nel periodo estivo, la Chiesa si arricchisce anche del flusso dei vacanzieri". 

Come cercate di raggiungere i non praticanti o i non credenti?

"Come priorità assoluta cerchiamo di raggiungere i tanti bisogni degli anziani, degli ammalati e dei bisognosi che ci sono nel territorio. Penso che sia più importante la presenza sul territorio con piccoli gesti, cercando di creare un dialogo, piuttosto che raggiungere i non credenti. E’ la presenza sul territorio a cui bisogna dare importanza! Esiste il libero arbitrio e dipende dalle persone se vogliono accostarsi a Dio. Noi possiamo offrire delle opportunità sia dal punto di vista catechistico che da quello formativo. Credo che si debba agire a livello territoriale con progetti di più ampio respiro, piuttosto che rimanere legati a quello che è la prassi pastorale".

Esistono attività di formazione che vanno al di là del catechismo per i bambini?

"L'intento è quello di completare un percorso formativo per tutte le età. C’è un primo itinerario catechistico, che parte dalla seconda elementare; dopo il triennio si fa la prima comunione. Poi c’è un triennio di preparazione per la cresima. In progetto abbiamo anche un percorso formativo per le famiglie. Quest'anno c'è una catechista, che ha una buona qualità culturale e che segue anche un cammino spirituale. Nel nostro territorio parrocchiale, non è difficile trovare persone impegnate, ma anche volenterose".

Che ruolo hanno i laici all'interno delle opere parrocchiali?

"I laici rappresentano il motore della parrocchia. Il parroco può avere delle intuizioni, delle idee, deve capire quali siano gli orientamenti, ma poi chi realmente deve mettere in cammino la comunità sono i laici. Sono proprio loro che si adoperano per la parrocchia affiancando il parroco in modo volontario e si dedicano alla gestione della Caritas Parrocchiale l'Arca. In linea di massima è tutta gente semplice e volenterosa che si occupa al mercoledì di preparare il vestiario e gli alimenti e al giovedì mattina di distribuirli ai più bisognosi. Il materiale in esubero è spesso destinato alle altre parrocchie. L'operato di questi volontari potrebbe anche farsi carico di un servizio mensa ma la burocrazia dell'Asl ci ha obbligati purtroppo a dover rinunciare".

Maurizio Losorgio