Attualità - 07 ottobre 2016, 07:51

Riva Ligure: proseguono gli scavi archeologici a Capo Don, intervista al Prof. Philippe Pergola

Gli Scavi Archeologici di Riva Ligure sono attualmente affidati al Pontificio Istituto di Archeologia Cristiana, istituzione universitaria della Santa Sede, in concessione richiesta al Ministero per i Beni Culturali (dal 2014, mentre in precedenza vi fu un’apposita convenzione, dal 2009 al 2011).

Sono in corso le campagne di scavi archeologici nel sito di Capo Don a Riva Ligure, dirette dal Professor Philippe Pergola, Ordinario di Topografia dell’Orbis christianus antiquus e Decano del Pontificio Istituto di Archeologia Cristiana, nonché Directeur de Recherche del Conseil National de la Recherche Scientifique e Docente dell’Ecole Doctorale di Storia e Archeologia, nell’Université di Aix-.Marseille.

Gli Scavi Archeologici di Riva Ligure sono attualmente affidati al Pontificio Istituto di Archeologia Cristiana, istituzione universitaria della Santa Sede, in concessione richiesta al Ministero per i Beni Culturali (dal 2014, mentre in precedenza vi fu un’apposita convenzione, dal 2009 al 2011).

Prof. Pergola, può raccontare quando sono partiti gli scavi, che cosa avete scoperto e il ruolo nell'antichità di questo luogo? “La prima campagna da me diretta sul sito di capo Don a Riva Ligure, si è svolta nel 1987, in parallelo agli scavi che ho diretto a San Calocero ad Albenga (1985-1991), all’epoca nell’ambito di un accordo scientifico con l’Ecole Française de Rome. Le indagini in corso sono state riprese, prima in base ad una convenzione tra il Pontificio Istituto di Archeologia Cristiana, la Soprintendenza ai Beni Archeologici della Liguria, l’Université di Aix-Marseille e il Comune di Riva Ligure, nel 2009. Tengo a precisare che tali indagini sono rese possibili grazie ad un finanziamento annuale cospicuo della Fondazione Nino Lamboglia, da me presieduta e il cui Direttore scientifico e amministratore è il Dott. Alessandro Garrisi. Un cofinanziamento importante arriva dal Comune di Riva Ligure, il quale contribuisce alla manutenzione del sito e ospita l’équipe di scavo nella sede della locale scuola primaria. Senza questa sinergia non sarebbe possibile alcun lavoro sul campo. Quest’anno, anche in previsione degli studi per l’allestimento di uno spazio museale civico a Riva Ligure, il vescovo di Ventimiglia Sanremo, Mons. Antonio Suetta, ha concesso un finanziamento notevole al Pontificio Istituto di Archeologia Cristiana, a sostegno delle nostre ricerche.

Il sito archeologico di Riva Ligure è un insediamento ‘pluristratificato’ che nasce in età romana, forse nel I sec. a. C. Questo insediamento, probabilmente una villa marittima, ebbe una grande importanza economica come snodo commerciale verso le valli liguri interne fino al Piemonte. Fu probabilmente uno dei luoghi della posta pubblica romana, ricordato su un documento del IV secolo d. C. (a noi pervenuto in una copia del XIII sec.), la Tabula Peutingeriana, sotto il nome di CostaBalenae. E’ ipotizzzabile una struttura portuale alla foce antica del fiume Argentina (a poche decine di metri dal sito nell’antichità), che sarà oggetto di specifiche indagini geomorfologiche da parte dell’Université di Aix-Marseille. Le fasi antiche del sito sono state oggetto di indagini specifiche, ad iniziare da quelle di Nino Lamboglia nella prima metà del XX secolo e successivamente dagli archeologi della Soprintendenza ai Beni archeologici della Liguria (Gian Piero Martino e in tempi recentissimi Luigi Gambaro)”.

“L’intervento del Pontificio Istituto di Archeologia Cristiana e dell’Université di Aix-Marseille – prosegue il Prof. Pergola - riguarda invece il complesso paleocristiano che si insedia ai margini della villa romana durante la prima metà del VI sec. Oltre alle indagini da me dirette nel 1989, e dal 2009, scavi e ricerche sono stati condotti in passato da Nino Lamboglia, Gian Piero Martino, Alessandro Frondoni, Aurora Cagnana e Luigi Gambaro, tutti per conto della Soprintendenza ai Beni archeologici della Liguria, tra gli anni ’30 e il 2008. I nostri studi hanno permesso di stabilire che questo complesso, il più notevole dell’Italia nord occidentale per dimensioni e articolazione, nasce appunto intorno alla metà del VI sec., come chiesa battesimale e funeraria, dipendente dalla diocesi di Albenga al territorio della quale apparteneva allora. Ritengo che l’evangelizzazione dell’estremo Ponente ligure, compreso quello del municipio di Ventimiglia (il cui primo vescovo attestato è della seconda metà del VII secolo), sia avvenuta a partire del clero della complesso di Capo Don. E’ inoltre centrale per la comprensione di questo complesso il sito fortificato di Campomarzio, nel Comune di Taggia, lungo l’Argentina, ad un paio di chilometri a nord del Comune attuale, un insediamento bizantino nel quale speriamo di poter scavare nei prossimi anni. Nel complesso di capo Don è di grande rilevanza la realtà dell’archeologia funeraria. Abbiamo scavato e proseguiremo nei prossimi anni, diverse sepolture (diverse in sarcofagi) che danno una bella fotografia della comunità rurale che faceva capo a questa basilica”.

Redazione