Non ci sono vie di mezzo: o lo ami o lo detesti. Lui è l'incubo digitale degli studenti, ma talvolta anche dei professori: il registro elettronico. Uno dei principali problemi a cui si va incontro nel compilarlo, parte dalla materia prima e ciò dal fatto che spesso nelle aule manchino i computer o i tablet. Ma cosa ne pensano i professori della nostra provincia?
Lo abbiamo chiesto al Prof. Luca Bonjean, fiduciario dell'Istituto Nautico di Imperia e alla Professoressa Tiziana Belli dell' IIS Colombo di Arma di Taggia.
“Credo sia uno strumento fondamentale e utilissimo per i genitori, ma si scontra con il fatto che nelle scuole non siano ancora presenti, in alcuni casi, delle reti internet che consentano la compilazione in tempo reale o nel modo corretto. Se ad un genitore viene detto che potrà trovare sul registro tutto quello che riguarda suo figlio, ma poi di fatto i dati non sono stati inseriti per mancanza di connessione, si perde il significato base dell'idea. Cambiare è molto importante, ma credo che la buona volontà si scontri ancora con problemi logistici e di ordine tecnico” commenta il Professor Bonjean.
“Io sono della classe 1955, il mio primo rapporto con la scuola è stato con calamaio, inchiostro e carta assorbente, quindi siamo passati alla stilografica e poi alla bic. Ho fatto fatica a passare al computer, come con il registro elettronico, ma ho imparato ad utilizzarli entrambi. Mi rendo conto che sia una comodità per genitori e ragazzi, avere in tempo reale assenza, voti ed informazioni. Ciò che stride è che ci siano lavagne elettroniche e alcune delle tecnologie più avanzate, in scuole che cadono a pezzi” afferma la Professoressa Belli, dalle aule delle Caserme Revelli di Taggia.
Il registro elettronico diventa obbligatorio se deliberato dal collegio dei docenti ed è a tutti gli effetti una atto pubblico. Se una scuola non è pronta o non ha caratteristiche adeguate, scegliere il registro elettronico potrebbe diventare un problema.