Mancano ancora 20 giorni al Fertility Day ma sembra non si parli d'altro. Il Ministero della Salute ha deciso di avviare una campagna di sensibilizzazione sul tema della fertilità e sul rischio della denatalità. Ma, forse per il modo in cui è stato presentato o forse per le parole del Ministro Lorenzin, il Fertility Day è stato duramente criticato dalla collettività.
La campagna fino ad ora messa in pratica non è piaciuta, lo si può leggere anche da un tweet della stessa Lorenzin che recita: “La campagna non è piaciuta? Ne facciamo una nuova. #fertilityday è più di due cartoline, è prevenzione, è la #salute degli italiani”, aggiungendo poi, intervistata da Sky, la frase: “Tra l’altro puoi fare gli asili, ma se poi si è sterili e non si riesce ad avere figli non abbiamo i bambini da metterci dentro”.
Tra i punti più criticati del fertility day, l'apparente pressione sulle donne per fare figli il prima possibile, preferibilmente tra i 20 e i 30 anni. In molti hanno contestato il principio di questa campagna, e abbiamo chiesto a due mamme delle nostra provincia, una che ha avuto bambini prima dei 30 e una dopo i 40, cosa pensano di questa iniziativa.
“Credo sia una campagna tremenda. In primo luogo è patrocinata dall'AIOM, Associazione Italiana Oncologia Medica, per cui mi aspettavo qualcosa di più serio e mirato. Mi aspettavo che gli slogan dicessero che per preservare la fertilità bisogna evitare di bere e di fumare, non che fossero spot anni '50. Ho avuto la seconda figlia a 43 anni e l'ho considerata un miracolo, dopo che per la prima ho impiegato anni. Trovo questa iniziativa offensiva nei confronti di chi a 30 anni non è riuscito a fare un figlio, o di chi ha lavorato 10 anni cercando di creare una famiglia, ma soprattutto un insulto per chi non può avere bambini”, commenta Monica di San Bartolomeo al Mare, infermiera.
“Ho partorito prima dei 30 anni, ma per puro caso. E' stata una gravidanza inaspettata e la scelta inconsapevole di una giovane coppia innamorata. Se avessi potuto programmarla avrei aspettato di avere un lavoro più stabile, mentre invece all'epoca mi trovavo in una situazione di precarietà. Fatto il primo passo, le gioie della maternità sono infinite, ma non è corretto fare questo tipo di pressione, perché non tutte vogliono diventare mamme e non tutte ne sentono l'esigenza. Ma soprattutto imporre una scadenza ad una donna, per avere dei figli è la cosa più offensiva e credo che nemmeno negli anni '50 avrebbero potuto ideare una campagna di questo tipo”, spiega Valentina di Sanremo, impiegata.
Insomma, tutte concordi ad affermare che si tratti di una campagna d'altri tempi. E i nostri politici, le donne, cosa ne pensano?
L'Assessore alle pari opportunità del Comune di Sanremo, Costanza Pireri, ha invece commentato: “Credo che, oltre alle critiche sorte per determinate fotografie o frasi ad effetto, questa giornata sia dedicata alla importante sensibilizzazione del problema fertilità, che spesso passa inosservato. Siamo un Paese con una importante denatalità e la prevenzione è decisiva. Il 22 settembre dovrebbe essere una giornata volta a far conoscere ai nostri giovani una conoscenza di base sull'infertilità. Sono state fatte molte critiche alla campagna avviata da Ministro Lorenzin, ma lei stessa ha commentato che ritirerà e studierà immagini diverse. Credo comunque che sensibilizzare sia importante per aver maggiore amore verso se stessi”.
Di parere leggermente diverso l'Assessore di Imperia, Enrica Chiarini, che afferma: "Credo che l'intenzione del Ministro Lorenzin abbia una buona base, ma forse il programma andrebbe articolato in una visione più ampia. Mi riferisco soprattutto alle politiche volte a sostenere la famiglia, perché ritengo che avere più nascite significhi anche avere più servizi. La crisi economica che stiamo attraversando influisce anche sulle nascite, e una campagna fine solo a se stessa, sulla fertilità, non credo basti. Un'idea di questo tipo deve essere sostenuta da un incremento di sostegno alle famiglie".