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Attualità | 28 agosto 2016, 07:31

In & Out: da Imperia a Tokyo, la storia di Alberto Sala, un ingegnere con la passione per l'oriente dai tempi del judo

Ricordo chiaramente che la prima sera in Giappone andai a una festa di benvenuto organizzata dal laboratorio dove avrei lavorato. Dopo qualche bicchiere di buon sake la maggior parte delle preoccupazioni volò via!

In & Out: da Imperia a Tokyo, la storia di Alberto Sala, un ingegnere con la passione per l'oriente dai tempi del judo

Solitamente chi viene intervistato nella rubrica In & Out è caratterizzato da radicate idee di evasione dalla nostra provincia. Oggi trattiamo invece una eccezione: un ragazzo che da Imperia non si era mai allontanato e per cui anche lo spostamento universitario a Genova rappresentava un inconveniente. Da due anni a questa parte di strada ne ha fatta molto più di quella che avrebeb mai immaginato. Da Imperia Alberto Sala si è trasferito a Tokyo, dove vive, lavora e  ha sposato una ragazza Giapponese.

Da Imperia a Tokyo: perché proprio dall’altro capo del mondo? Vivo in Gippone da due anni e mezzo. Sono sempre stato attratto da questo Paese sin da ragazzo, quando praticavo Judo e Jujitsu a Imperia all’Ok Club e leggevo libri di altri marziali. Dopo la laurea magistrale in Scienza e Ingegneria dei Materiali a Genova, mi è stato proposto di proseguire gli studi con un dottorato di ricerca in Scienza e Tecnologia dei Materiali, opportunità che accettai in quanto interessato alla ricerca  ed  era stato appena finanziato un grosso progetto di ricerca tra l’UE e il Giappone. Durante il mio periodo di dottorato ho fatto domanda per una prestigiosa borsa di studi della Japanese Society Promotion of Science. Fu un successo e venni selezionato per un progetto di 12 mesi a Tokyo in una delle migliori università in Giappone la Tokyo University. In seguito al primo anno fui in grado di procurarmi un altro anno, sempre a Tokyo nella stessa università, finanziato dall’università di Genova e da un Centro di Ricerca a Tsukuba, una piccola città a 40 minuti dal centro di Tokyo. Terminato con successo il mio dottorato in Italia nel febbraio 2016, ho deciso di tornare a Tokyo e dopo qualche colloquio sono stato assunto da Robert Walters Japan che è una ditta di selezione del personale.

Di cosa ti occupi in Giappone? Il mio lavoro consiste nell’aiutare chi cerca lavoro a Tokyo e ad aiutare le ditte che cercano diverse figure professionali per poter crescere e migliorare le proprie aziende. Mi si chiede sempre perché una persona con un dottorato in scienza dei materiali faccia un lavoro simile: la scelta è stata effettuata in seguito a lunghe riflessioni sull’instabilità della vita da ricercatore, che anche in Giappone (e in tutto il mondo) è sempre dipendente dai vari rinnovi di borse di studi e assegni di ricerca.

La prima sera trascorsa in Giappone. Cosa hai pensato? Non mi ero ancora reso conto di cosa stessi per fare, tutto mi sembrava ancora una specie di sogno. Ero incredibilmente eccitato e spaventato al tempo stesso: finalmente in Giappone a Tokyo, dove sarei sempre voluto andare e ci sarei dovuto stare per almeno 12 mesi! Prima di questa esperienza non ho mai vissuto all’estero, sono sempre stato a Imperia fino alle superiori, poi Genova per l’università poi… Tokyo, città alquanto diversa dalle prime due. Ricordo chiaramente che la prima sera in Giappone, nonostante la stanchezza per il Jet Lag, andai a una festa di benvenuto organizzata dal laboratorio dove avrei lavorato. Dopo qualche bicchiere di buon sake la maggior parte delle preoccupazioni volò via!

Hai una moglie giapponese. Si è più “imperiesizzata” lei o “giapponizzato” tu? Direi che generalmente mi sono più Giapponizzato io, in quanto ormai sono quasi due anni e mezzo che vivo a Tokyo. Come si può facilmente immaginare la differenze culturali sono notevoli, nel bene e nel male. Direi che ci sono pro e contro in tutte e due le culture, a mio avviso il punto migliore sta sempre nel mezzo! Ovviamente anche mia moglie si è un po italianizzata / imperiesizzata, considerando che abbiamo avuto l’opportunità di vivere assieme ad Imperia per poco più di tre mesi. Ora non può fare a meno di una buona focaccia e cappuccino o di un buon gelato!

Pensi di tornare prima o poi a casa? Al momento no, o almeno non lo vedo nei mie piani per i prossimi anni. Tokyo è una città nella quale mi trovo molto bene e per l’età che ho, almeno a mio avviso, offre molte più opportunità di carriera e stabilità economica. Magari in 10/15 anni non escludo di tornare in Europa o anche in Italia, per poter stare più vicino alla mia famiglia quando ne avrà bisogno.

Cosa consigli a chi vorrebbe andare via da Imperia e soprattutto perché lo consigli? Forse la prima domanda che una persona si dovrebbe fare è perché vuoi andare via da Imperia? All’inizio io non sarei neanche voluto andare a Genova per l’università, ma gli studi che ho scelto mi hanno obbligato allo spostamento. L’unica cosa che posso consigliare è che non tutti nascono con lo spirito da avventuriero e con un' idea chiara in mente di dove si voglia andare: mi avessero detto 10 anni fa che sarei finito in a vivere in Giappone mi sarei messo a ridere. Ora 2 anni e mezzo dopo, posso dire di aver fatto una delle scelte migliori della mia vita. Io non consiglio di andare via da Imperia, a meno che una persona non si senta limitata o abbia voglia di provare a vivere in un altra città. Ma se una persona vive a Imperia e da sempre ha in testa l’idea di provare a fare una “pazzia” e andare da qualche altra parte nel mondo, allora direi che potrebbe valere la pena provare e nella migliore o peggiore delle ipotesi, si può sempre tornare a casa, con in valigia delle esperienze belle e brutte che un un modo o nell’altro ci avranno reso più forti di prima.


Ne ha fatta di strada Alberto da quella prima sera che trascorse a Tokyo, anche se inconsciamente sapeva di essere arrivato a "casa". Sarebbe curioso sapere se ora è più lui ad apprezzare il Sake o sua moglie la focaccia.

Stefania Orengo

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