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Attualità | 07 agosto 2016, 07:38

Oggi l'ASVAL riaprirà le porte del bunker di Vievola: un'operazione di restyling a Tenda che parte dalla provincia di Imperia

E’ chiaro l’obiettivo turistico, museale dell’intera operazione che dovrebbe consentire di recuperare presto i 30 mila euro che sono stati anticipati da soci e sostenitori dell'ASVAL, tutte persone della provincia di Imperia

Antonio Fiore ed il bunker di Vievola

Antonio Fiore ed il bunker di Vievola

Ci fu un tempo in cui i confini italiani erano tutelati e ben difesi. L’Italia addirittura aveva una “sua” linea Maginot. Che nulla aveva da invidiare a quella originale Made in France. Tanto possente, quanto inutile. Mentre diverso fu il destino della fortificazione italiana, di cui pochi sanno. Perché tutto è stato dimenticato. Per l’oblio della memoria storica (voluto) e l’inesorabile trascorrere del tempo. Oggi però, come il Titanic, una piccola parte di questa ciclopica opera di difesa riemergerà in tutto il suo realismo.

“Stamattina finalmente andremo a inaugurare il restauro dell’opera 261 a Vievola, nei pressi del Colle di Tenda. Si tratta di uno degli oltre 400 bunker divisi in 27 settori fortificati che componevano il Vallo Alpino. Una ciclopica opera di difesa militare che iniziava poco sopra Ventimiglia e si estendeva, in maniera organica, fino al confine orientale, in Friuli”

Lo dice Antonio Fiore, capo di un manipolo di volontari che compongono l’Associazione per lo Studio del Vallo Alpino. L’ASVAL è costituita da circa 500 soci sostenitori e attivi. Questi ultimi, non più di una quindicina, tutti residenti in provincia di Imperia, da alcuni anni lavorano al ripristino del bunker che era stato costruito negli anni trenta, per controllare la statale del Colle di Tenda, allora totalmente in territorio italiano.

“In questa nostra opera di recupero siamo stati molto aiutati dalle locali autorità comunali francesi, che ci hanno dato in concessione l’area per un periodo di venti anni, rinnovabili, e ci hanno concesso rapidamente autorizzazioni e permessi. Il comune di Tenda ci ha anche dato un cospicuo contributo per l’allacciamento elettrico. All’inaugurazione sarà presente anche il Sindaco di Tenda Jean Pierre Vassallo, con altre autorità locali francesi”

L’inaugurazione avverrà intorno alle dieci e trenta. Dopo, verso le due del pomeriggio, eccezionalmente verrà aperta la ex struttura militare alla visita da parte del pubblico. Poi le porte del bunker si apriranno solo una volta al mese, fino a quando, prevedibilmente nel Gennaio 2017, non saranno completati i lavori di rifinitura. E’ chiaro l’obiettivo turistico, museale dell’intera operazione che dovrebbe consentire di recuperare presto i 30 mila euro che sono stati anticipati da soci e sostenitori.

“Noi abbiamo voluto ricostruire all’interno dell’opera 261 una sorta di quadro d’insieme, esemplare,  di quella che era la vita reale in un qualsiasi bunker del Vallo Alpino, per questo abbiamo fatto una ricognizione molto approfondita nelle altre strutture, lungo le Alpi, per reperire arredi e strumenti originali dell’epoca. Così sono state recuperate armi, disattivate, ma restaurate nei minimi dettagli, divise dell’epoca, gli attrezzi della vita quotidiana, come le gavette, le cucine da campo, i gruppi elettrogeni, gli impianti di comunicazione ed areazione, i letti a castello della piccola guarnigione”

E’ stata un’opera di ricostruzione appassionante e difficile svolta nei fine settimana e nei periodi di ferie. Perché ognuno dei soci attivi dell’ASVAL ha svolto l’opera di restauro nel tempo lasciato libero dalla professione. Tra di loro ci sono geometri, elettricisti, impiegati. Uniti da un comune denominatore, una passione,  riportare alla luce una pagina semi sconosciuta della storia d’Italia.

“Abbiamo avuto molte difficoltà nel reperire i materiali, perché molte cose erano state volutamente distrutte davanti alle stesse opere militari. Come se ci fosse stata al termine della guerra una volontà di distruggere ogni cosa del recente passato. Ma ci hanno aiutato molti privati che avevano conservato gelosamente arredi dell’epoca e tanti altri oggetti che hanno ancora una storia da raccontare. Una storia che peraltro è andata avanti fino ai giorni nostri. I bunker realizzati negli anni trenta , nel settore orientale delle alpi, vennero mantenuti attivi, dal nostro esercito fino agli anni novanta.”

Negli anni trenta il compito di difendere i confini della Patria venne affidato ad un corpo speciale del Regio Esercito. Si trattava della Guardia alla Frontiera (GAF).

“Era un corpo speciale in gran parte derivato dagli Alpini. La loro divisa si distingueva per la mancanza della penna sul cappello. Il corpo venne creato nel 1934 e nel 1937 divenne autonomo. Gli uomini della GAF ricevevano un addestramento austero e difficile. Dovevano resistere a condizioni estreme. Solitamente in ogni bunker alloggiavano una ventina di uomini. Le armi in dotazione al bunker venivano portate di volta in volta dai reparti che venivano attivati secondo l’esigenza di difesa in un fronte così vasto come la cerchia delle Alpi. In taluni caposaldi, strategici per settore, erano presenti anche armi pesanti”

Il Vallo Alpino aveva un compito soprattutto difensivo. Non venne mai completato nella sua interezza, secondo quanto previsto dai piani del Genio Militare. Perché l’Italia non si dovette mai difendere da forze che venivano d’oltralpe. Il Vallo alla fine fu un’opera inutile come la Maginot. A Vievola, in un bunker riemerso dal passato rivivrà in duecento metri, percorribili sotto terra, lo spaccato di un tempo che non c’è più. I bunker in fin dei conti erano rassicuranti, perché prevedevano un fronte ben preciso. 

Carlo Michero

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