Io non ero mai stato con una ragazza.
Per il sesso, voglio dire. Be', una volta alle elementari, quando ero fidanzato con Alessia, la mia compagna di banco, io e lei ci chiudemmo nel bagno delle femmine per baciarci e guardarci le parti intime a vicenda, ma la cosa non si realizzò perché quelle impiccione delle sue amiche corsero a chiamare la maestra prima ancora che riuscissimo ad abbassarci le mutandine. Naturalmente io fui sospeso — solo io, perché ero stato sorpreso nel bagno sbagliato, mentre lei si mise a piangere talmente tanto che fu considerata la sola vittima della situazione e la passò liscia. Però litigammo forte e ci sfidanzammo (come dicevamo allora) e da quel momento in poi non trovai più nessuna disposta a studiare un po' di anatomia con me. Perciò quella sera, quando Io e Zamina ci stendemmo sul materasso accanto al camino acceso, io ero più teso dell'arco di Ulisse. Probabilmente non ce n'era bisogno perché lei sembrava fuori controllo a causa del vino e non mi metteva in imbarazzo neanche minimamente. Ero proprio io stesso a essere combattuto. Perché capivo che stava per succedere qualcosa di molto importante per la mia vita e ci tenevo con tutto il mio cuore che ciò accadesse, ma una parte di me — che proprio non riuscivo a zittire — continuava a ripetermi che siccome lei non era completamente in sé non dovevo approfittarne.
Ma che cavolo! La mia prima volta rischiava di essere una piuttosto squallida prima volta o addirittura di non essere per niente la mia prima volta. E quest'ultima ipotesi per me era la peggiore di tutte, non fosse altro perché non avevo più voglia di starmene muto come un cretino quando tra i miei amici si cominciava a parlare di sesso e di posizioni.
"Con chi l'hai fatto, quando, come, quante volte", erano le domande più ricorrenti nelle nostre discussioni e a me mancavano sempre le risposte.
Insomma avrei voluto proprio farlo con tutte le mie forze e quella poteva essere finalmente la volta buona. Il fatto è che lei però era davvero strana. Prima mi abbracciava e mi stringeva come se volesse stritolarmi, un attimo dopo scoppiava a piangere, poi rideva e mi riabbracciava, e a un certo punto sembrava che riuscisse a ridere e a piangere allo stesso tempo mentre mi teneva stretto. E intanto farfugliava della sua famiglia e di suo padre, diceva che non sarebbe tornata mai più da lui perché non la meritava. Ero confuso ed eccitato. Mi colpiva molto che una sola bottiglia di vino era riuscita a trasformare quella che fino a un'ora prima era la ragazza che sembrava un'adulta capace di prendersi cura di me e guidarmi, in una pazza scatenata o, nel migliore dei casi, una bambina stupida e capricciosa. Nei suoi confronti cominciai ad avvertire una sensazione doppia anche fisicamente. Tutto partiva dagli odori. Quando il mio naso affondava nel suo collo e nei suoi capelli, sentivo di nuovo il profumo che mi aveva invaso la notte precedente e provavo ancora una forte attrazione verso di lei e il suo corpo, un'attrazione fisica, intendo, come una forza che mi faceva desiderare di baciarla, di stringerla, di sentirla mia, come se Zamina fosse la cosa più desiderabile del mondo, e quel momento e quel luogo fossero il mio paradiso. Ma poi appena incontravo la sua bocca e il suo alito fortemente impregnati di vino, era troppo forte la sensazione di disgusto che provavo e all'improvviso mi assaliva l'impulso di svincolarmi dalla sua stretta e lasciarla da sola su quel materasso lercio.