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Attualità | 02 luglio 2016, 13:13

Taggia: solidarietà dei cittadini ai migranti, intervista a Laura Bracco dopo il suo incontro con le donne accolte nell'ex Ospedale di Carità

Laura Bracco, cittadina del Comune di Taggia qualche giorno fa è andata all'ex Ospedale di Carità per conoscere le migranti e offrire il suo aiuto. Un gesto di accoglienza che ha sicuramente fatto sentire meno sole le giovani donne.

Taggia: solidarietà dei cittadini ai migranti, intervista a Laura Bracco dopo il suo incontro con le donne accolte nell'ex Ospedale di Carità

Sono arrivate ormai da qualche giorno all'ex Ospedale di Carità le 21 donne, eritree e nigeriane, provenienti dalla Sicilia che saranno ospiti della struttura almeno fino al 30 agosto. Tra i cittadini, dopo la preoccupazione iniziale rispetto alle prime comunicazioni che davano l'arrivo di 23 uomini, è scattata la solidarietà, alcuni hanno preso anche l'iniziativa e sono andati direttamente in struttura per incontrare le ragazze e prestare il loro aiuto e supporto.

Cosi ha fatto Laura Bracco, cittadina del Comune di Taggia che, qualche giorno fa è andata all'ex Ospedale di Carità per conoscere le migranti, scambiare qualche parola con loro e offrire il suo aiuto. Un gesto di accoglienza che ha sicuramente fatto sentire meno sole le giovani donne.

Cosa l'ha spinta ad andare a trovare queste ragazze a poche ore dal loro arrivo? “Semplicemente il senso di umanità e di fratellanza – spiega Laura Bracco – ma anche la voglia di farle sentire accolte, accettate e aiutate. La prima volta sono andata da sola perché avevo desiderio di conoscerle e sono state molto contente. Abbiamo fatto delle fotografie, abbiamo parlato in inglese, erano tutte affaccendate perché stavano pulendo la struttura, la mia visita ha fatto piacere a loro, ma soprattutto a me.”

Hanno raccontato qualcosa del lungo viaggio che le ha portate prima in Sicilia e poi qui a Taggia? “Nei dettagli non mi hanno raccontato molto, erano tutte molto stanche e stravolte, però quando ho detto loro che mi faceva piacere averle qua a Taggia, nel nostro paese, hanno tirato un sospiro di sollievo perché erano davvero stremate. Sono circa venti ragazze, ieri è arrivato anche un bambino di 7 anni, Moahmmed, le educatrici mi hanno detto che potrebbero arrivarne altri, anche se questo non è ancora sicuro."

Di che cosa hanno bisogno? “Sicuramente di vestiario, io ho portato loro qualcosa nei giorni scorsi e chiunque può farlo, lasciando gli abiti direttamente in struttura. Ho chiesto se avessero bisogno di qualcos'altro, in questo momento necessitano solo di abiti da donna, questo è quello che mi hanno detto le educatrici.”

Laura Bracco è tornata ieri a trovare le ragazze ospiti dell'ex Ospedale di Carità con altre mamme e non solo, proprio nella giornata in cui è arrivato il piccolo Moahmmed. E' stato creato, inoltre, un gruppo whatsapp per coordinare l'accoglienza e la solidarietà dei cittadini, ma l'idea è quella di coinvolgere le ospiti anche in attività ludiche e ricreative perché si possano sentire sempre più a casa.

Ieri sono tornata con altre due mamme – prosegue Laura Bracco - una di queste ha portato un giochino al piccolo Mohamed appena arrivato. Abbiamo fatto una breve visita, ma il mio intento è quello di fare un bel gruppo e andare spesso a trovarle. Ho pensato di fare questo gruppo whatsapp per coinvolgere tutte le amiche e conoscenti che hanno voglia di intraprendere questa strada di solidarietà, perché di questo si tratta, poi proveremo ad organizzare un pomeriggio insieme per prendere un gelato, dei giochi per i bimbi se arriveranno o una semplice passeggiata per la nostra Taggia, un paese che sta mostrando la sua solidarietà.”

Cosa pensa di quella parte di cittadini che non si è mostrata così incline all'accoglienza esternando la propria opinione anche sui social network? “Non giudico nessuno, dico solamente che secondo me la parte di umanità non dovrebbe mai mancare, poi ognuno ha le sue idee. Quello che voglio dire è che non c'è da avere nessun tipo di paura nei confronti di queste ragazze che hanno un passato tremendo e sono venute qua senza chiedere nulla a nessuno, non sono pericolose. Chiederei di evitare di scrivere, anche sui social network, cose anche cattive, c'è chi le accetta e chi no. Io le accetto, ma siamo tante a farlo, chi non ci riesce eviti di scrivere cattiverie e lasci fare esprimere la propria solidarietà a chi vuol farlo.” 

Simona Della Croce

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