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Attualità | 15 giugno 2016, 11:57

Taggia: l'ex Ospedale di Carità potrebbe essere usato per ospitare alcuni migranti, in particolare donne e bambini

“Abbiamo in disponibilità questa struttura – ha detto Mons. Suetta – che potremmo utilizzare, nel caso fosse necessario, per ospitare donne e bambini. E' una possibilità, ma non è ancora stato programmato alcun trasferimento.”

Taggia: l'ex Ospedale di Carità potrebbe essere usato per ospitare alcuni migranti, in particolare donne e bambini

L'ex Ospedale di Carità di via Ruffini potrebbe essere utilizzato per ospitare alcuni migranti, in modo particolare donne e bambini. La curia ha messo a disposizione un'altra sua struttura in favore dell'accoglienza. Non è stato programmato alcun trasferimento, ma nell'eventualità che questo fosse necessario, il Vescovo Mons. Suetta ha dato disponibilità ad utilizzarlo.

Abbiamo in disponibilità questa struttura – ha detto Mons. Antonio Suetta – che potremmo utilizzare, nel caso ce ne fosse necessità, per ospitare donne e bambini. E' una possibilità, ma non è ancora stato programmato alcun trasferimento.”

L'Ospedale di Carità fu fondato a Taggia nel 1212 e ottocento anni più tardi, nel 2012 è stata inaugurata la nuova sede della Fondazione in via San Francesco, a fianco al Palazzo Comunale. La sua sede storica è stata, fino al trasferimento, quella di via Ruffini, inizialmente fu fondato come casa per i pellegrini, in seguito divenne un ospedale e, dal 1900 entrò a far parte dell'Ipab, Istituto Pubblico di Assistenza e beneficenza, a carattere religioso. Dal 2012, la sede non è più quella di via Ruffini, ad oggi a disposizione della curia, e per questa ragione potenziale sede di accoglienza per eventuali migranti, soprattutto in questa fase di emergenza.

Anche sui social network e sui gruppi dedicati ad Arma e a Taggia, i cittadini si interrogano sull'arrivo o meno dei migranti, definendo questa possibilità come una “bella esperienza di accoglienza” e ricordando anche quanto dimostrato dagli abitanti in occasione dell'apertura di una Casa Famiglia per ragazzi che seguivano un programma contro la tossicodipendenza e che hanno visto la solidarietà e il volontariato di molti residenti.

Simona Della Croce

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