Il sogno di una famiglia, di un lavoro, di una vita tranquilla. Sono queste le ragioni che spingono tante giovani coppie coraggiosamente a fare scelte importanti in un futuro che rischia però di essere sempre più precario e in crisi. Lo stesso è capitato a Simona Coccoglioniti, 34 anni, che con il suo ex marito dieci anni fa aveva visto nel suo futuro una modesta ma accogliente abitazione nel centro storico di Vallecrosia.
Da qui la decisione di comprare quella casa accendendo un mutuo in banca. Per anni tutto sembrava andare per il verso giusto con i due bambini che ora hanno 12 e 9 anni. Poi la separazione, Simona va a stare in affitto ma l’ex marito che continua a vivere nella casa non onora il debito nei confronti della banca.
Il giudice nel 2012 affida allora la casa a Simona che va a viverci con i due figli, vorrebbe poter estinguere il mutuo pagando le mensilità ma la banca mette un freno: i pagamenti dilazionati non possono ripartire se prima non vengono coperti gli arretrati che con gli interessi ammontano a 22 mila euro, cifra che con il passare del tempo lievita.
Il 15 dicembre scorso le prime notificazioni in virtù della procedura esecutiva promossa dalla banca che intima il rilascio dell’immobile: “Già da 4 anni i servizi sociali conoscono la mia situazione – spiega Simona – mi hanno aiutato pagando qualche bolletta e mi è stato data la loro disponibilità a coprire l’importo della caparra qualora io riesca a trovare in via privata un nuovo alloggio in affitto. Ho girato mesi ma nessuno è disposto a concedermi in locazione una casa perché io e il mio compagno abbiamo lavori saltuari”.
La giovane donna si è anche rivolta all’ufficio collocamento ma la difficoltà nel trovare un lavoro è un ulteriore ostacolo che aggrava la situazione: “Lavoro saltuariamente a Monaco e per tornare a casa dai figli in tempo spesso vengo a piedi da Ventimiglia perché mancano le corriere. E per me che ho l’artrosi alle anche diventa davvero un calvario”.
Nel frattempo il nuovo compagno perde anche il lavoro perché la ditta presso cui è impiegato va in fallimento e i figli, nel momento di massima precarietà, cambiano anche scuola tre volte. A marzo di quest’anno arriva una nuova notifica allora Simona cerca di contattare l’Amministrazione fino a quando il Sindaco la riceve. “La risposta del Comune è stata che non c’è disponibilità e che non sapevano cosa dirmi” racconta l’incontro amareggiata Simona che aggiunge: “Le case popolari sono sempre occupate perché se le passano di generazione in generazione anche se magari lo stato di necessità non sussiste più e poi le famiglie come la mia che hanno realmente bisogno non ricevono alcun aiuto. L’ho anche detto chiaramente che io non voglio una casa gratis, sono disposta a pagare un affitto e tanto meno vorrei restare con le mani in mano senza un lavoro ma trovarlo è un’impresa impossibile”.
L’ultima intimazione di sfratto arriva oggi e avvisa che il 27 maggio prossimo alle ore 10:55 un ufficiale giudiziario si presenterà alla porta di casa per dare seguito allo sfratto esecutivo: “Se mi mandano via io mi metto nella piazza con i figli e i mobili, di lì non mi muovo, e voglio vedere cosa succederà” aggiunge infine Simona in un sussulto di indignazione nei confronti di quella parte del sistema che sembra non funzionare come dovrebbe.