Attualità - 18 maggio 2016, 18:10

Pluriball-mania: da semplice materiale da imballaggio ad "arte che scoppia"

La Sealed Air ha infatti progettato un sistema innovativo e più economico, chiamato "iWrap", capace di dimezzare l'ingombro grazie ad una camera d'aria che viene gonfiata a destinazione

Chi non si è divertito almeno una volta nella vita a far scoppiettare una ad una le bollicine del pluriball? Non tutti sanno che il famoso foglio di plastica con le bolle, noto anche come "millebolle" e usato come materiale da imballaggio per oggetti fragili, fu inventato accidentalmente nel 1957 da due ingegneri del New Jersey, Alfred Fielding e March Chavannes, nel tentativo, poi fallito, di creare una carta da parati in plastica. Pur non riuscendo nel loro intento, e neppure a vendere ciò che avevano realizzato come isolante per serre, la loro invenzione si impose in tutto il mondo come imballo ammortizzante ed oggi oltre impazza la mania di riciclarlo in modo creativo.         

Usi alternativi del pluriball 

Tra gli usi alternativi del pluriball, ricordiamo l'originale calendario con le bolle corrispondenti ai giorni dell'anno, disponibile anche in versione app, e il puchi puchi, ovvero il portachiavi giapponese anti-stress, munito di 8 finte bolle che, se schiacciate, simulano il tipico scoppiettio, con il vantaggio che non si esauriscono mai. Anche i fashion addicted non hanno saputo resistere al richiamo delle famose bollicine, realizzando originali quanto insolite creazioni quali slippers, abiti da cocktail e persino da sposa. Possiamo inoltre riutilizzarlo per imballare oggetti fragili, oppure, grazie alla sua capacità termoregolatrice, come isolante per le tubature esterne o per le piante in vaso. Inoltre, da non dimenticare la facilità con cui è possibile reperire il pluriball, ormai presente anche su siti web specializzati di imballaggio come Ratioform.it, dove chiunque può acquistare questo tipo di materiale a prezzi davvero molto bassi. Un ulteriore conferma delle sue innumerevoli capacità ed della sua economicità.       

Opere d'arte realizzate con il pluriball    

Sicuramente uno degli usi più affascinanti del bubble wrap è quello scelto dell'artista newyorkese Bradley Hart che ha saputo nobilitare un semplice materiale da imballaggio, elevandolo al rango di tela per meravigliose opere d'arte che riproducono i capolavori della pittura classica, come la Gioconda, ma anche fotografie e opere inedite. In realtà, come egli stesso afferma, Hart non ha fatto altro che riportare il pluriball alla destinazine originariamente pensata dai suoi creatori, cioè appeso alle pareti, riscoprendone il potenziale che giaceva inutilizzato. Servendosi di circa 1200-1500 siringhe per opera, l'artista inietta diverse tonalità di colore acrilico nelle bolle del pluriball, riuscendo a creare copie fedeli di quadri famosi con un effetto pixelato. Di ogni opera, costituita da decine di migliaia di bolle, l'artista newyorkese realizza anche una versione denominata "Impressioni", ottenuta lasciando colare il colore dalla pittura. I capolavori di Hart, che possono richiedere fino a 150 ore di lavoro, raggiungendo un costo di 40 mila dollari, sono frutto di un meticoloso studio a monte.       

Che fine farà il pluriball?   


Il pluriball ha recentemente rischiato di essere mandato in pensione dalla Sealed Air, la compagnia americana che produce la famosa carta con le bolle. La Sealed Air ha infatti progettato un sistema innovativo e più economico, chiamato "iWrap", capace di dimezzare l'ingombro grazie ad una camera d'aria che viene gonfiata a destinazione. Per fortuna la compagnia americana non è l'unica produttrice del bubble wrap, che viene fabbricato da numerose altre aziende localizzate soprattutto in Cina, ma anche in Francia, Germania e Belgio.