Ventimiglia Vallecrosia Bordighera - 27 aprile 2016, 17:00

Ti baratterò una foto

Impressioni sul "valore" dell'arte.

"L'onda", fotografia di Settimio Benedusi

Il viaggio di Settimio Benedusi, da Imperia a Milano a piedi senza soldi, scattando fotografie per ricambiare l’ospitalità, mi ha fatto ripensare all’impresa compiuta due anni fa da una famiglia genovese che aveva deciso di sperimentare un nuovo stile di vita. Lucio e Anna, con la loro figlia Gaia di cinque anni, girarono l’Italia per sei mesi con un budget ridotto all’osso (alla fine spesero solo 600 euro in totale) e sfruttando tutte le risorse dell’economia della condivisione. Baratto, scambi di casa, lavoro in cambio di vitto e alloggio, passaggi in automobile. Quell’esperienza è diventata un documentario, Unlearning, cioè come disimparare le vecchie abitudini e ridefinire i contorni della propria esistenza.

Benedusi è partito perché voleva dimostrare che la fotografia ha ancora un valore. Voleva sopravvivere contando unicamente sulle sue qualità di fotografo professionista, sulle immagini che avrebbe regalato a chi gli avrebbe offerto un letto o un pasto durante il cammino. È stata una provocazione? Un’abile mossa per staccare un po’ la spina e farsi anche della pubblicità? Una trovata geniale? A mio avviso, il suo pellegrinaggio mare montano è servito a ricordarci quanto sia importante far seguire delle azioni ai nostri pensieri. Benedusi ha avuto un’idea e ha deciso di verificarla. Chiaramente per lui è stato tutto più facile, essendo un “nome” molto affermato: con ogni probabilità, in pochi avrebbero accettato uno scatto come forma di pagamento da un fotografo sconosciuto, per quanto bravo e sensibile.

Più circoscritto e limitato di quello vissuto da Lucio, Anna e Gaia, anche quello di Benedusi è stato un esperimento di “unlearning”, in questo caso disimparare a essere un fotografo di modelle e imparare a essere un artista del baratto, a non misurare la luce con dei “mi piace” su Facebook bensì attraverso gli incontri e le relazioni con altre persone. Tuttavia, sono proprio social network e piattaforme digitali a rendere possibili questi viaggi all’insegna della condivisione. Senza Blablacar, Reoose, Gnammo, Timerepublik e altri siti di questo tipo, quella famiglia genovese non avrebbe potuto concepire il suo progetto; senza Facebook e Instagram il percorso di Benedusi avrebbe avuto meno risonanza (e forse anche meno senso: perché affannarsi tanto se nessuno ti segue, almeno virtualmente?).

Non saprei dire se Benedusi sia riuscito effettivamente a dimostrare quello che intendeva. Credo che il concetto di “valore” sia molto relativo: dipende dalle storie che ci portiamo dentro, dal bagaglio di esperienze vissute, dagli errori commessi, dalla fama che abbiamo saputo conquistare grazie a tutti i nostri sforzi. Dipende anche dalla fortuna di trovarsi nel mercato giusto, soprattutto se stiamo parlando di arte (fotografia o pittura o scrittura fa poca differenza in questo ragionamento). Una cosa però è certa: per migliorarci e progredire, è sempre necessario compiere un passo indietro prima di avanzare. Disimparare qualcosa per poi imparare/condividere qualcos’altro.

Luca Re