Non capita tutti i giorni di occupare le pagine centrali di un giornale come Vanity Fair. Può succedere però, se ha un passato da modello ed un presente da campione maratoneta. Michele Graglia, nato a Taggia oggi cittadino di Los Angeles, sulle pagine della rivista racconta come è passato dalla passerella ad una particolare disciplina della corsa.
"Ho avuto l'enorme piacere di conoscere Folco Terzani a Malibu proprio a Febbraio, al ritorno dallo Yukon. Abbiamo trovato l'occasione di fare alcune corse insieme sulle montagne di Malibu dopo essere stati messi in contatto da un amico in comune, il fotografo sportivo Dino Bonelli. C'e' stata subito una bella sintonia e dopo esserci raccontati un po' di storie a vicenda, lui ha deciso di scrivere un pezzo che un po' a mia insaputa aveva inviato a Vanity Fair. Articolo tra l'altro uscito proprio nel periodo in cui ero in Italia per i preparativi e l'organizzazione della UltraMilano-Sanremo, di cui ho fatto il direttore di gara anche quest'anno.
L'articolo e' stata per me una grande e piacevole sorpresa, ma credo sia stata l'opportunità' di conversare e confrontarmi con un personaggio mitico come Folco, che ha reso il tutto ancora più' special, davvero senza prezzo" commenta Michele.
Neo vincitore della 50 miglia di San Diego, Michele ha partecipato, vincendo, la Yukon Arctic Ultra e gareggia per la squadra americana Altra Running. L'atleta ha organizzato la Ultra Milano-Sanremo, lo scorso sabato ed è l'organizzatore della Ultratrail della Maddalena, una gara di 65 km, valida come prova unica del campionato italiano Iuta media distanza.
Dagli scatti per le più prestigiose firme di moda al mondo, a percorsi impervi e impossibili, al limite delle condizioni climatiche. Ma fin dove riesce ad arrivare Michele? “ Il fattore Ultra inizia dopo i 120 km, E' li che il corpo si ferma e tutto fa male e arrivi quasi al collasso, la battaglia non è più fisica ma psicologica” spiega a Vanity Fair.
L'immagine del maratoneta nostrano coperto di neve, dopo la Yukon Arctic Ultra ha fatto il giro del mondo. Il paragone con Leonardo di Caprio sul cast set del film Revenant è immediato. E anche un po' l'orgoglio taggiasco.