A Imperia, nella maggioranza al governo della città, ogni scusa è buona per creare polemica. A finire nel mirino questa volta è l'Assessore Pd Giuseppe De Bonis. Il motivo? L'intitolazione di largo Torre Bonazza, all'ex Sindaco Giovanni Gramondo, padre dell'esponente Udc e attuale presidente dell'Imperia Calcio Fabrizio Gramondo.
L'intitolazione è stata decisa dalla Giunta, su input della commissione toponomastica, ma per alcuni esponenti di maggioranza furiosi, De Bonis avrebbe organizzato il tutto proprio per agevolare la richiesta di Gramondo.
Un messaggio, giunto da un rappresentante dell'amministrazione alla nostra redazione parla addirittura di "marchetta squallida" da parte dell'Assessore, organizzata "per fare bella figura con il Presidente dell'Imperia Calcio. Un comunista, De Bonis, ha favorito ex UDC imperiese, che ha fatto la proposta alla commissione toponomastica [...] per poi organizzare la sceneggiata e intitolare la via".
"Il tutto - prosegue il messaggio - mentre urge cambiare nome a piazza Dante di Poggi, dove arrivano continuamente macchine portate da Tom Tom, e mentre la commissione toponomastica, convocata solo quando interessa al De Bonis, fatica a trovare il numero legale e dove le polemiche non mancano, proprio a causa del comportamento dell'Assessore".
L'Assessore, contattato da Sanremo News, spiega però che l'intitolazione del largo era passata in commissione nel maggio 2015 all'unanimità. "Era in attesa di un'ubicazione, ma era già stato scelto di intitolare una strada a Gramondo - spiega De Bonis - la pratica era passata all'unanimità e c'era attesa negli uffici della Prefettura di emettere il Decreto Prefettizio, perché, nonostante l'intitolazione fosse già stata approvata, non era ancora stata individuata la strada. Largo Torre Bonazza ci è sembrata la più adatta per l'occasione".
Insomma, al di là del caso in questione, è da sottolineare come i malumori nell'amministrazione siano estesi e non coinvolgano solamente i quattro dissidenti di Imperia Cambia che il Sindaco ha espulso dalla maggioranza, per poi tentare una mediazione.