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Attualità | 17 febbraio 2016, 07:21

#Sanremo2016: dopo il 'Conti Bis' nella città della musica iniziano ufficialmente i 360 giorni senza Festival

Nei 360 giorni in cui non c'è il Festival, Sanremo può realmente considerarsi la città della musica? A questa domanda risponde il documentario di Simone Sarchi, “Sanremo 360. Oltre il Festival”.

#Sanremo2016: dopo il 'Conti Bis' nella città della musica iniziano ufficialmente i 360 giorni senza Festival

Il sipario sulla 66a edizione del Festival di Sanremo è appena calato. Da questa settimana iniziano ufficialmente i 360 giorni di pre-Festival 2017, giorni in cui la musica torna ad essere a misura di musicista locale.

C'è chi pensa che nascendo a Sanremo si sia naturalmente portati a fare musica. Ma la città dei fiori è davvero la città della musica? Ce lo racconta il documentario “Sanremo 360. Oltre il Festival”, nato da un'idea del giornalista Simone Sarchi, giornalista freelance, laureato in giornalismo internazionale alla City University London. Il documentario ha  quasi raggiunto le 800 visualizzazioni in pochissimi giorni.

La data di pubblicazione, 10 febbraio, non è stata casuale. Nei giorni in cui è stato pubblicato il documentario, si è tenuta la 66° edizione del Festival della Canzone Italiana, famoso in tutto il mondo e per il quale Sanremo è conosciuta come la città della musica. Ma, negli altri 360 giorni l’anno, Sanremo può realmente considerarsi tale? Il documentario vuole proprio rispondere a questa domanda interpellando alcuni dei protagonisti della scena musicale sanremese. Coloro che sono cresciuti a Sanremo e che hanno voluto regalarci le loro note e il loro impegno in tutti questi anni"

Sanremo 360” racconta l’altro lato della medaglia; ovvero quello conosciuto dai soli sanremesi e non dal resto d’Italia che conosce la città solo attraverso gli schermi di casa che trasmettono le immagini del Festival e del Teatro Ariston.

La sensazione di molti – spiega Simone – è che noi sanremesi subiamo il Festival della Canzone Italiana. È indubbiamente una manifestazione importantissima ed è seguito in tutto il mondo, ma in fin dei conti lascia un po’ da parte le realtà locali. Quello che abbiamo voluto fare, è stato semplicemente raccontare cos’è la musica a Sanremo quando i riflettori dell’Ariston sono spenti.”

Convivono quindi due realtà musicali nettamente distinte. Quella del Festival, cinque serate all’anno, e quella di tutti i giorni, che incontra spesso difficoltà: pochi locali disposti a far suonare live; poco interesse da parte del pubblico, soprattutto nei riguardi della musica originale; e poche possibilità di coltivare e far uscire la propria arte. Solo per citare un paio di esempi lampanti sugli ostacoli che i musicisti sanremesi devono affrontare; Davide Laura, giovane e talentuoso violinista, il 6 gennaio scorso stava regalando le sue note ai passanti, quando è stato fermato dai vigili a seguito delle lamentele di alcuni commercianti di Via Matteotti; nonostante avesse tutti i permessi in regola.

Mentre a fine gennaio, è stato imposto una riduzione dello stipendio del 20% ai musicisti dell’Orchestra Sinfonica di Sanremo, una delle più antiche e prestigiose realtà musicali italiane che, dal 2003, partecipa ogni anno al Festival della Canzone Italiana. I sindacati denunciano che “il taglio non ha interessato tutto il personale amministrativo dell'ente” e si domandano sul futuro dell’Orchestra.

Il documentario è stato prodotto in collaborazione con Davide Avena e Matteo Martini, tra i fondatori della “Sagitta Productions”, neo progetto indipendente locale che ha già all’attivo il corto “PostHumanity”, disponibile su YouTube.

Stefania Orengo

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