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Attualità | 14 febbraio 2016, 07:31

Prosegue il racconto 'a puntate' della storia di Sanremo dello storico matuziano Andrea Gandolfo

In questo contributo narra alcuni episodi delle vicende religiose matuziane nel corso del XVII secolo, con particolare riferimento alla storia dei vari ordini religiosi che decisero di stabilirsi nella nostra città durante il Seicento.

Proseguendo il suo racconto a puntate della storia di Sanremo, lo storico Andrea Gandolfo narra in questo contributo alcuni episodi delle vicende religiose matuziane nel corso del XVII secolo, con particolare riferimento alla storia dei vari ordini religiosi che decisero di stabilirsi nella nostra città durante il Seicento.

Nell'ambito della vita religiosa sanremese nella prima metà del Seicento assume particolare rilievo la presenza in città di una comunità di Francescani sia presso il convento della Consolazione, poi detto degli Angeli, che nel convento dell'Eremo di San Romolo, affidato alla tutela dell'Ordine francescano fin dal 1522. Tali conventi erano tenuti da Minori Osservanti, la corrente dei Francescani che si contrapponeva a quella dei Riformati. Nel Capitolo tenuto dai superiori dell'Ordine a Genova il 22 dicembre 1625 venne però deciso che il monastero di Sanremo sarebbe dovuto diventare sede provinciale del noviziato dei Riformati. Appena informato di questa decisione, il Consiglio Comunale elevò formali e vibrate proteste contro l'estromissione degli Osservanti dal convento di Sanremo, alle quali si associarono nei giorni successivi anche quelle di parecchi cittadini, che minacciarono una vera e propria rivolta popolare nel caso si fosse data esecuzione a questo proposito. Vista la situazione, il padre Agostino da Genova dei Riformati chiese l'intervento del braccio secolare, che gli mise a disposizione una galea armata; scortato dai soldati genovesi, padre Agostino potè così entrare nel convento di Sanremo il 30 aprile 1626, dove fece cantare un Te Deum di ringraziamento. Perduta la causa, i Minori Osservanti furono quindi costretti ad abbandonare il convento di Sanremo e anche l'Eremo di San Romolo, abitato peraltro in quell'anno soltanto da due frati, padre Angelo da Perinaldo e padre Paolo da Sanremo. I Riformati si interessarono in particolare del convento dell'Eremo, dove ristrutturarono il locale edificio religioso, nonostante il fatto che la cittadinanza fosse piuttosto ostile nei loro confronti e nutrisse un profondo rimpianto per gli Osservanti.

Non trascorsero comunque molti anni che papa Innocenzo X promulgò una bolla con cui veniva stabilita l'espulsione dal convento di San Romolo dei Riformati, che, informati di questa decisione il 10 dicembre 1652, consegnarono però ufficialmente i locali del monastero e l'annessa chiesa al vicario del vescovo di Albenga soltanto nel 1654. Quest'ultimo nominò suo rappresentante a Sanremo il reverendo Germano Bergiano, che il 4 ottobre 1654 si presentò davanti al convento dell'Eremo accompagnato dal notaio Sebastiano Sacheri. Al rappresentante vescovile il padre superiore dei Riformati Geronimo Palmaro consegnò quindi i locali del convento, oltre ad alcuni terreni situati nei pressi del monastero. Il Comune reagì però immediatamente a questa cessione inviando sul posto il notaio-attuaro del Consiglio Giacomo Gaudo, che dichiarò nulla la consegna al reverendo Bergiano del convento e dei terreni da parte dei Riformati in quanto questi non erano i legittimi proprietari dei beni ceduti, che invece spettavano al Comune, di cui erano possedimenti demaniali. Questo conflitto di competenze e autorità portò al risultato che negli anni successivi l'Eremo cadde in uno stato di completo abbandono, almeno fino all'elezione del nuovo vescovo di Albenga Francesco De Marini, che nel maggio 1656 si recò in visita a Sanremo proprio per intavolare con le autorità locali una serie di discussioni sulla destinazione del convento sanromolese, che dovettero probabilmente concludersi con il superamento delle principali divergenze sorte tra le istituzioni civili e quelle religiose in merito alla destinazione del monastero.

Un altro momento significativo della storia religiosa di Sanremo nel XVII secolo è costituito dalla fondazione di un convento da parte delle suore dell'Annunziata, dette anche Turchine per il colore delle loro vesti. La decisione di fondare un monastero femminile a Sanremo fu presa nel 1635 da tre giovani religiose sanremesi, suor Angela Bottino, suor Maria Anselmo e suor Caterina Anselmo, che, accolte nel monastero dell'Annunziata a Castelletto in Genova, riuscirono nel giro di due anni a mettere insieme un patrimonio di 4.000 lire, ottenendo nello stesso tempo anche l'appoggio morale e finanziario del potente e ricco nobile genovese Silvestro Grimaldi. Dopo aver ottenuto il consenso papale il 7 maggio 1638, suor Angela Bottino e la consorella Maria Anselmo si recarono a Sanremo accompagnate dal nobile Grimaldi per iniziare la fase pratica della fondazione. Scelsero quindi un palazzetto attorniato da un ampio giardino, già appartenente alla nobile famiglia Manara e situato presso la chiesa di San Giuseppe e la porta Tana, che venne ristrutturato e ingrandito a cura del Comune e dello stesso Grimaldi, mentre la madre superiora del monastero dell'Annunziata di Genova nominava le suore che dovevano insediarsi per prime nel nuovo monastero. Il corteo delle suore e delle novizie prese infine ufficialmente possesso del nuovo convento sanremese con una solenne cerimonia tenutasi l'8 ottobre 1639. Ben presto però il primitivo edificio si rivelò troppo piccolo e scomodo per l'accresciuta comunità delle Turchine, che nel 1642 chiesero alle autorità comunali il permesso di costruire una nuova sede per le loro monache. Il 27 settembre 1642 il Parlamento di Sanremo diede parere favorevole alla richiesta delle suore, a patto che tutte le spese per la costruzione del nuovo edificio fossero interamente a loro carico. Nel settembre dell'anno successivo il vescovo di Albenga benedì con una funzione religiosa la sistemazione della prima pietra del nuovo grandioso monastero, che venne poi completato intorno al 1660 grazie ai lavori in sequella, prestati dai cittadini sanremesi a titolo gratuito a partire dal 1644. Sempre verso il 1660 le suore Turchine lasciarono definitivamente il vecchio edificio vicino alla chiesa di San Giuseppe per trasferirsi nella nuova sede, che venne adibita a monastero di clausura e che, dopo varie vicissitudini, sarebbe stata infine abbandonata definitivamente dalle suore nel 1881 per ospitare nei suoi locali il Liceo-Ginnasio e poi anche un Istituto tecnico commerciale e varie altre scuole.

Particolare rilevanza assume anche la vicenda che portò alla costruzione del monastero degli Agostiniani Scalzi intorno alla metà del Seicento. Verso il 1643-44, infatti, due padri appartenenti a quest'ordine e provenienti da Genova furono ospitati a Sanremo nell'abitazione del capitano Francesco Palmaro. Scopo della loro permanenza in città era quello di sondare il terreno in vista dell'edificazione di un monastero del loro ordine a Sanremo, dove peraltro erano già presenti conventi dei Minori Riformati e dei Cappuccini. Il capitano Palmaro fece presto assumere alla pratica un carattere ufficiale presentando la domanda per ottenere il placet del Comune al Consiglio Comunale e al locale Parlamento il 18 febbraio 1645, ottenendo infine l'approvazione al progetto del nuovo monastero con 71 voti favorevoli; il Parlamento sanremese approvò inoltre nella stessa occasione con 74 voti favorevoli una delibera che stabiliva che la chiesa e il monastero sarebbero dovuti sorgere nel quartiere della Palma Soprana. Le maggiori difficoltà provenivano però dagli altri due ordini già presenti a Sanremo, i Minori Riformati e i Cappuccini, ai quali gli Agostiniani Scalzi dovevano chiedere il beneplacito per la costruzione del loro monastero. Gli Agostiniani si rivolsero allora ai superiori dei due ordini per ottenerne una dichiarazione ufficiale di assenso, che venne rilasciata dal ministro generale del Terzo Ordine di S. Francesco, fra Giovanni da Napoli il 10 marzo 1647 per i Minori Riformati, e dal padre provinciale dei Cappuccini di Genova, Raffaele da Casale il 17 maggio 1648 per i Cappuccini. Superate infine le ultime difficoltà e gli ultimi contrasti tra le varie autorità, il 26 luglio 1651 si svolse la solenne cerimonia di posa della prima pietra del nuovo monastero, intitolato a San Nicola, alla presenza del canonico Pietro Gioffredo Gazano, del padre provinciale degli Agostiniani Scalzi Gerolamo da S. Nicolò e del commissario Clavesana in rappresentanza del governo della Repubblica. Alla cerimonia parteciparono il clero cittadino, le Confraternite e numerosa popolazione, che, partiti dalla chiesa di San Siro, giunsero al luogo destinato al nuovo monastero per assistere alla posa della prima pietra, che venne benedetta dal canonico Gazano mentre tutte le campane della città suonavano a festa; nel corso della cerimonia furono quindi introdotte nella pietra le reliquie di San Nicolò, di Sant'Antonio, Sant'Innocenzo, San Prospero e San Bonifacio. Nonostante il fatto che la costruzione del convento di San Nicola proseguisse nella più assoluta regolarità, negli anni successivi sorsero tuttavia diverse polemiche tra alcuni consiglieri comunali e i frati Nicoliti per la gestione del loro monastero, che venne comunque portato ugualmente a termine diventando un grande complesso architettonico nel quale gli Agostiniani Scalzi svolsero per oltre centocinquant'anni un'intensa attività religiosa e civile ad esclusivo beneficio della comunità sanremese.

Tra i vari ordini religiosi che si stabilirono a Sanremo nel corso del Seicento uno dei più benvisti dalla popolazione fu sicuramente quello dei Cappuccini, che sin dalla loro fondazione erano soliti predicare la Quaresima su incarico della varie amministrazioni comunali. Fin dal 1575 le autorità comunali di Sanremo avevano chiesto al padre provinciale dell'ordine, residente a Genova, il permesso di istituire un monastero dei Cappuccini in città. La richiesta venne accolta e già nel 1578 giunsero a Sanremo i primi due Cappuccini, che furono ospitati provvisoriamente nella casa dei signori Fabiani. I frati iniziarono subito la loro attività religiosa celebrando la messa e i divini uffici nella chiesa di San Mauro e insegnando la dottrina cristiana ai bambini. Il Comune concesse loro fin dal 1578 un tratto di terreno in cima alla salita Costiglioli, dove i Cappuccini fecero costruire un monastero dedicato a San Bernardo, poi consacrato dal vescovo di Albenga Luca Fieschi il 17 settembre 1590. La presenza tuttavia di falde acquifere nella zona sottostante il convento determinò ben presto delle profonde crepe nell'edificio, che risultò in breve tempo inagibile, costringendo i frati a cercare un altro terreno per costruirvi un nuovo monastero. Dopo la guerra tra Genova e i Savoia del 1625, i Cappuccini abbandonarono definitivamente il convento di San Bernardo per reinstallarsi nella chiesetta di San Mauro. Le autorità comunali intanto conferirono a tre consiglieri l'incarico di prendere in affitto dei locali in grado di offrire ai frati una dimora più sicura. Nello stesso tempo i Cappuccini si prodigavano alacremente per trovare i finanziamenti necessari per il nuovo monastero, che furono concessi allora da molti benefattori, tra i quali si distinse il nobile genovese Giovanni Agostino Centurione. Grazie a questi finanziamenti, i Cappuccini riuscirono ad acquistare un vasto terreno a ponente della città, nel quale, il 30 novembre 1641, il vescovo di Albenga Pier Francesco Costa benedì la prima pietra del futuro convento. Alla solenne cerimonia presiedettero, oltre al vicario dei Cappuccini della provincia di Genova padre Stefano da Alessandria, anche tutto il clero cittadino e quattro rappresentanti del Comune. Dopo diversi anni di febbrile lavoro, il monastero e la chiesa vennero infine terminati nel 1650. Negli anni seguenti i Cappuccini svolsero un'intensa attività predicatoria e assistenziale verso la popolazione locale, guadagnandosi in breve tempo la stima e la fiducia della grande maggioranza dei cittadini. Più tardi i locali del monastero dei Cappuccini vennero scelti dalle autorità comunali per trasferirvi i libri contabili e i principali documenti del Comune durante la guerra del 1672 tra la Repubblica di Genova e il Ducato di Savoia. Nei secoli successivi i Cappuccini continuarono a operare con grande impegno nel campo religioso e assistenziale, facendo parlare di sé soprattutto in occasione del colera che colpì Sanremo nel 1837 per i soccorsi forniti alla cittadinanza e alla fine dell'Ottocento per aver venduto al Comune il loro vasto orto-giardino, utilizzato per costruirvi il nuovo Casinò Municipale.

Un altro ordine religioso che si stabilì a Sanremo nel corso del XVII secolo fu quello delle suore della Visitazione, dette anche Salesiane, appartenenti all'omonimo ordine fondato nel 1610 dalla baronessa di Chantal Giovanna Francesca Fremyot, che si diffuse rapidamente in Francia, dove ebbe la sua prima sede ad Annecy. Poco dopo sorsero altri conventi dell'ordine in Provenza e a Nizza e da qui l'adesione di numerose monache al nuovo ordine raggiunse anche la Liguria occidentale. Intorno al 1662-64 un piccolo gruppo di pie donne, guidate da una certa Simona Antora, iniziarono a riunirsi per vivere in solitudine e in preghiera nei locali della chiesa di San Giuseppe, già utilizzati dagli Agostiniani Scalzi come loro prima sede. Nel giugno del 1665 queste pie donne si rivolsero al governo di Genova per ottenere l'autorizzazione a procedere all'istituzione a Sanremo di una vera e propria organizzazione monastica, comunicando inoltre alle autorità genovesi che un nobile triorese aveva lasciato loro per testamento una cospicua somma di denaro da destinare alla costruzione di un nuovo monastero dell'ordine della Visitazione. Grazie infatti alla donazione di questo ricco triorese, un certo Carlo Borelli, e all'interessamento delle consorelle di Nizza, le suore sanremesi ottennero finalmente il tanto sospirato placet al nuovo convento, sia da parte del governo genovese l'11 febbraio 1666 che da parte delle competenti autorità ecclesiastiche. Il 24 ottobre 1666 giunsero infine da Nizza le prime quattro monache salesiane, che, insieme ad alcune novizie sanremesi, presero alloggio nei locali ubicati presso la chiesa di San Giuseppe. Nel frattempo proseguivano alacremente i lavori per la costruzione del nuovo monastero, che venne terminato nel 1681. Il convento della Visitazione rimase quindi abitato dalle Salesiane fino all'epoca della rivoluzione francese, quando, insieme agli altri monasteri della città, venne temporaneamente soppresso. Nel periodo successivo il convento, ormai abbandonato dalle suore, venne adibito a vari usi, finché non venne completamente distrutto nel 1944 in occasione di uno dei tanti bombardamenti navali che devastarono la città nel corso del secondo conflitto mondiale.

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