E' fissato per giovedì 14 gennaio al Teatro del Casinò Municipale, ore 17, il secondo appuntamento dell'anno con l’Orchestra Sinfonica di Sanremo. Il programma musicale è costituito dalla Sinfonia dal "Il Barbiere di Siviglia" (1816) e dalla Sinfonia dal "Guglielmo Tell" (1828) - entrambe di Gioacchino Rossini (1792/1868) - e da una selezione dall'Opera "Il Franco Cacciatore" (1821) di Carl Maria Von Weber (1786/1826)
In questa occasione la bacchetta sarà affidata al Maestro Paolo Biancalana, 53 anni, che ha diretto orchestre in Russia, Bulgaria, Romania, Ukraina, Azerbaijan, Cecoslovacchia, Stati Uniti, Messico, Polonia, Svizzera, Spagna e - ovviamente - in Italia, dove sono una ventina le formazioni che lo hanno visto come conduttore.
Il concerto si basa su musiche operistiche trascritte per strumenti a fiato: un genere di adattamento che richiede competenza e gusto musicale. Infatti, mentre il suono degli strumenti ad arco è “omogeneo”, ciascun strumento a fiato rappresenta invece un’individualità timbrica precisa ed occorre molta attenzione nell’abbinare le diverse “famiglie” di fiati.
Nella musica di Rossini gli strumenti a fiato rivestono una grande importanza: egli si esercitò a lungo sugli esempi di Haydn e Mozart, imparando gli equilibri tra sezione degli archi e dei fiati nell’orchestra. Nell’Ouverture del “Guglielmo Tell” (l’ultima opera di Rossini, più proiettata verso il gusto ottocentesco anche nella concezione dell’orchestra) emerge un intenso dialogo tra flauto e oboe, di evidente carattere pastorale, mentre nella sezione conclusiva diventano protagonisti corni e tromboni.
Il “Barbiere di Siviglia”, insieme al Guglielmo Tell, è l’opera più nota di Rossini: un’opera buffa in due atti su libretto di Sterbini e basato sulla commedia di Beaumarchais, che già in precedenza era stata utilizzata per l’omonima opera buffa di Paisiello. Nonostante Rossini - consapevole dei rischi di misurarsi con quel capolavoro tanto amato dal pubblico - avesse cambiato il titolo in “Almaviva o l’inutile precauzione”, la prima rappresentazione fu un fiasco. Il riscatto, però, fu immediato e nel volgere di pochi mesi l’opera ottenne uno strepitoso successo.
Il “Franco cacciatore” di Von Weber è considerata la prima importante opera nazione tedesca. È un “singspiele” ma, rispetto ai precedenti di Mozart e Beethoven, la vicenda è legata ad antiche leggende tedesche. L’atmosfera dell’opera è sovente cupa, il ruolo dei timbri orchestrali è determinante: in particolare Weber usa i tromboni per evocare atmosfere infernali o i corni per le scene di caccia. Egli adorava però anche il timbro caldo e pastoso del clarinetto - ben adatto alle tinte romantiche delle sue opere - che, non a caso, compare fin dall’Ouverture con una sorta di recitativo che collega il primo al secondo tema.