Si avvicina alla conclusione la mostra “Timescape”, ospitata da circa un mese presso la sala “Rodolfo Falchi” di Palazzo del Parco, a Diano Marina. Per l'esposizione del fiorentino Giacomo Costa, illustre interprete dell'arte contemporanea, numerosissimi sono stati sino ad oggi i visitatori, turisti e residenti, ma ora per ammirare le quindici opere, di diverse dimensioni (dal 35x50 al maxiformato 120x200, stampate su plexiglas o alluminio), restano solo pochi giorni: la mostra chiuderà sabato prossimo.
E nel pomeriggio di venerdì sarà presente, per incontrare appassionati e addetti ai lavori, lo stesso 45enne artista toscano. La mostra ha già fatto tappa in musei e gallerie di livello internazionale, da Seul a Sydney, da Amburgo a New York. Pur fotorealistiche, le immagini sono create interamente in maniera digitale (un file bianco è la "tela" di partenza), tramite appositi programmi in 3d (ai quali si è da tempo dedicato dopo aver lavorato come fotografo), con i quali Costa raffigura quelli che lui teme possano essere i paesaggi del futuro, situazioni in cui la natura si ribella all'uomo per riprendersi i propri spazi.
Il titolo della mostra, Timescape, sta ad indicare una correlazione tra il tempo (time) e il paesaggio (landscape). Il paesaggio è il linguaggio di cui l’artista si serve per rivelarci gli effetti prodotti nel tempo dal genere umano. Il suo “mondo del futuro” penetra profondamente nel visitatore, suscitando emozioni e riflessioni. Le sue opere possiedono una calma innaturale, priva di vita (non è mai presente l'elemento umano) e nello stesso tempo un senso di distruzione e di decadenza. Le sue città ed i suoi palazzi sono la metafora dell’uomo, “proprietario” assente di uno scenario desolato e rovinato dal progresso della tecnica. Uno dei tratti caratteristici dell’opera di Costa è quello di risultare assolutamente convincente e verosimile. Il messaggio dell’artista non vuole essere catastrofico, bensì un monito per l’uomo nella speranza che i modelli di sviluppo e l’idea di società moderna possano cambiare.
In mostra sono esposte diverse serie di lavori, dagli alberi incommensurabili e totalmente fuori scala svettanti sugli agglomerati urbani della serie “Plant”, alle suggestioni di strutture architettoniche invase da elementi arborei della serie “Garden” e “Secret Garden”, alle vedute aeree della serie “Trace”, sino ai fondali marini della serie “Aqua”.
Le immagini di Giacomo Costa, secondo il britannico Norman Foster, uno dei più importanti esponenti dell'architettura hi-tech, sono come le rovine di una civiltà perduta, che potrebbe essere la nostra. Grazie a questa potente visione, ci ricordano soprattutto la fragilità del nostro mondo artefatto e i presupposti civici che lo hanno sostenuto fino ad oggi.
La mostra resta aperta sino al 16 gennaio, tutti i giorni con orario dalle 10 alle 12 e dalle 16 alle 19, ad esclusione del lunedì. Palazzo del Parco, che ospita anche il Museo Civivo, si trova in corso Garibaldi 60, a Diano Marina, a pochi metri dalla via Aurelia.
L'iniziativa è curata dalla Civiero Art Gallery e dall'Assessorato alla Cultura del Comune di Diano Marina. Il catalogo della mostra è stato realizzato con la collaborazione del critico Emanuele Beluffi.