La città di Mentone (Dipartimento francese delle Alpi Marittime nella Regione Provenza Costa Azzurra) fu annessa per cinque anni (1940-1945) alla Liguria, in seguito alla disgraziata guerra fascista che ci vide avversari dei "cugini francesi".
Cugini francesi che purtroppo, ad onor del vero, pugnalammo alla schiena in un momento drammatico della loro storia nazionale. Mentone ritornò alla Francia con la Liberazione. Posto aldilà dell'attuale confine Mentone era nell'Antichità un borgo che andò sviluppandosi dopo il Mille con il nome di Poipino (da Podium pini). Nel XIII secolo vi venne eretto un castello che dal nome del fondatore, Ottone, conte di Ventimiglia, fu detto Mons Othonis. Più tardi appartenne ai Del Carretto e nel 1379 passò ai Grimaldi di Monaco. Mentone e l'altra bella città vicina di Roccabruna furono sotto il dominio monegasco fino al 1848, quando, ribellandosi all'autoritario principe Florestano, ottennero di essere annesse al Regno di Sardegna in forza del principio di libertà e di nazionalità, oltre che dei loro sentimenti italiani. Questi due centri, a seguito degli accordi di Plombières, passarono alla Francia nel 1861, dopo la cessione della Contea di Nizza.
La secolare cultura italiana e ligure fu progressivamente emarginata e spenta, anche se non mancarono le iniziative per la difesa delle tradizioni liguri. In particolare, tra le due guerre mondiali, si affermò un movimento dal nome "A Barma Grande" a tutela del patrimonio dialettale e letterario della Liguria occidentale nella zona di confine con l'Italia. Al movimento aderirono scrittori e letterati di lingua ligure e italiana originari dei paesi trasferiti alla Francia con il Trattato di Torino tra Napoleone III e Vittorio Emanule II. Tra i nomi di spicco Luigi Firpo, mentonasco, che subì serie ritorsioni dai francesi nel dopoguerra, e altri provenienti da Monaco, Ventimiglia, Pigna e Seborga che si unirono alla felice azione di difesa della ligustictà in Francia. Nel 2012 si è svolta a Nizza una giornata della riscoperta dell'italianità e della ligusticità nella Costa Azzurra, nella sede del Consolato italiano in quella città, e, recentemente, dopo un lungo periodo di incomprensioni e di opposte propagande più dovute alla politica che al vero sentire della gente e all'onestà intellettuale, le stesse autorità francesi, a partire da quelle locali, hanno cominciato timidamente a rivalutare la ricchezza del contributo storico imprescindibile della cultura italiana nella regione francese a noi confinante. In altri termini anche le istituzioni francesi sembrano, nonostante tutto, pur con qualche dogmatismo duro a morire, prendere atto della non troppo serena vicenda della cessione di Nizza e del suo circondario (merita leggere, in proposito, dell'autore francese Alain Rollain - Laurens, La vèrité sur l'annexion de Nice).
Non resta, dunque, che rileggere la dettagliata documentazione ora disponibile sulla storia locale aldilà dei pregiudizi. La circostanza appare paradossale di fronte ad un atteggiamento prevalentemente distratto delle nostre istituzioni culturali e non. E ciò sia in forza di una certa sudditanza nei confronti di quelle d'Oltralpe sull'argomento, ma anche in ragione dei comprensibili sensi di colpa conseguenti all'aggressione fascista del 1940, che non giocò un ruolo positivo nel risveglio dell'italianità di Mentone e del resto del contado nizzardo. Una pagina, quella del lascito ligure e italiano a Mentone e dintorni, tutta da riscrivere.