“L’accordo con l’ospedale Niguarda di Milano con il centro trapianti di San Martino mette al primo posto le esigenze dei pazienti liguri. Nel nosocomio genovese il trapianto del rene è dimensionato correttamente rispetto al fabbisogno regionale e viene regolarmente svolta. Per quanto riguarda altre tipologie di trapianto, come il fegato, sono decisamente sottodimensionate: circa 20 casi all’anno, insufficienti rispetto ai parametri nazionali vigenti, fondati su un bacino d’utenza di almeno 2 milioni di abitanti. Per quanto riguarda i trapianti di cuore, infine, il bacino minimo di utenza deve essere di 2 milioni che la Liguria non raggiunge ”. Così ha dichiarato la vicepresidente e assessore regionale alla Salute Sonia Viale rispondendo a un’interrogazione in consiglio regionale della consigliera Salvatore.
“La collaborazione con l’ospedale Niguarda – ha detto la vicepresidente Viale - assicura un percorso idoneo a trattare i pazienti liguri in quanto prevede lo svolgimento delle attività propedeutiche all’intervento all’ospedale San Martino IST, l’esecuzione dell’intervento al Niguarda con l’utilizzazione del chirurgo trapiantologo dell’IRCCS San Martino IST e l’effettuazione della attività di recupero e riabilitazione in ambito ligure. Un percorso che ben si concilia con le esigenze dei pazienti liguri perché assicura loro un adeguato volume di attività trapiantologica da parte dell’equipe mista che opera al Niguarda e, nello stesso tempo, la possibilità di trascorrere la degenza pre e post operatoria al San Martino di Genova, quindi sul territorio. Le polemiche sollevate dalla consigliere Salvatore sono evidentemente frutto della scarsa conoscenza di una tematica così delicata come quella dei trapianti che hanno bisogno di una congrua casistica annuale se vogliamo assicurare un’offerta sanitaria di elevata qualità ai pazienti. Inoltre, occorre precisare che l’attività svolta presso il Niguarda non rientra nell’ambito della mobilità passiva a favore della Lombardia, poiché i relativi costi sono contabilizzati a carico dell’IRCCS San Martino – IST e certamente sono inferiori a quelli che emergerebbero per impiantare l’intera funzione trapiantologica epatica presso l’Istituto, tenendo conto del ridotto bacino d’utenza e della bassa casistica sviluppabile”.














