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Politica | 06 agosto 2015, 17:44

Ventimiglia: problemi per chi viaggia, sabato un presidio dei 'No Boarders' alla stazione ferroviaria

"Se oggi in tanti invocano politiche securitarie è anche perché forse è poco chiara la posta in gioco per tutti: la libertà di muoversi liberamente nel mondo. Noi abbiamo scelto di stare dalle parte di chi viaggia, e vorremmo spiegare perché”.

Ventimiglia: problemi per chi viaggia, sabato un presidio dei 'No Boarders' alla stazione ferroviaria

Nelle ultime settimane si è parlato molto di “emergenza profughi”, ma raramente si è discussa la questione dal punto di vista delle persone in viaggio. È proprio questa invece la prospettiva a partire dalla quale il presidio permanente No Border, dalla sua nascita, sta affrontando la questione.

Lo scrivono i componenti del presidio permanente ‘No Border’ di Ventimiglia, che proseguono: “Dal confine italo-francese forse alcune cose appaiono più chiare che altrove: ci sono delle persone in viaggio e c'è la polizia, italiana e francese, che non le lascia passare. Secondo l'autorità ai migranti non si potrebbe nemmeno dare spontaneamente del cibo. Non importa che queste persone provengano da regimi autoritari, paesi in guerra o comunque siano in cerca di una vita migliore. Non importano le convenzioni sui diritti umani, i trattati per la libera circolazione, le dichiarazioni di principio delle più svariate istituzioni. La verità di Ventimiglia è che i confini non solo esistono, ma si moltiplicano fino a coprire interi territori con posti di blocco e camionette; che i diritti, le convenzioni e i trattati servono unicamente per occultare una realtà fatta di arresti e deportazioni illegittime; che le dichiarazioni di principio sono buone per la stampa e la tv, ma nelle stazioni della costa azzurra la polizia continua a fermare ogni persona di colore, e chi è senza documenti viene portato nei container a Ponte San Luigi per poi essere rimandato in Italia”.

“Queste verità – terminano i ‘no boarders’ - si incontrano qui come in altri luoghi di confine, da Lampedusa a Calais, e anche di queste si nutre la propaganda razzista. Se oggi in tanti invocano politiche securitarie è anche perché forse è poco chiara la posta in gioco per tutti: la libertà di muoversi liberamente nel mondo. Noi abbiamo scelto di stare dalle parte di chi viaggia, e vorremmo spiegare perché”.

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