Kenia? Non è tutto un resort. Quale idea abbiamo del Kenia? Antica colonia inglese, di livello pressoché occidentale, ampie aree turistiche, terra di campioni sportivi, atleti e quant’altro. Sembra baciata dalla fortuna, per noi, sembra “altra Africa”. Non lo è, almeno non del tutto.
Ogni tanto si legge di sconfinamenti delle bande “Shabaab” dalla Somalia, con le loro interpretazioni della “guerra santa” islamica, ma non si sa bene cosa c’è dietro la facciata. La recente grande emigrazione dall’Africa subsahariana è già di per sé una prova. Il Kenia condivide tutti i classici problemi africani. Per fortuna c’è chi lavora ad un sostegno del sistema civile, educativo e sanitario partendo dal basso. È la Karibuni Onlus.
Karibuni, in swhaili, vuol dire “benvenuto”. E allora benvenuti sono i progetti per la costruzione di sistemi scolastici e di sistemi sanitari, cose di cui il “profondo Kenia” ha bisogno assoluto. E non c’è solo questo. Facendo tesoro di esperienze già vive in altre aree svantaggiate del mondo, ecco il progetto di creare un microcredito a favore delle donne del Kenia. Il fine è disporre almeno 1000 shop commerciali e di artigianato locale dalla comunità di Meru (nel martoriato nord del paese) fino alla rinomata costa di Malindi. Bambini, malati ed ora le donne: le categorie più svantaggiate in un’economia debole sono così sostenute. Karibuni onlus ha una delegata locale ligure. Daniela Lanteri verifica ogni anno sul posto l’andamento dei progetti. Non ci sono dunque fondi che si perdono.
Ed il prossimo evento benefico si terrà venerdì prossimo in quel di Diano Marina. Appuntamento per tutti in Vico del Fico, presso il Panta Rei Garden pool beach, con una mostra fotografica “La luce illumina i sogni” ed apericena, a partire dalle 20.30. Si potranno conoscere tutti i livelli di impegno della onlus, ivi compresa la filosofia di un motto “Pamoja we can… Insieme possiamo!" Sì, davvero, si può, perché ci sono già operative anche le fattorie con allevamenti diversificati. Una esperienza seguita da volontari fissi in Kenia e da un abile manager agronomo locale. Intelligente, poi, la scelta della diversificazione: una risposta alla deleteria iniziativa della monocoltura imposta dai colonizzatori nel XIX secolo in tutta l’Africa.
E ancora merita la citazione il grande impegno per la costruzione dell’ospedale di maternità di Gede, secondo nella sua area provinciale e di importanza fondamentale in rapporto alla natalità locale, spesso però sostenuta in modo precario. Grazie a Karibuni le cose sono cambiate. Sì, davvero, con Karibuni si può. La migliore risposta per garantire un futuro a chi non dovrà più fuggire per evitare una vita di stenti e pericolo. Maggiori informazioni su www.karibuni.org.