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Al Direttore | 03 luglio 2015, 13:26

Sanremo: soppressione daini alla ‘fattoria’ di San Romolo, la forte indignazione di una lettrice

"Da chi ci governa, non sono ammissibili certe decisioni!"

Sanremo: soppressione daini alla ‘fattoria’ di San Romolo, la forte indignazione di una lettrice

«Si dice che il minimo battito d'ali di una farfalla sia in grado di provocare un uragano dall'altra parte del mondo» (The Butterfly effect, 2004)

"Perché mai nel complesso periodo storico che stiamo attraversando dovremmo occuparci di piccoli esseri come i daini? Tra guerre, terrorismo, migliaia e migliaia di esseri umani in fuga, crisi economiche, ecco, che significato mai può avere la minuscola, microscopica tragedia della ‘fattoria’ di San Romolo? Immagino che molti si porranno queste domande, con la mente rivolta alle molteplici preoccupazioni quotidiane che questo periodo ci riserva. Suppongo che il Comune e le autorità preposte ritengano che ben altre siano le problematiche del momento. E allora perché questo articolo? Perché non si possono leggere certe notizie, punto. Perché su un quotidiano c’è persino un resoconto degno di S. King sull’andamento dei fatti che hanno portato all’uccisione (scusate, ‘inevitabile abbattimento per il bene dell’animale’) dell’ultimo daino, ivi compresa l’edificante informazione che la ‘carcassa dell’animale, per una sorta di ciclo alimentare è stata donata al canile’, evenienza questa (ode evitare spreco di denaro pubblico) che ha portato alla saggia decisione di utilizzare la pistola d’ordinanza invece che l’iniezione letale (che avrebbe reso inutilizzabile le carni).

Segue la richiesta di adozione degli altri animali della fattoria. Bene, un’autorità che non ha cura del suo territorio, abitanti, fauna, terreni ignora semplicemente e completamente la sua funzione. L’ecosistema è un delicato equilibrio, l’ecosistema è la nostra casa, quanto è successo e succede a San Romolo è semplicemente scandaloso e indegno. Nella vicina Francia si ripopolano le vallate, si reinseriscono selvatici (il raro Gipeto barbuto per esempio), si ha cura della pastorizia e della agricoltura. Tutto avviene con armonia e ordine. Forse la patria di Rousseau e di Cartesio ha infiniti difetti, ma almeno ha cura della ‘casa’ Natura. Direi che la patria di Galileo, per cui la Natura era il grande libro aperto, l’unico libro degno di studiare, può fare di meglio che abbandonare i daini, abbatterli, renderli cibo dei canili. O no? Del resto, i cittadini pagano profumatamente tasse, anche proprio agricole, sui terreni e hanno tutto il diritto che l’amministrazione proceda ad una capillare e sistematica salvaguardia effettiva e reale del territorio, non è una cortesia che si chiede, ma un diritto, perché i cittadini delegano agli amministratori la cura del bene pubblico e l’amministrazione ha il compito di esercitare tutto il suo potere perché ciò avvenga in modo concreto.

Disse Robert Kennedy, in uno storico discorso: ‘Non troveremo mai un fine per la nazione né una nostra personale soddisfazione nel mero perseguimento del benessere economico, nell'ammassare senza fine beni terreni. Non possiamo misurare lo spirito nazionale sulla base dell'indice Dow-Jones, nè i successi del paese sulla base del Prodotto Interno Lordo. Il PIL comprende anche l'inquinamento dell'aria e la pubblicità delle sigarette, e le ambulanze per sgombrare le nostre autostrade dalle carneficine dei fine-settimana’. Il benessere di una città è anche come tratta il suo ambiente".

Redazione

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