MILANO - Architettura, scienza, alimentazione, street food, agricoltura, utilizzo responsabile delle risorse naturali, c’è un po’ di tutto all’Expo di Milano. Una spianata di padiglioni che dovrebbero insegnarci come nutrire noi stessi e il Pianeta senza autodistruggerci. Sempre in bilico tra esigenze di vetrina con spot turistici e fedelissime adesioni al tema generale, ecco il meglio e il peggio dell’esposizione universale.
Italia - 7,5
Siamo i padroni di casa, e si vede. L’unica struttura destinata a rimanere al suo posto dopo il 31 ottobre, è un trionfo di cemento eco-sostenibile (riesce a catturare lo smog). Impatto assicurato nelle sale degli specchi, con le immagini di paesaggi di tutta la Penisola. Indovinato il gioco degli opposti distruzione/ricostruzione. Il messaggio è che siamo sempre capaci di risollevarci e puntare al bello. C’è persino un plastico dell’Europa cui manca lo Stivale: che mondo sarebbe senza l’Italia? L’autocelebrazione passa da un po’ troppo orgoglio.
Liguria - 6
Il “nostro” spazio è sicuramente più carino di quello lombardo che da settembre dovrebbe ospitarci, come ha chiesto Toti a Maroni. Quantomeno non ci siamo limitati a proiettare un video. Abbondano scaffalature colme di piante e fiori. Si possono staccare foglietti con le informazioni sui prodotti tipici. Incomprensibile la scelta di scrivere tutto esclusivamente in inglese!
Germania - 9
Sono tedeschi, pertanto svolgono diligentemente il compito. Però hanno infuso una straordinaria energia al progetto, tanto da far invidia a un museo della scienza. Il risultato è molto coinvolgente. Acqua, terra, biodiversità e riciclo, mondi da esplorare con una sorta di block-notes virtuali che si attivano aprendoli sulle postazioni multimediali. Spettacolo finale con duo chitarra-beat box a tema naturalistico. Da non perdere.
Corea del Sud - 8,5
L’ossessione dei coreani è l’equilibrio alimentare (hansik). L’interno del padiglione è un’installazione artistica. Subito una provocazione: ecco che cosa succede a mangiare cibi grassi e confezionati, suggeriscono mini radiografie di uomini obesi, proiettate su delle sfere. Poi vedrete bracci meccanici reggere schermi rotanti e giare (onggi in coreano) trasformate in altri schermi che mostrano il ciclo delle stagioni e dei piatti.
Francia - 6,5
È come entrare in un Carrefour meravigliosamente agghindato, con un florilegio di vini, formaggi, utensili e ogni ben di Dio appeso alle volte dell’edificio-supermercato.
Olanda - 3
Un piccolo tendone di circo vuoto con pareti specchiate e qualche scritta. Fuori tanti carrozzoni per mangiare e bere. Zero idee, sommo disappunto.
Russia batte Stati Uniti 7-5
La versione 2.0 del granaio d’Europa batte la bandiera americana col piatto e le posate al posto delle stelline. I russi si sono impegnati, con una celebrazione visivamente efficace della loro agricoltura e della ricchezza che promana dalla terra. Intere pareti trasformate in erbario digitale, con la banca dei semi dell’Istituto Vavilov. Dall’altra parte, la cosa più interessante è il saluto video di Barack Obama.
Architettura protagonista - 8
Respira l’Austria, letteralmente. Il suo padiglione è un esempio di edifico completamente integrato nei processi naturali, capace di produrre ossigeno e rinfrescare l’ambiente. La Gran Bretagna ha simulato la struttura di un alveare, con tanto di suoni reali emessi dalle api. Realizzazioni un po’ “estreme” ma efficaci.
I cluster alimentari - 4
La vera delusione. Avrebbero dovuto rappresentare certe filiere (riso, cacao e altre), ma sono perlopiù un’accozzaglia di stand di piccoli Paesi, molti ridotti a bancarelle di oggetti.
Padiglione zero (Onu) - 10
Da solo vale la visita, e il prezzo del biglietto. Eccezionale percorso nella storia e nel futuro dell’alimentazione planetaria, con scenografie gigantesche e tanti spunti per riflettere, soprattutto sugli sprechi della società contemporanea. Imperdibile.