Attualità - 08 giugno 2015, 09:44

Ventimiglia: un nuovo dibattito si è acceso sui presunti reperti archeologici fotografati da Sanremo news.

Il gruppo Facebook “Leggere la città Medioevale” ha commentato l'articolo pubblicato ieri mattina su Sanremo news, con documentazioni che richiamano a situazioni precedenti.

I presunti reperti archeologici fotografati da Sanremo news nel cantiere ferroviario di Ventimiglia (leggi qui), hanno acceso un nuovo dibattito nel gruppo Facebook “Leggere la città Medioevale”. Molti sono stati gli interventi a corollario del nostro articolo, in modo particolare vogliamo segnalare quello del Professor Philippe Pergola e del Dottor Giuseppe Palmero.

Il Professor Pergola, che ha segnalato l'articolo al gruppo, commenta: “Singolare, ma difficile esprimersi in base alle fotografie. Certamente si tratta di zona archeologica ad alto rischio, dove ogni azione nel sottosuolo dovrebbe essere sottoposta ad accertamento. Non posso credere che tali lavori non siano stati preventivamente segnalati sia al Comune che alla Soprintendenza Archeologia a Genova, che devono rilasciare un nulla osta e ordinare uno scavo preventivo, a meno che la documentazione pregressa non attesti che precedenti accertamenti non avevano evidenziato nulla. In un paese civile, occidentale, firmatario di convenzioni internazionali, Ventimiglia alta, ma anche molto della Ventimiglia moderna e di architetture più recenti, comprese ottocentesche o di primo Novecento, dovrebbe essere vincolato e protetto.”

Anche il Dottor Palmero ha deciso di intervenire al dibattito sul social, con questo commento, documentato da alcune foto di una precedente simile situazione: “Intervenni perché vidi operare le benne nei vicoli di Ventimiglia Alta. Il tutto in assenza completa di controllo archeologico. Fui io, per primo, mentre altri tacevano da buoni cortigiani, ad informare la Soprintendenza di quanto stava accadendo. E di fatto intervenne dando incarico ad una ditta seria e competente per il controllo archeologico. La mia moral suasion, in un contesto di collaborazione istituzionale, non funzionò e così fui costretto a denunciare pubblicamente quanto stava accadendo".

Stefania Orengo