Attualità - 07 giugno 2015, 17:22

A tu per tu con Mons. Borghetti, da Pitignano ad Albenga per mettere ordine in diocesi

Caritas, immigrazione, seminario e famiglia ecco le risposte del vescovo Coadiutore della diocesi di Albenga e Imperia.

Un’ora di intervista radiofonica, o meglio, un’ora di chiacchierata con il “Vescovo/parroco” che, pazientemente, si è prestato a rispondere alle domande che gli sono state poste e lo ha fatto con quel fare diretto e colloquiale che lo caratterizza e che gli ha permesso di entrare, tanto velocemente, nel cuore dei fedeli della diocesi di Albenga e Imperia.

Sono arrivato in questa diocesi il 24 marzo, il 25 c’è stata la lettura della bolla papale ed ho preso ufficialmente il mio incarico di Vescovo Coadiutore. Ho trovato un clima di accoglienza ed entusiasmo nei miei confronti che ricambio con affetto e che spero possa essere confermato e possa crescere con il tempo”afferma Mons. Borghetti sorridendo ed incalzando l’attenzione di tutti con una battuta “Un giudizio nei miei confronti positivo arrivato in poco tempo, spero che tra un anno nessuno si possa dire pentito di tanta fiducia concessami”.

Una decisione arrivata direttamente da Papa Francesco che ha inviato Mons. Borghetti in questa diocesi afflitta da scandali e chiacchiere, per porre finalmente rimedio a quanto in essa stava avvenendo. Per farlo, come è stato letto nella bolla papale, il canone 381 che ha conferito al Vescovo Coadiutore pieni compiti e poteri sia per quanto riguarda la gestione amministrativa che spirituale della diocesi.

Quali i primi interventi posti in essere?

Sto ancora valutando e conoscendo le parrocchie e le realtà locali, le associazioni, le organizzazioni e le persone che ne fanno parte. Terminato il periodo di valutazione avrò modo di intervenire”.

Qualche sentore di un imminente intervento in alcune specifiche realtà, ad ogni modo, inizia già a farsi sentire, in primo luogo nella Caritas ed alla domanda se proprio in questo ambito ha avuto modo di percepire qualche problematica a cui fare fronte, Mons. Borghetti risponde deciso “Credo molto nella Caritas che svolge un ruolo molto importante, specialmente in un periodo di profonda crisi come quello che stiamo vivendo. Le persone hanno bisogno di interventi ed assistenza immediati e concreti. Proprio per questo motivo sto mettendo piene mani in questa realtà per valutare gli interventi più opportuni da porre in essere per migliorarla e fare in modo che sia ancora più funzionale”.

Sul tema dell’assistenza, l’attenzione, specie in questo periodo e specie ad Albenga, non può che rivolgersi al tema immigrazione.

Arrivando ad Albenga e girando per la città ho avuto da subito un contatto diretto con questo tema, del resto rientro spesso la sera in curia attraversando Piazza del Popolo ed è impossibile non notare l’elevato numero di stranieri e gli assembramenti di persone impegnate, a volte, in attività poco lecite. Naturalmente ci sono molti lavoratori e persone oneste e la Chiesa in questo senso, non mette alcuna preclusione. Per definizione la chiesa è “non escludente”, è anzi una realtà integrante, però accoglienza non significa superficialità. Dobbiamo accogliere le persone se siamo in grado di aiutarle a vivere in maniera dignitosa dando loro le premesse per una integrazione reale che qualifica le persone umane”.

Indirizzi e considerazioni condivisibili quelli di Mons. Borghetti, che, sebbene in una fase di studio e valutazione, alcune decisioni e cambiamenti pare averli già apportati, specie in seminario.

Consacrazioni di seminaristi e diaconi rimandate per “testare” meglio le vocazioni che, per qualcuno, sarebbero arrivate in netto anticipo rispetto a quanto previsto solitamente (dopo 4 anni invece che 5 di seminario).

Come mai, per alcuni era stato deciso di accelerare i tempi ed il percorso ed ordinarli parroci prima del tempo?

“Il percorso di ciascuno deve essere valutato singolarmente, è un po’ come per l’università, la laurea arriva solitamente dopo 5 anni, può arrivare però anche dopo, o, se il rettore lo decide anche prima”.

In questo caso attraverso la metafora è chiaro capire che il “precedente rettore” Mons. Oliveri aveva valutato il percorso di alcuni seminaristi decidendo di ordinarli prima del tempo. Valutazione evidentemente non condivisa da Borghetti che ha deciso di rimandarle.

Ho deciso di rimandare queste canonizzazioni dopo diversi colloqui con gli interessati. Ho ritenuto necessario approfondire la conoscenza con i seminaristi per valutare chi avessi realmente davanti e la presenza nei loro cuori della vocazione necessaria per affrontare questo percorso di vita. Attraverso gli incontri che ho fatto e che continuerò a fare valuterò gli obiettivi di ognuno di loro e la pertinenza o meno di questi al percorso ecclesiastico che intendono intraprendere” afferma Borghetti.

Una decisione non accolta proprio con il sorriso, specialmente dagli interessati “Ritornando al paragone universitario, immaginiamo uno studente che ha la tesi fatta e che sta per laurearsi, ad un certo punto arriva il nuovo rettore che rimanda la sua laurea per nuove valutazioni, certamente lo studente rimarrà male dalla decisione, ma sono convinto che il mio punto di vista è stato capito. Non ho voluto escludere nessuno, solo, come ripeto, ho avuto bisogno di un po’ più di tempo per valutare”.

Un dialogo aperto e sincero diretto e facilmente comprensibile a tutti durante il quale si è parlato anche di famiglia e di amore e durante il quale è emerso uno studio approfondito dell’animo umano da parte di questo Vescovo che, sebbene distingue la sacralità della famiglia cristiana intesa come uomo, donna e il frutto del loro amore, i figli, riconosce e rimane aperto al rispetto delle relazioni belle, dell’amore così come conferma quanto già detto da Giovanni Paolo II in tema di accoglienza nella vita parrocchiale anche di quelle realtà oggi fortemente presenti quali le persone separate e divorziate che vogliono comunque partecipare alla vita della chiesa e che devono essere accolti e coinvolti.

Mara Cacace