Sanremo Ospedaletti - 15 marzo 2015, 11:04

In occasione della 106ª edizione della Milano-Sanremo, ecco il racconto di Andrea Gandolfo della prima edizione (1907)

In particolare sulle origini e gli antecedenti, a volte non sempre molto conosciuti, della prima edizione della Classicissima

In occasione dell’ormai imminente svolgimento della 106ª edizione della Milano-Sanremo, che, com’è noto, scatterà domenica prossima, lo storico Andrea Gandolfo 'rispolvera' un po’ la memoria sulla mitica prima edizione della corsa nel lontano 1907, e in particolare sulle origini e gli antecedenti, a volte non sempre molto conosciuti, della prima edizione della Classicissima.

Ecco il suo racconto su come nacque la Milano-Sanremo:

    Nell’inverno del 1906 il direttore della “Gazzetta dello Sport” Eugenio Camillo Costamagna, che da tempo frequentava la Riviera per brevi periodi di riposo, si trovava a Sanremo dopo aver terminato un avventuroso “tour” a bordo di una Marchand in Sicilia, dove si stava per disputare la prima Targa Florio. Costamagna era anche legato personalmente al Ponente ligure, essendo nato a Oneglia nel 1864. A Sanremo Costamagna prese subito contatti con alcuni dirigenti dell’Unione Sportiva Sanremese per organizzare una prova di regolarità destinata alle cosiddette “vetturette” (così erano definite le piccole automobili da corsa dell’epoca antesignane delle odierne utilitarie) in due tappe, da Milano ad Aqui e da Acqui a Sanremo. Dopo una serie di laboriose trattative, fu raggiunto l’accordo per far disputare la corsa il 4 e 5 aprile 1906: l’Amministrazione comunale avrebbe garantito il sostegno finanziario alla manifestazione, mentre la “Gazzetta dello Sport” si sarebbe occupata dell’aspetto organizzativo al fine di pubblicizzare l’automobile come il nuovo mezzo di trasporto che si pensava avrebbe presto soppiantato le biciclette.

    La corsa si rivelò però un vero e proprio disastro sotto tutti i punti di vista con soltanto due vetture su trenta che riuscirono a tagliare il traguardo, impiegando per giunta ben due giorni per completare il percorso. La fine ingloriosa della corsa Milano-Acqui-Sanremo fu peraltro lo spunto per la prima edizione di un “Concorso della gnerra” (altro nome per indicare la pernacchia), allestito in una notte d’agosto del 1906 da alcuni buontemponi che bazzicavano dalle parti del Café Européen, un celebre ritrovo situato all’angolo tra via Vittorio Emanuele e via Feraldi allora più conosciuto col nome di Cafè Rigollet (dal nome del gestore dell’epoca), per mettere alla berlina gli organizzatori della corsa automobilistica. Il concorso organizzato presso il Café Européen prevedeva alcuni ricchi premi messi a disposizione dalle più importanti ditte cittadine. Il regolamento premiava in particolare coloro che fossero riusciti ad eseguire le pernacchie migliori: dalla più lunga alla più rumorosa, alla più modulata e, naturalmente, alla più umoristica. I giornali dell’epoca non riportarono tuttavia i nomi dei vincitori del curioso concorso. Intanto, mentre Costamagna era rimasto molto contrariato per l’esito della corsa delle vetturette e il suo direttore organizzativo era tornato a Milano dove la “Gazzetta” stava allestendo un concorso ginnico all’Arena, il presidente dell’Unione Sportiva Sanremese Giovanni Battista Rubino, insieme all’ingegner Stefano Sghirla e al signor Marcello Ameglio, appartenente a una delle famiglie più abbienti della città, prendendo spunto dal clamoroso fallimento della corsa delle vetturette, lanciarono il progetto di disputare una gara da Milano a Sanremo, non però con le auto, bensì con le biciclette, per dimostrare a tutti come queste fossero ormai diventate il mezzo di trasporto più sicuro e veloce. I tre si incaricarono quindi di recarsi a Milano per sottoporre la proposta a Costamagna.

    L’idea di organizzare la prima edizione della Milano-Sanremo sarebbe così nata dalla felice iniziativa di tre intraprendenti cittadini matuziani, che sarebbero riusciti nel loro intento grazie alla fattiva collaborazione del direttore della “Gazzetta” e del contributo finanziario dei loro concittadini. Giovanni Battista Rubino era figlio di Antonio, un imprenditore originario di Baiardo, che aveva impiantato una fabbrica di cioccolata in Francia, e dopo l’annessione di Nizza e della Savoia alla Francia, aveva trasferito la sua ditta a Sanremo, dove fondò pure una banca, la prima della città, che nel 1865 risultava già attiva con vari corrispondenti in Europa e in America. Costruì anche una manifattura di pipe e fiammiferi a Isolabona, dove rimise in piedi un’antica cartiera, edificò un palazzo in via Vittorio Emanuele e fondò una distilleria di essenze odorose. Ricoprì inoltre la carica di consigliere comunale, viceconsole di Russia e organizzò, insieme ad altri, il soggiorno a Sanremo della zarina Maria Aleksandrovna nel 1874. Giovanni Battista e suo fratello Agostino ereditarono dal padre la gestione dalla Banca Rubino, ma una serie di incontrollate speculazioni finanziarie e le difficoltà derivanti dalla situazione economica generale ne determinarono il fallimento nel 1908, con un passivo di un milione e duecentomila lire e un attivo stimato di ottocento mila lire. In breve tempo l’istituto creditizio della famiglia Rubino sarebbe stato assorbito dalla Società Bancaria Italiana, che subentrò ai creditori e aprì una propria succursale a Sanremo. Giovanni Battista Rubino era infine il padre del noto pittore e disegnatore Antonio, nato a Sanremo nel 1880, che sarebbe diventato uno dei più celebri artisti liguri del Novecento. L’ingegnere Stefano Sghirla era omonimo, e forse discendente, dell’autore degli Almanacchi di San Remo, una serie di piccoli opuscoli pubblicati in città nel periodo risorgimentale, che riportavano osservazioni politiche e sociali in forma satirica sulla società e i costumi del tempo. Marcello Ameglio apparteneva invece a una famiglia matuziana, tra i cui vari esponenti vi era stato anche un deputato al Parlamento Subalpino, Giuseppe Ameglio, che si era battuto contro la cessione di Nizza alla Francia e per l’istituzione del liceo classico locale.

    Nel frattempo, Rubino, Sghirla e Ameglio, giunti a Milano presso la redazione della “Gazzetta dello Sport” in via Santa Radegonda, erano stati ricevuti direttamente da Costamagna, che, però, sulle prime, manifestò una certa perplessità in merito all’accettazione o meno della loro proposta, forse anche perché deluso dai risultati della corsa Milano-Acqui-Sanremo, o, più probabilmente, per la mancanza di fondi adeguati per sovvenzionare il progetto. Pesavano negativamente anche le pessime condizioni in cui versavano le strade che avrebbero dovuto costituire il percorso della competizione e l’eccessiva lunghezza della gara. Il direttore della “Gazzetta” fece presente ai tre sanremesi che, per organizzare la corsa in modo decente, occorrevano “almeno” 700 lire. Per nulla demoralizzati, ma ancor più convinti del valore del loro progetto, Sghirla, Ameglio e Rubino, una volta rientrati a Sanremo, cominciarono subito a svolgere un’intensa propaganda presso buona parte della cittadinanza allo scopo di raccogliere nel più breve tempo possibile la cifra richiesta. Grazie alla collaborazione di numerosi concittadini, tra cui in particolare Aristide Godetti, Nuccio Fontanelli, Petrin Capoduro, Giovanni Almerini, Eugenio Pisani, Aldo Roggeri, Carlo Minetti, Giovanni Battista Villa, Italo Scotto, Giobatta Roggeri, Alfredo Crémieux, Piero Perelli e il giovane segretario della sezione ciclismo dell’Unione Sportiva Sanremese Piero Perotti, che cercarono anche di convincere della bontà dell’iniziativa lo stesso Costamagna durante un suo breve soggiorno in Riviera nell’inverno del 1907, fu aperta una sottoscrizione con l’obiettivo di raccogliere i soldi necessari per organizzare la manifestazione. Furono particolarmente numerosi i sanremesi che risposero entusiasti all’appello aderendo alla sottoscrizione. Andò così che in pochissimi giorni si raggiunse la somma prestabilita, ricorrendo persino al metodo del “porta a porta”. Racimolato il denaro occorrente, Rubino, Sghirla e Ameglio tornarono a Milano per consegnare la somma richiesta a Costamagna, che, convinto anche dal suo stretto collaboratore Tullo Morgagni, caporedattore della “Gazzetta”e strenuo sostenitore del progetto, pur non senza qualche perplessità, si decise ad accettare la proposta di organizzare la prima edizione della nuova gara ciclistica. La direzione tecnica della corsa venne affidata al fido collaboratore di Costamagna Armando Cougnet, che ideò anche il percorso della competizione tracciandolo, da Milano a Sanremo, su una carta del Touring Club Italiano.

     Raggiunto l’accordo tra la “Gazzetta”, che avrebbe curato l’organizzazione della corsa fino alla periferia di Sanremo, e l’Unione Sportiva Sanremese, che sarebbe stata unica responsabile della manifestazione dal punto di vista logistico nel territorio comunale matuziano, Ameglio, Rubino e Sghirla, ma in particolare quest’ultimo, chiesero altre garanzie, tra cui soprattutto la partecipazione alla competizione di qualche importante corridore straniero. Costamagna e Cougnet affidarono poi al giornalista sportivo Augusto Carlo Rossini l’incarico di gestire parte dell’allestimento del percorso e curare i rapporti con i dirigenti dell’Unione Sportiva Sanremese e del Veloce Club Ligure, che avrebbe gestito la competizione dal Turchino ad Arenzano. L’ingegner Sghirla continuava intanto a insistere sul tasto degli stranieri, mentre Cougnet perfezionava ulteriormente la macchina dell’organizzazione e Costamagna si persuadeva definitivamente della straordinaria importanza della nuova corsa. Nel frattempo Rossini era infaticabile nel mettere a punto la macchina dell’organizzazione: per il transito sul ponte di barche del Po contrattò l’importo del passaggio per quanti corridori si calcolava sarebbero passati, senza costringerli a doversi fermare per un controllo.

     Chiese inoltre al sindaco di Ovada di organizzare un “rifornimento” al passaggio dei ciclisti e quest’ultimo si affrettò a convocare i rappresentanti delle società sportive locali per fare in modo di soddisfare la sua richiesta; curò infine i minimi dettagli affinché tutto filasse liscio nel tratto da Novi Ligure a Ovada, una zona allora del tutto inedita per le competizioni ciclistiche. Rossini si diede anche molto da fare per assicurare alla corsa i nomi più prestigiosi del ciclismo internazionale, recandosi pure all’estero per “ingaggiare” i più grandi campioni del pedale. Superate le ultime difficoltà di natura organizzativa, alle 4,30 di mattina di domenica 14 aprile 1907, presso l’osteria “Conca Fallata” lungo il Naviglio pavese, appena fuori Porta Genova, in una giornata peraltro molto fredda e piovosa, prendeva quindi finalmente avvio la tanto attesa prima edizione della Milano-Sanremo, una corsa destinata ad entrare ben presto tra le grandi classiche del ciclismo internazionale.

Dott. Andrea Gandolfo - Sanremo".

C.S.