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Attualità | 29 aprile 2014, 18:36

Edilizia al collasso in Provincia: ogni giorno falliscono imprese, disoccupazione ai mini dal Dopoguerra. Il grido d'allarme Presidente Ance

"L'edilizia e l'immobiliare, per gli istituti di credito, sono in vetta nella classifica delle posizioni a rischio."

Edilizia al collasso in Provincia: ogni giorno falliscono imprese, disoccupazione ai mini dal Dopoguerra. Il grido d'allarme Presidente Ance

“Ancora una volta dobbiamo prendere atto della situazione catastrofica in cui continuiamo a trovarci: la crisi che ha investito in modo particolare il settore delle costruzioni non è ancora finita. Le imprese, quelle che finora sono riuscite a resistere, ormai hanno esaurito anche le riserve: giornalmente siamo costretti ad assistere alla chiusura, se non al fallimento, di aziende che non riescono più ad andare avanti.” Non usa mezzi termini il Presidente dell’Ance (Associazione nazionale costruttori edili), Olimpio Lanteri.   

La disoccupazione è giunta ai minimi storici dal Dopoguerra. Per avere l’istantanea del lavoro nell’edilizia in Provincia è sufficiente guardare i dati evidenziati dalla Cassa Edile: negli ultimi sei anni, le imprese iscritte sono calate del 30%, gli operai iscritti del 44% e la massa salari del 32%. 

“Gli enti pubblici – evidenzia Lanteri – non possono cantierare lavori a causa delle stringenti regole economiche cui sono soggetti, non ultimo dal ‘famigerato’ patto di stabilità. La burocrazia che esiste nel nostro paese non è paragonabile a nessun altro paese europeo: dopo anni in cui sentiamo parlare di semplificazione, dobbiamo prendere atto che ogni giorno si aggiunge un ulteriore adempimento ai tantissimi già esistenti, un proliferare di leggi, regolamenti e disposizioni. Vorrei accennare, per esempio, alla legge Regionale del 21.12.2013, relativa al rilascio dell'autorizzazione preventiva per la realizzazione delle opere in cemento armato in zona sismica. Questa nuova legge prevede che gli uffici Provinciali, con specifica delega della Regione, verifichino tutti i progetti relativi ad opere in cemento armato, senza che gli uffici competenti siano sufficientemente strutturati per svolgere il nuovo compito. Ciò comporta, come unica conseguenza, che i pochi lavori che potrebbero essere cantierati sono fermi in attesa  di un’ulteriore autorizzazione: senza voler entrare nel merito della  posizione che hanno i progettisti, i quali, proprio per il loro ruolo, sono responsabili dei progetti che firmano, ritengo che aggiungere ulteriori incombenze e, quindi, altri ritardi a quelli già prospettati  per ottenere un qualunque atto autorizzativo, non rappresenti una forma di semplificazione”. 

Ammonisce il Presidente dell’Ance: “Il mercato immobiliare è fermo da troppo tempo: non solo non si costruisce più nulla, ma, ancor peggio,  non si riesce neppure a vendere quanto realizzato. I tempi per il rilascio anche di un modesto permesso di costruire sono tanto lunghi da costringere a rinunciare chi ancora avesse interesse, coraggio e disponibilità a fare qualunque tipo di operazione. Ora si sta parlando di questo nuovo strumento urbanistico, il P.T.R. (Piano territoriale  Regionale ) che la Regione Liguria sta elaborando e che sin dall'inizio  ha destato non poche perplessità a noi, quali operatori del settore, ma anche agli ordini professionali  ed al mondo del lavoro tutto.  Non vogliamo più sentirci dire che i costruttori sono coloro che pensano solo alla speculazione edilizia: si può costruire bene nel rispetto del territorio e dell'ambiente. Come se non bastasse esiste poi il problema del credito: le banche hanno, ormai da tempo, adottato una politica di forte restrizione. Alle imprese, anche a quelle ancora sane ed in attività, sono state ridotte drasticamente le linee di credito ed ai privati, ancorchè  solvibili, non vengono più concessi nè mutui nè finanziamenti per l'acquisto o ristrutturazione della casa. L'edilizia e l'immobiliare, per gli istituti di credito, sono in vetta nella classifica delle posizioni a rischio. In realtà ci sono ancora tante aziende sane, anche se qualche volta non riescono a soddisfare  i cosiddetti parametri di valutazione (Basilea, Rating ecc.). Non credo che questa rigidità di sistema sia un modo per contribuire a sbloccare  il meccanismo del lavoro. In questa situazione non pare difficile capire che per poter sperare in una, seppur lenta, ripresa dell'economia, sia indispensabile rimettere in moto la macchina del lavoro. Noi siamo pronti, ma anche stanchi di sentir dire che la crisi è mondiale, che non è facile fare qualcosa. Pare che nessuno sia in grado di dare delle risposte concrete e credibili. Chi occupa i posti di governo, a tutti i livelli, dovrebbe assumersi tutte le responsabilità che la propria  posizione implica e fare quanto nelle sue competenze e possibilità.”

E conclude: “Siamo la categoria  più "massacrata" dalle imposte, tra dirette ed indirette, sopportiamo un'aliquota che supera il 60 per cento, ma, allo stesso tempo, il comparto edile dà lavoro a tanta gente e trasforma, con la propria attività e l'indotto che mette in moto, il valore iniziale di 1 euro in 3,5 euro  di prodotto finale. Negli ultimi anni il settore dell’edilizia ha perso circa 2000 posti di lavoro e ha visto chiudere numerose imprese storiche del territorio, ma, a parte gli addetti ai lavori, nessuno sembra essersi accorto dello stillicidio che sta vivendo il comparto. Dopo tanto tempo, si sente finalmente parlare di finanziamento delle opere pubbliche: edilizia scolastica, messa in sicurezza  del territorio, capitoli, entrambi, che nella nostra provincia sono all'ordine del giorno per la gravissima situazione in cui versano. L'appello che vogliamo rivolgere  ai nostri amministratori è di non perdere questa occasione che, oltre a risolvere le situazioni di cui abbiamo detto, potrebbe contribuire a far riattivare il meccanismo del lavoro in misura importante. In ultimo vorrei, ancora una volta, ricordare alle amministrazioni che la legge permette di appaltare  lavori con strumenti di assoluta trasparenza e nel rispetto di tutte le regole, alle imprese locali che, ricordiamolo, sono quelle che danno lavoro alla gente del posto e che pagano le imposte sul territorio”. 

Renato Agalliu

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