Uno dei nostri opinionisti locali, il Cantautore Christian Gullone ci ha voluto tracciare un bilancio su questo 64° Festival di Sanremo.
"Il festival si sa, è un baraccone che in una settimana traghetta nella nostra città tipologie diverse di personaggi che cercano in ogni modo quei 15 minuti di celebrità di cui parlava Warhol. Per una settimana intera tutte le televisioni, le radio, e mamma Rai sono impegnate 24 ore su 24 a pensare Sanremo con grande lustro, le strade sono pulite il tenore di vita si alza. Ed ecco che parte il Festival, io personalmente sono uno dei Sanremesi (per metà Sanremaschi) che non vedono l'ora che il sipario del teatro Ariston prenda vita con la sua bella orchestra i suoi lustrini e la sua scenografia di cartone".
"Insomma veniamo al vivo, il Festival di quest'anno parte con tre pensieri per me, il primo: siamo sicuri che il sipario si sia aperto? Potrebbe anche aver deciso di protestare, anche i sipari ormai si sa sono in crisi, si aprono e si chiudono talmente poco che ormai si bloccano. Il primo intervento di Fazio ci fa intendere una cosa, che il Festival di quest'anno sarà troppo intellettuale, la scena con il suo concept ce lo dimostra, un monumento alla ricchezza dimenticata. Vorrei evitare di parlare delle crisi, delle manifestazioni di disturbo, vere o finte che siano, preferisco parlare di cose che conosco, o che presumo di conoscere come le canzoni, visto che parliamo di musica.
Qualcuno molto più bravo di me una volta disse, “Parlare di musica è un po' come ballare di architettura” ma proviamo a stilare delle piccole pagelline per questa edizione. Prima critica che pongo ai partecipanti riguarda un'aspetto molto strano, tutti o quasi tutti si aggrappavano all'asta del microfono, e considerando che nei Giovani questa situazione andava a sfumarsi, immagino che il microfono stia in piedi da solo, insomma mancava un po' quella mobilità, quella ricerca di un messaggio altro.
I miei favoriti sono sicuramente "I Perturbazione" che con la loro canzone pop elettronica hanno dato un senso vitale alla kermesse che in un primo tempo mi è sembrata troppo legata al passato, con brani come il primo escluso di Arisa, sembravano arrivare da un passato remoto, con un testo inutilizzabile con la melodia. Non mi è piaciuto il brano portato da Giusy Ferreri una canzone Banalotta che avrà sicuramente successo ma che non dà lustro alla voce della Ferreri, una canzone che ci fa rimpiangere Novembre, ed è detto tutto, manca nelle canzoni dei big un ritornello cantabile, uno di quelli che ci rimarranno negli anni. Bello il pezzo di Palma, ma anche questo della serie non si esce vivi da qui. Un bel brano quello escluso di Riccardo Sinigalia.
Molto carino anche il brano di Frankie Hi Nrg Mc. Gualazzi e Bloody Betroots hanno sicuramente fatto parlare di se, però avrebbero fatto meglio, secondo me, a dare importanza al coro che li accompagnava! Il Favorito Renga canta una canzone interessante ma che ci fa rimpiangere il passato, scritta da Elisa, forse sarebbe stata una bella canzone da tenersi per se. I giovani quest'anno hanno dato una speranza, Diodato ha una voce incredibile, un'energia molto intensa dal vivo e regala molto a chi lo ascolta, credo ne sentiremo ancora parlare. Zibba è un maestro, a dimostrarlo il premio Mia Martini e il Dalla, ma anche il Tenco e tutti gli altri, il cantautore ligure fa parlare di se e continua a mietere vittime e successi.
Strameritata la vittoria per Rocco Hunt è uno che tiene la scena, si lancia sul pubblico e mantiene alta l'energia. Non male 1969 di The Niro, ma andatevi ad ascoltare Liar, scoprirete una grandissima voce. Altro piccolo pensiero va a solo uno degli esclusi, Filippo Graziani aveva un bellissimo brano, ma l'hanno messo la stessa serata di Zibba e Diodato, che erano veramente convincenti!
In merito ai finalisti dei big che dire, al terzo ascolto Gualazzi insieme a The Bloody Beetroots mi ha convinto un po di più anche se sono sempre dell'idea che il coro andava presentato meglio. Rubino tra i tre meritava di vincer più di Arisa che ha ghiacciato la platea dicendo che non si scomponeva. Ho apprezzato molto di più i giovani che forse riescono a mantenere la loro identità artistica.
Ad ogni modo, il Festival sarà anche quest'anno ricordato come un fenomeno di costume, e di socialità, indimenticabili saranno i due eroi della crisi, resta da pensare ad una cosa, che anche quest'anno dobbiamo pensare che la bellezza, quella vera, salverà il nostro mondo, ma che ci sono ancora troppi eroi per poterlo salvare!"
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