Il commento al Festival del nostro lettore Pierluigi Casalino:
"Anche Sanremo 2014 è andato in archivio, tra le battute di Crozza, il trionfo di Arisa e il riconoscimento della critica a Cristiano De André. Un Sanremo in calo di audience, forse in calo come idea di Festival, ma pur sempre evento irrinunciabile per questa città e per questo Paese: ammettiamolo che Sanremo stanca più come confezione che come principio. Dare a Sanremo ciò che è di Sanremo comunque: le forme passano, la manifestazione resta e resterà fino alla fine dei giorni, fino alla fine dei suoi giorni. Il momento è quello che è, e anche Sanremo è immagine della disaffezione della società. Quando si predisse che Sanremo sarebbe crollata sotto il peso di drammatici sconvolgimenti climatici, nessuno, tuttavia, poteva immaginare che, nonostante tutto, Sanremo avrebbe sfidato il destino, rinascendo dalle proprie ceneri come un sortilegio della maga Matuzia. Sanremo è un ibrido, è vero, unisce in sé svariate funzioni archetipe. Sanremo resta legato a forti emozioni: Sanremo vale sempre la pena per recuperare il gusto della primavera alle porte, per cacciare i risvegli malinconici: la sua forza è di farsi guardare, malgrado tutto, malgrado succedano sempre le stesse cose ogni anno. Per dirla con Diderot, il Festival fa ogni cosa imperfettamente, in maniera diseguale. Per misurare la portata del disastro,(ma quante volte questo disastro si è puntualmente ripetuto) e prendere coscienza del cambiamento dei tempi. Non è inutile insistere sulle qualità che fanno di Sanremo un giullare obbligato. Il ritratto che ne ha lasciato Fazio vale la pena di essere ricordato: non certo come l'anno zero, ma perché, come nell'universo dell'antico dio Vertumno, Sanremo è riuscito a raccontarsi ( e a raccontare anche il suo "disastro") e anche perché la sua gioia narrativa ha contraddetto (e contraddice) il concetto stesso di "disastro". Sanremo riconosce, dunque, d'aver sacrificato sé stesso ad una battuta di spirito, dimenticando i suoi calcoli di marketing per il piacere di divertirsi. Il presente è l'insoddisfazione e tutto il riso di oggi è squalificato, in attesa di un futuro ancora sconosciuto, forse migliore. Anche così Sanremo è lo specchio dell'Italia".