Da domani tutti gli arrestati della provincia di Imperia, da Ventimiglia a San Bartolomeo, saranno associati unicamente al carcere via Agnesi e non più anche a quello di Sanremo. E' la prima conseguenza della soppressione della Procura di Sanremo, decisa con il decreto del Ministro della Giustizia di riorganizzazione delle sedi giudiziarie, conseguenza che vede rinnovare le proteste del primo Sindacato della Polizia Penitenziaria, il SAPPE.
"E' inutile nascondere che c'è preoccupazione tra i poliziotti del carcere di Imperia. Già oggi il penitenziario imperiese è sovraffollato, con più di 100 detenuti rispetto ai circa 60 posti letto regolamentari. Pensare che tutti gli arrestati saranno associati unicamente al carcere di via Agnesi vuol dire acuire questo sovraffollamento e rendere ancora più pericolose e stressanti le condizioni di lavoro dei poliziotti penitenziari". Lo dichiara Roberto Martinelli, Segretario Generale Aggiunto del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria SAPPE, il primo e più rappresentativo del Corpo.
Martinelli ricorda che "il SAPPE è sempre stato contrario al decreto di riorganizzazione delle sedi giudiziarie, che in Liguria vede chiudere insieme a quello di Sanremo anche il Tribunale di Chiavari", prosegue Martinelli. "Basterebbe pensare ai gravi disservizi che andranno a colpire comprensori con diverse centinaia di migliaia di abitanti, alle pesanti ripercussioni per l'economia del territorio e all'aggravio di costi per i cittadini che devono usufruire dei servizi relativi alla giustizia. L'accorpamento degli Uffici Giudiziari - Sanremo con Imperia, Chiavari con Genova - determina un sicuro aggravio per l'Amministrazione Penitenziaria, e quindi per lo stesso Ministero della Giustizia, non solo in termini economici ma anche in termini di risorse umane, purtroppo già gravemente insufficienti. Si pensi, in particolare, a quelli che dovrà sostenere il Nucleo Traduzioni della Polizia Penitenziaria di Imperia (peraltro con pochissimi agenti)".
Martinelli precisa, infatti che "accorpare i tribunali piccoli comporta necessariamente un aggravio di lavoro per la Polizia Penitenziaria, visto che in buona parte d'Italia le udienze di convalida degli arrestati non si tengono in carcere ma in tribunale, con contestuale impiego di uomini e mezzi della Polizia Penitenziaria. E questo in base ad una articolo delle disposizioni attuative del Codice di procedura penale che prevede appunto che l'udienza di convalida deve avvenire presso la struttura carceraria ove è ristretto il soggetto, salvo sussistano motivi di necessità ed urgenze. In questo caso l'udienza si svolge in Tribunale. La prassi dell'udienza di convalida fuori dal carcere è molto praticata... E allora a nostro avviso questo dovrebbe fare il Ministro della Giustizia Annamaria Cancellieri: richiamare la Magistratura alla eccezionalità dell'udienza di convalida in Tribunale, favorendone quindi lo svolgimento nelle strutture penitenziarie. Altrimenti, lo ribadisco, sopprimere i tribunali di ridotte dimensioni non produrrà un gran risparmio. Anzi. Determinerà un aggravio di lavoro e spese per il Corpo di polizia penitenziaria, cui è affidato il compito di trasportare e tradurre i detenuti".