Politica - 24 agosto 2013, 13:02

Imperia: lunga riflessione di Pasquale Indulgenza: "Apriamo una discussione pubblica sul modello di sviluppo"

"Gli sviluppi del dibattito suscitato qualche settimana fa sulla vicenda Ferriere/Porta del mare fanno facilmente capire che, nelle prevalenti intenzioni, c'è già un consenso trasversale all'operazione richiesta da Colussi".

Pasquale Indulgenza

"Gli sviluppi del dibattito suscitato qualche settimana fa sulla vicenda Ferriere/Porta del mare fanno facilmente capire che, nelle prevalenti intenzioni, c'è già un consenso trasversale all'operazione richiesta da Colussi".

E' quanto afferma Pasquale Indulgenza del Comitato Politico Regionale P.R.C che prosegue: "Dopo i reiterati interventi del Sindaco e la nota ufficiale del PD, si è pronunciato anche il capogruppo del PdL Ranise. Tutte queste posizioni, pur nella diversità degli accenti posti tatticamente, mostrano di essere favorevoli alla cosa. Ranise tiene un intervento esemplare e illuminante dell'attuale, curiosa situazione imperiese: non solo fa intendere chiaramente la propensione del proprio gruppo, ma, da par suo, prende a celebrare l'operato dell'ex pluridelegato assessore Lanteri (porti, urbanistica, edilizia privata), al tempo del Sappa bis 'curatore' della pratica in argomento.

Non si può non osservare, in omaggio "al minimo di verità storica" che sta tanto a cuore a a Ranise: parliamo dello stesso attore politico che nel 2003, come egli stesso ha dichiarato in qualità di teste nello scorso aprile al processo che tuttora si sta celebrando a Torino per l'affaire porto turistico, sorvolava la città in elicottero insieme con l'allora ministro Scajola, Caltagirone e Fiorani per un volo panoramico durante il quale furono visionate e illustrate "le opportunità della città di Imperia" -, e che oggi, guarda caso, viene qualificato dalle cronache cittadine (giornalistiche e di strada) come "grande elettore" del neosindaco Capacci.

Nel merito della questione, intendiamo tenere due considerazioni che vanno ad intrecciarsi in un'unica riflessione:1) E' evidente che con la crisi montante e con la situazione meschina in cui si ritrova il territorio, la spinta a far credere che una megalottizzazione come quella della "Porta del mare" sia un intervento 'oggettivamente' benefico sul piano economico, capace di provocare ricadute utili per la città. ("Un progetto cruciale dello sviluppo economico e turistico della nostra città" - dice eloquentemente Ranise), e che la cosa venga fortemente favorita dal clima sociale e psicologico di sempre più forte disorientamento. La 'drammatizzazione' sotto traccia dei rischi che deriverebbero da una sua 'bocciatura' fa il resto. Ma questa è una retorica che viene da lontano e che ad Imperia conosciamo bene. Una retorica del consenso che giusto da una quindicina di anni ha trovato nei balletti intorno al futuro/non futuro dell'Agnesi il modo di esaltarsi, con l'unico risultato, nella realtà, di mettere al palo il distretto agroalimentare, esistente sulla carta ma mai fatto decollare, e di evitare di confrontarsi con altre ipotesi di sviluppo che non fosse una completa turisticizzazione del territorio basata sull'occupazione intensiva della nostra linea di costa. Il punto, quindi, è se anche ora, nuovamente, gli imperiesi sono disposti a bersi simili raccontini o se vogliano finalmente far chiaro sul proprio destino. Proprio perché la crisi - oltre che le arcinote e vergognose vicende cittadine del "porto più bello del Mediterraneo - stanno mostrando che "il re è nudo".

2) Come abbiamo già avuto modo di dire, la vicenda del progetto Colussi costituisce una vera e propria cartina di tornasole della politica locale, non solo amministrativa, poiché in gioco c’è il modello di sviluppo della città.L'ineffabile Ranise afferma che "la complessità del progetto (il primo, ndr) non permetteva ulteriori spazi di manovra, pena il fallimento dell’operazione stessa" e che ora le condizioni urbanistiche sono ulteriormente mutate, non certo in meglio  la variante proposta da Colussi non deve scandalizzare ma deve essere vagliata e studiata in tutti i suoi aspetti".Si tratta di affermazioni, anche poco chiare (che cosa si intende per "condizioni urbanistiche", di grazia, e che vuol dire la ricercata sottolineaura del fatto che il progetto fosse stato approvato "legando strettamente il marchio Colussi al territorio di Imperia"?) che cozzano contro una realtà di gigantesca compattezza ed evidenza: quella di cui parliamo è una megaoperazione dal preminente interesse immobiliare e finanziario che pretende la costruzione di centinaia di appartementi in riva al mare. Un'operazione enormemente impattante, dunque, di mera valorizzazione della rendita.

La questione che si pone, non da oggi, in occasione di una pretesa variante peraltro giacente da tempo, ma dall'origine di quel disegno, non è una sterile o maligna volontà di contrapporre "immobilismo" a qualcosa di concreto, ma se, ancora una volta, questa città e la sua comunità si debbano accollare una enorme colata di cemento sul fronte mare. Se si debba ancora una volta subire la logica di iniziative il cui obiettivo è l'accrescimento della rendita e non la promozione del lavoro. Se ancora una volta la propensione 'immobiliarista' della più parte della grande imprenditoria operante da noi debba mettere fuori gioco, ancor prima che si possa 'andare in campo' e 'giocare la giusta partita', la discussione, in verità sempre più urgente e stringente, sulla qualità dello sviluppo economico atteso e sugli investimenti produttivi che sarebbe necessario stimolare e tenere. Se quella zona di assoluta importanza del territorio cittadino non meriti una trasformazione maggiormente corrispondente ad un avanzamento della qualità urbana, ambientale e sociale, come lo stesso PD locale, oggi al governo dell'Ente, riteneva di sostenere pubblicamente nel febbraio scorso.

E' qui - e solo qui, nella 'terra di mezzo' dove va giocato il confronto civile su beni comuni, vivibilità e opportunità di sviluppo - che può misurarsi e verificarsi la capacità dell'attore pubblico di far progredire l'interesse collettivo.Il problema della vicenda che stiamo commentando – cui naturalmente è sotteso un crudo discorso di rilevanti interessi economico-finanziari – è non solo politico, ma di ordine culturale e concettuale, denunciando gravi limiti della classe dirigente locale e una storica fragilità della cittadinanza attiva (a nostro avviso largamente indotta), e riguarda in primo luogo il ruolo dell'Ente Locale nelle politiche di pianificazione e programmazione territoriale. Per questo, al punto cui si è giunti, con l'estate ormai al termine e l'imminente ripresa dell'attività amministrativa, è di vitale importanza che in città si apra un vero confronto a tutto campo che chiami in causa e coinvolga tutte le parti politiche e le forze deputate a rappresentare il mondo del lavoro, affinché la questione "Porta del Mare" venga reinquadrata con la chiarezza e l'onestà che servono nella cornice complessiva che  la sua delicatezza merita e le scelte da fare possano essere davvero essere intese quali scelte 'impregiudicate'.

Per parte nostra, torniamo a richiamare l'appello accorato che alcune settimane fa muoveva dalle pagine di un quotidiano locale un docente dell'università di Torino, Giuseppe Valditara, che invitava gli attori pubblici e politici liguri a tenere una seria riflessione autocritica sull'urbanistica fin qui praticata (l'urbanistica elogiata da Ranise, diciamo noi..) "che ha consentito nel corso degli anni, da parte dei comuni liguri, lo scempio del territorio".

Dovremmo far caso tutti alle parole che seguono "Procede da Ponente a Levante una urbanizzazione selvaggia con costruzioni che ormai sorgono persino sul lido del mare, colline sventrate ed entroterra devastati. (...) È troppo sperare che ci sia in futuro il blocco di nuove costruzioni, destinate all’edilizia residenziale, nei comuni della costiera ligure e un incoraggiamento al recupero e ad una migliore manutenzione del patrimonio edilizio esistente? Temo che gli interessi della politica produrranno solo chiacchiere inconcludenti, senza prevedere quella che in molte altre regioni d’Europa è già da tempo una regola imposta e fatta rispettare".

Nella sostanza, sono osservazioni e attese che condividiamo: la nuova pianificazione urbanistica, ad Imperia, dovrebbe, contenere al massimo il consumo di suolo, ponendosi come serio ed esigibile freno ad operazioni speculative, qualificando invece le linee per avanzare e tenere progetti e iniziative che sappiano contemperare le giuste aspettative dei privati con le funzioni pubbliche che prioritariamente occorre ripristinare in un territorio oltraggiato per decenni dall'edificazione selvaggia e dalla trascuratezza infrastrutturale. Se non ora, quando?". 

C.S.