"Mi meraviglio che non abbia colto il senso delle mie considerazioni o, molto più probabilmente, abbia fatto finta di non comprenderle, perché la mia critica non era certo mirata alle manifestazioni della Marina e a ciò che lei in pochi mesi ha potuto fare".
Risponde così Gianfranco Grosso, Capogruppo Imperia Bene Comune al sindaco Carlo Capacci, in merito alle manifestazioni.
"Sono ben conscio delle difficoltà che si incontrano quando si prende un Comune a metà anno e quel Comune è praticamente bloccato nei conti, lo provai personalmente al tempo dell'Amministrazione Berio, nel lontano 1995. - spiega Grosso - Prova della nostra comprensione è stata l'approvazione in consiglio comunale della sua proposta di aumento di deroghe per gli spettacoli in città, voto che ho considerato dovuto per andare incontro alle esigenze dei commercianti e per dare un nostro contributo concreto agli sforzi di chi lavora e investe sulla propria pelle. E' stato un segnale chiaro di opposizione costruttiva, al contrario del PDL. Io però credo che al di là dell'estemporaneità dei problemi e delle soluzioni tampone lei abbia il dovere di programmare già ora il futuro di Imperia e di dare dei segnali forti al tessuto economico imprenditoriale ancora presente nella nostra città e ciò lo può e lo deve fare non favorendo operazioni di pura rendita economica, anche se legittime, ma calibrando l'incontro tra l'interesse privato dell'impresa con quello dell'interesse pubblico cittadino".
"Certo che Colussi è legittimato a chiedere una variante che consenta di portare a casa il maggior utile possibile, tanto quanto lei è legittimato a chiedere garanzie e investimenti che, al contrario e nel rispetto dei ruoli e dei fini, diano prospettiva di lavoro e di stabilità alla città. Questo lei lo deve fare come Sindaco e non come imprenditore, può comprenderne il fine ma non necessariamente acconsentirlo per appartenenza ideologica. Se Colussi vuole fare veramente un investimento che lo faccia costruendo qualcosa che leghi l'Agnesi al territorio, che produca al contempo ricchezza per il gruppo e per la città . Le chieda di puntare su un progetto diverso, che colmi il vuoto di un settore agro-alimentare che lei per primo ha richiamato e difeso in campagna elettorale, come ho fatto anch'io. - prosegue - Il problema dell'imprenditoria in Italia, caro Sindaco, è legato al pessimo lavoro culturale e pianificatorio che fa la politica su quel ceto economico, consentendo spesso per ragioni di interesse e di lobbies di non investire nei processi produttivi, di non investire in innovazione, di non impiegare capitale proprio nel tessuto sociale e territoriale in cui l'imprenditore è incardinato e solo perché in Italia è più facile fare soldi con le agevolazioni e le prebende che la politica e le banche, governate dalla politica, offrono a certi gruppi di potere piuttosto che imporre all'imprenditore di creare lavoro vero, rischiando il suo di capitale e non quello degli altri".
"Io personalmente riconosco che il lavoro è tanto quello dell'operaio quanto quello del libero professionista o dell'imprenditore, purché tutti svolgano seriamente il proprio compito e puntino dritto all'obiettivo: la produttività. E rischino tutti proporzionalmente alla propria capacità e forza. Questo in Italia non succede perché la politica apre vie secondarie al mondo dell'impresa che sono il frutto di compromessi non legati al libero mercato o alla sana contrattazione con il governo del paese, ma al controllo degli interessi di lobbies e di partiti e, pertanto, già in partenza bacati. - conclude Grosso - Anche per Imperia è stato così per molto tempo, dove politica e banche hanno fatto la differenza nella selezione dell'imprenditoria locale e non per meriti ma per appartenenza politica, come in tanti altri settori. Diventare trasparenti e laici rispetto agli interessi privati, fare il Sindaco di tutti e non di pochi non significa dire di si o di no solo sulla base dei diritti legittimi, ma avere la forza e la capacità di indirizzare gli investimenti anche dei privati, di costruire rapporti economici in grado di creare lavoro e investimenti veri, di convincere l'imprenditore che il territorio risponderà alle sue sollecitazioni e che il Comune lo favorirà se sceglierà di redistribuire il proprio ragionevole utile sulla comunità otre che per se stesso".