E si ritorna a sognare come in un grande teatro d’opera, il direttore dell’Orchestra Sinfonica di Sanremo, che per altro in questo periodo versa in grande cresi (meditiamo), è un maestro d’eccezione: Daniel Harding. Anche l’ultima serata, come già era stato anticipato, punta sulla qualità e l’inizio è una trionfale “Cavalcata delle Valchirie” di Wagner seguita da “La marcia trionfale” dell’Aida di Verdi.
Vola poi la farfalla di Luciana Littizzetto, molto più scenica di quella della Belen, del resto carnevale è appena passato. Via al televoto.
Nessuno commento sui cantanti stasera, ne ho già fatti fin troppi, tutti all’altezza di una finale di Sanremo, tutti eleganti, nessuno escluso.
Mi ha fatto tenerezza Fazio, che parlando della statua di Mike, è finalmente riuscito a ricordare e ringraziare anche il Comune di Sanremo, qualcuno gli avrà fatto notare che ieri sera aveva fatto una bella gaffe.
Mamma mia quanto è emozionata Bianca Balti, in conferenza stampa era molto più sciolta, eppure dovrebbe essere abituata a calcare passerelle importanti. Saranno gli orecchini che pesano un quintale, sarà il vestito che la stringe troppo, ma a me pare un po’ troppo imbalsamata.
Del resto, come dice Luciana, la bellezza non è tutto. Non conta essere belli nella vita, ma l’importante è essere dei “fighi”, belli dentro, come di soliti si dice. Tutto giusto teoricamente, un bel messaggio, non sempre vero purtroppo.
A proposito di bellezza, ma non quella fisica, sul palco sale Lutz Forster: bellezza dell’anima, dell’arte che è il miracolo compiuto dagli uomini.
Martin Castrogiovanni è il più simpatico della serata, ha retto bene il palco dell’Ariston al fianco della scatenata Littizzetto. Rugbista della nazionale italiana, è nato in Argentina ma i suoi avi sono di Enna. Porta scritta in faccia la sua immagine da bravo ragazzo, semplice, del suo sacrificio ed impegno nello sport. Ecco si, forse l’aspetto fisico nello sport non conta, il fisico invece è importante, sempre che tu non voglia fidanzarti con una velina.
Certo non è mai facile stare su un palco importante come quello dell’Ariston, Claudio Bisio parte un po’ in sordina, parla di Topolino, sembra davvero imbarazzato, il fantasma di Crozza aleggia nella mente di tutti e credo anche in quella del comico di Zelig. E’ poco fluido, inciampa qualche volta, ma sul finale si riprende bene, la professionalità si riconosce, senza strafare. Intelligente il suo modo di parlare di politica a una settimana dal voto, ma forse non tutti lo hanno capito.
Vi svelo un segreto, non erano Andrea e Amos Bocelli quelli che si sono esibiti in Love me tender, ma semplicemente padre e figlio che facevano insieme una cosa che piace ed emoziona entrambi, proprio come accade, o dovrebbe accadere, fra due persone legate da un amore profondo. Il tenore italiano è un’ eccellenza, che tiene alto l’onore del nostro paese nel mondo.
Stendo un velo pietoso sul video clip che presenta Sanremo, tutte le sere lo stesso, forse è per risparmiare che non si sono fatti quantomeno cinque montaggi diversi.
Fazio e la Littizzetto, la strana coppia, ci hanno tenuto compagnia in queste cinque serata del Festival con molto familiarità e simpatia, mai banali, mai “normali” pur nella loro semplicità. Riassumono la loro avventura, sorridendo, divertendosi e facendoci divertire. I vincitori del Festival sono loro, che hanno avuto il coraggio dell’affrontare un Sanremo così diverso, premiati dal pubblico. La protagonista è stata finalmente la musica, l’arte espressa in tutte le suo forme.
La gara è gara, il vincitore c’è, rimarrà nella storia del Festival, vero, ma domani non conterà più. Ognuno di noi ascolterà solo le canzoni che più gli sono piaciute, che più l’hanno emozionato o magari semplicemente quelle che le radio suoneranno più spesso, senza pensare alla classifica.
Vince Marco Mengoni con L’Essenziale, secondo Elio e le storie tese con "La canzone mononota" a cui va anche Il premio al miglior arrangiamento, il premio della critica Mia Martini e quello della sala stampa web-tv-radio, terzi i Modà con "Se si potesse non morire".
Cala il sipario.