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Al Direttore | 06 febbraio 2013, 09:36

Andrea Gandolfo ripercorre un altro pezzo di storia che ha visto Sanremo protagonista

Andrea Gandolfo ripercorre un altro pezzo di storia che ha visto Sanremo protagonista

In occasione del bicentenario del conferimento all’illustre membro del casato Borea d’Olmo Tomaso Gio Batta del titolo di” Barone dell’Impero” da parte di Napoleone Bonaparte per i servigi da lui resi alla causa imperiale, Andrea Gandolfo, ha pensato di ricapitolare per sommi capi le principali vicende storiche sanremesi nell’età napoleonica ed offrirle qui di seguito all’attenzione: 

"Sistemata provvisoriamente la ripartizione amministrativa della Liguria, Napoleone, che aveva assunto nel frattempo il titolo di Primo console di Francia in seguito al colpo di Stato del 9 novembre 1799, avviò i preparativi militari in vista di una seconda campagna d'Italia, che sarebbe poi culminata, il 18 giugno 1800, nella vittoriosa battaglia di Marengo contro l'esercito austriaco. Nel corso delle operazioni di trasferimento delle truppe francesi dal loro territorio a quello italiano, il contingente inglese di stanza in Liguria effettuò numerose azioni di disturbo nei confronti dei soldati transalpini, oggetto di sporadici attacchi provenienti soprattutto dal mare. Uno di questi attacchi fu sferrato proprio alla compagnia francese di presidio a Sanremo l'8 maggio 1800, quando, verso mezzogiorno, alcune navi britanniche, tra cui una fregata e un brick, comparse improvvisamente sulla rada del porto, iniziarono a sparare cannonate contro i soldati francesi, che furono costretti ad evacuare in fretta e furia la città e a ritirarsi verso la Foce e Coldirodi; alle quattro del pomeriggio sbarcò quindi a terra un ufficiale inglese per accertarsi che i Francesi avessero effettivamente abbandonato la città, dove un'ora dopo entrarono altri soldati inglesi a cavallo che, per ritorsione verso i Francesi, abbatterono tutti gli alberi della libertà innalzati dai cittadini al tempo della nascita della Repubblica Ligure. Il giorno successivo comunque, senza che si verificassero altri incidenti, gli Inglesi ritornarono sulle loro navi e ripresero il largo, mentre i soldati francesi rioccupavano la città, ormai fuori pericolo. Nell'ambito della generale riorganizzazione amministrativa del territorio dell'estrema Liguria occidentale attuata nel 1802 in seguito alla cessione del principato di Oneglia alla Repubblica Ligure, Sanremo e i paesi limitrofi, già appartenenti alla smembrata diocesi di Ventimiglia, vennero inglobati nel nuovo dipartimento denominato “Giurisdizione degli Ulivi”, con capoluogo Oneglia.     

Nel 1805 infine il governo imperiale francese presieduto da Napoleone decretò l'annessione della Liguria all'Impero francese; nella nuova ripartizione amministrativa del territorio ligure che ne seguì, Sanremo venne promossa a sede di Sottoprefettura. Nel luglio di quell'anno, inoltre, trovandosi Napoleone a Genova, la Municipalità sanremese incaricò Tomaso Gio Batta Borea d'Olmo, l'avvocato Costanzo Grossi e gli agenti municipali Gio Batta Sapia Rossi e Luigi Stella, di recarsi nel capoluogo ligure per rendere omaggio all'imperatore. Giunta a Genova, la delegazione sanremese, a cui si aggregò anche il dottor Giacomo Rossi di Coldirodi,  fu ricevuta con molta cordialità da Napoleone, il quale non nascose la sua personale simpatia verso i Sanremesi, che egli considerava della «brava gente»; l'imperatore si intrattenne poi a conversare sull'origine e i componenti della sua famiglia con il Borea d'Olmo, che venne anche nominato presidente del Consiglio del Circondario di Sanremo. Il 22 settembre, quindi, con l'entrata in funzione dell'amministrazione francese, il signor Chassepot, già sottoprefetto di Monaco, venne nominato sottoprefetto di Sanremo, mentre il signor Laforet, proveniente anch'egli da Monaco, assunse la carica di presidente del Tribunale del Circondario, affiancato dai due magistrati Imbert e Greffier in qualità di procuratori imperiali; Tomaso Gio Batta Borea d'Olmo fu nominato Maire, cioè sindaco, e affiancato dai due aggiunti Carlo Laura e Luigi Arnaud (poi sostituito nel 1813 da Luigi Stella) e da trenta consiglieri comunali, il magistrato Grattarola divenne Giudice di Pace, Paolo Borea Giuniore Capitano del porto e il signor Aicardi commissario del locale presidio di polizia. Qualche anno dopo inoltre, essendo stato nominato Chassepot prefetto dell'Arriega, il maire Borea d'Olmo, che già ne svolgeva le funzioni ad interim fin dal maggio dell'anno precedente, assunse anche la carica di sottoprefetto della città. Nel 1813, infine, lo stesso Napoleone volle premiare l'attività svolta da Borea d'Olmo al servizio del governo imperiale, conferendogli, come speciale attestato della sua benevolenza, l'ambito titolo di Barone dell'Impero con facoltà di istituire una primogenitura nobiliare.     Il periodo della dominazione francese fu caratterizzato da una generale ripresa delle attività agricole e commerciali del comprensorio sanremese, allora basate soprattutto sulla coltivazione dell'ulivo e dei suoi derivati; in particolare, la caduta delle barriere doganali con la Francia e i paesi vicini arrecò un enorme beneficio al traffico oleario di tutto il Ponente ligure, che visse allora il suo periodo aureo. Al termine dell'età napoleonica il bilancio relativo alla produzione olearia era così positivo da far registrare nel 1815 un aumento netto di un terzo del totale, che sarebbe certamente anche proseguito se non fosse sopravvenuta improvvisamente la caduta del dittatore e la conseguente inaugurazione di un sistema economico più strettamente autarchico nei primi anni dell'età della Restaurazione. All'inizio della dominazione francese era inoltre particolarmente sviluppato il settore della marina mercantile, che poteva contare nel 1797 su 80 grandi bastimenti, venti dei quali appartenenti ai padroni di Sanremo, che svolgevano un'intensa attività commerciale con le città e i paesi del Levante, dell'Adriatico e di tutto il Mediterraneo. Durante le guerre napoleoniche, tuttavia, gran parte del naviglio sanremese venne requisito per partecipare alla campagna d'Egitto del 1798-99, dalla quale sarebbero tornate soltanto tre imbarcazioni. La successiva crisi che investì la marineria sanremese appare confermata dal censimento navale del 1804, che, condotto in tutti gli scali della Liguria, registrò per Sanremo soltanto 39 navigli di stazza medio-piccola, di cui 3 tartane, 3 pinchi, 2 liuti, 5 feluche e 26 battelli; la cifra totale risulta inoltre particolarmente modesta se paragonata con i dati relativi alle altre città del Ponente ligure, che potevano contare su flotte mercantili ben più consistenti, come quelle ancorate nei porti di Savona, Oneglia e Finale, costituite rispettivamente da 268, 145 e 133 imbarcazioni destinate al gran cabotaggio. Nonostante questa situazione, a cui si aggiunse anche il persistente stato di conflitto dello scacchiere europeo, la marineria sanremese, ancora nel 1809, contava, su una popolazione complessiva di 10.000 abitanti circa, ben 720 addetti, che rappresentavano, sebbene in gran parte impiegati per scopi militari, un numero nettamente superiore a quello degli altri centri dell'estremo Ponente ligure, tra cui Oneglia e Porto Maurizio.     Come nel resto dei paesi soggetti al suo dominio, anche a Sanremo l'amministrazione francese requisì i beni ecclesiastici appartenenti ad ordini religiosi, che vennero incamerati dallo Stato. Nella città matuziana peraltro le requisizioni colpirono soltanto i conventi dei Cappuccini e degli Zoccolanti, risparmiando quelli delle suore Turchine e Salesiane, probabilmente perché quest'ultimi erano allora impegnati a svolgere attività scolastiche la cui interruzione avrebbe danneggiato l'intera cittadinanza; in seguito a tali requisizioni, che non portarono tuttavia ad una immediata riutilizzazione dei nuovi locali così messi a disposizione, l'edificio degli Zoccolanti venne quindi trasformato nella nuova sede dell'Ospedale Civile con decreto imperiale dell'8 agosto 1811, mentre quello dei Cappuccini andò incontro ad un rovinoso degrado, che fu poi interrotto con i restauri promossi dalla cittadinanza in occasione del ritorno dei frati nel loro vecchio convento nel 1816. Nel corso dell'età napoleonica tuttavia l'amministrazione del prefetto di Nizza Dubouchage si limitò ad incidere sulla vita dei Sanremesi soltanto sul piano delle imposte e degli oneri fiscali, anche se è doveroso sottolineare come tutto il periodo napoleonico abbia costituito per l'estrema Riviera di Ponente una parentesi particolarmente felice, caratterizzata da una serie di importanti innovazioni nel campo politico, sociale ed economico. La prima di queste riguardò in particolare la nuova ripartizione territoriale, che, avviata nel 1805 con l'inserimento del Circondario di Sanremo nel Dipartimento delle Alpi Marittime, ebbe senz'altro il merito di unire questa parte dell'estremo Ponente ligure ad un'area omogenea per caratteristiche economiche, sociali e culturali, di cui Nizza costituiva il centro più importante.   Il periodo napoleonico fu anche contraddistinto da una serie di celebrazioni della figura dell'imperatore, che divenne addirittura oggetto di un vero e proprio “culto” da parte di molti suoi sudditi. Al culmine della sua potenza venne persino istituita la festa di San Napoleone, la cui celebrazione fu fissata al 15 agosto di ogni anno dal un decreto imperiale del 19 febbraio 1806. Il 5 agosto di quell'anno il prefetto del Dipartimento delle Alpi Marittime comunicò quindi il contenuto di questo decreto ai vari sottoprefetti, che lo stesso giorno trasmisero la circolare prefettizia ai sindaci dei circondari. Una volta ricevuta tale circolare, i sindaci del Circondario di Sanremo inviarono al sottoprefetto Chassepot un sùbito contenente il preventivo delle spese ch'essi intendevano sostenere per celebrare degnamente quella festa. Ritenuti però troppo alti questi preventivi, il sottoprefetto di Sanremo chiese istruzioni al prefetto di Nizza, il quale gli fece sapere che le spese di ogni singolo comune non avrebbe dovuto superare in ogni caso il tetto di 50 franchi. A Sanremo tuttavia la locale Municipalità, che voleva evidentemente celebrare l'avvenimento con particolare grandiosità e magnificenza, aveva già preventivato una spesa di ben 505 franchi, come riconobbe il maire Borea d'Olmo in una preoccupata missiva indirizzata inviata il 13 aprile 1807 al sottoprefetto Chassepot. Le spese aumentarono ancora quando, l'anno dopo, l'amministrazione del Santuario della Madonna della Costa deliberò di collocare un quadro o una statua di San Napoleone all'interno della chiesa. Alla base di questa decisione vi era però con ogni probabilità il timore che il governo napoleonico volesse sopprimere il Santuario e la sua Confraternita, come era stato preannunciato da una circolare del 24 marzo 1806, che fortunatamente non trovò in seguito applicazione concreta anche per la ferma opposizione a questo progetto da parte del Consiglio Municipale. Appoggiata dal vescovo di Albenga, monsignor Vincenzo Dania, la delibera del Santuario sanremese venne quindi presentata all'autorità locale e poi, attraverso il ministero dei Culti, allo stesso imperatore, che l'avrebbe definitivamente approvata nell'ottobre 1807. L'11 maggio 1808 fu infine risolto il dilemma se collocare un quadro o una statua, con scelta del primo, su indicazione del ministero del Culto francese. Successivamente venne anche stabilito l'ammontare della spesa per la realizzazione del dipinto, che sarebbe venuto a costare 948 franchi, secondo quanto comunicato dal sottoprefetto Chassepot al maire Borea d'Olmo con lettera del 4 giugno 1808. In vista della festa dell'inaugurazione, l'amministrazione del Santuario ottenne anche dal Comune la somma di 500 franchi per sovvenzionare le spese della celebrazione, mentre il sindaco di Sanremo invitava i colleghi dei paesi vicini ad affiggere sui muri delle zone più popolose il manifesto che annunciava la festa. Nello stesso periodo in cui si svolgevano i preparativi della festa, l'imperatore fece anche relegare a Sanremo il vescovo di Foligno monsignor Moscardini e quello di Todi monsignor Gazzoli. Il 14 agosto 1808, infine, alla presenza del maire Borea d'Olmo, del vescovo Dania e delle più alte autorità civili e militari, il quadro di San Napoleone venne solennemente collocato in una cappella del Santuario della Madonna della Costa, mentre la popolazione festeggiava l'avvenimento con balli e canti e l'amministrazione municipale decideva di illuminare la città alla sera e indire uno spettacolo di fuochi d'artificio per il giorno successivo.     Contemporaneamente alle celebrazioni in onore di Napoleone, l'amministrazione francese assumeva anche una serie di iniziative finalizzate al miglioramento qualitativo della vita sociale e culturale del comprensorio sanremese. Nel 1809, ad esempio, venne avviato un riordino generale del sistema scolastico locale tramite l'istituzione di scuole primarie a Sanremo e a Verezzo, che furono dotate di cattedre di lingua francese e di altre importanti discipline umanistiche e scientifiche. L'impegno degli amministratori francesi per garantire una maggiore efficienza e fruibilità dei servizi pubblici è testimoniato anche dalla vicenda del nuovo catasto di Sanremo, che, avviato nel 1810 secondo l'innovativo modello cartografico particellare, venne portato a termine nel 1812. La direzione dei lavori di redazione del nuovo catasto venne affidata al geometra di prima classe Gardon, che si avvalse della collaborazione di un nutrito numero di esperti catastali, reclutati quasi tutti nel Dipartimento delle Alpi Marittime. Sulla base di questa nuova topografia della città venne anche tracciato il percorso della nuova strada litoranea della Cornice, che venne iniziata nel 1810 come tratto della strada Roma-Parigi con i primi espropri dei terreni necessari a coprirne il percorso. Dopo due anni di attesa di adeguati finanziamenti, nel 1812 il governo francese mise finalmente a disposizione dell'amministrazione dipartimentale la somma di 100.000 franchi, anche per dare un concreto aiuto all'economia della zona che stava attraversando allora un periodo di profonda crisi. Nel decreto prefettizio del 2 febbraio 1812 si precisava infatti che i fondi avrebbero dovuto essere utilizzati per procurare lavoro alle persone più indigenti dell'area interessata alla nuova strada, e in particolare del circondario di Sanremo. Lungo il percorso Ventimiglia-Taggia vennero così costituti otto cantieri di lavoro con un impiego complessivo di 860 operai. Nell'ambito del territorio urbano di Sanremo, il tracciato della nuova arteria coincise approssimativamente con il percorso delle attuali vie Roma e Nino Bixio e corso Orazio Raimondo. Durante il periodo napoleonico furono tuttavia effettuati soltanto alcuni lavori preliminari, quali le espropriazioni e il tracciato della prima parte dell'odierna via Roma, mentre la strada venne poi completata nel 1827 dal governo sardo, che peraltro la portò a termine seguendo un percorso cittadino parzialmente diverso da quello previsto dal progetto originario del 1810. La costruzione della strada della Cornice determinò tra l'altro la nascita di nuove opportunità legate al sistema dei trasporti e della viabilità, di cui si sarebbero fatte quindi interpreti le nuove classi borghesi cittadine, che avviarono la pianificazione del tessuto urbanistico di Sanremo nei successivi anni '40 e '50.     Nonostante le varie iniziative assunte dall'amministrazione francese per migliorare la qualità della vita delle popolazioni del Ponente ligure, l'età napoleonica rappresentò per gli abitanti della Riviera un periodo caratterizzato anche da miseria, vessazioni e dolori. La speranza in un miglioramento delle condizioni dell'esistenza quotidiana spinse molte persone a dimostrare qualche simpatia nei confronti dell'Impero francese, ma ben presto questo iniziale atteggiamento mutò radicalmente quando la gente entrò direttamente in contatto con la dura realtà del regime napoleonico. Già nel 1800 le cronache ricordavano come le vallate del Ponente fossero state sottoposte ad ogni genere di violenza da parte dei Francesi, che alla fine dell'anno avevano soppresso tutti gli ordini religiosi e occupato i conventi. Nel 1812 la miseria della popolazione giunse al culmine: alcuni abitanti, soprattutto dell'entroterra, morirono addirittura di fame, mentre molti altri erano costretti a cibarsi di erbe selvatiche. La situazione, ulteriormente aggravata dalle continue chiamate alle armi e dall'oppressione fiscale, che aveva ormai raggiunto limiti insopportabili, causò molte diserzioni e disobbedienze, punite con brutali rappresaglie. L'età napoleonica non fu tuttavia soltanto contrassegnata da eventi luttuosi e negativi, ma, come è stato ampiamente descritto, costituì anche un periodo di grandi innovazioni positive nel campo amministrativo, sociale ed economico, tra le quali si possono citare la redazione del nuovo catasto cittadino, l'inaugurazione della strada della Cornice, i progetti di intervento nell'area portuale e la grande fioritura della produzione e del commercio oleario. Inoltre il legame politico con la Francia determinò il sorgere di una particolare attenzione da parte del notabilato locale verso le vicende economiche e sociali delle vicine città francesi della Costa Azzurra, che, nella seconda metà del secolo, sarebbero diventate il modello ideale di tutte le città della Riviera italiana per le loro attività turistiche. Sul piano immediato invece questa esperienza rinnovatrice della vita civile avrebbe risvegliato nella popolazione del Ponente ligure quel desiderio di indipendenza e autonomia, che si sarebbe poi concretizzato, qualche decennio più tardi, nel concreto apporto dato dai patrioti locali al processo di formazione dello Stato nazionale".

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