Il lettore Silvano Toffolutti offe un'attenta analisi sull'aeroporto di Albenga.
"Nel merito dei vari interventi sulla annosa questione dell’aeroporto di Villanova di Albenga va innanzitutto fatta più chiarezza. Al condivisibile intervento di Donatella Albano contenente elementi tecnico amministrativi ed economici indiscutibili ed approfondite argomentazioni corrette, vorrei aggiungere qualche elemento di mia conoscenza ed esperienza diretta. Intanto si deve partire con il ricordare che l’aeroporto, nato nell’anteguerra come struttura militare, opportunamente posto in posizione piuttosto nascosta tra le colline, era ovviamente un grande prato in erba e gli aerei potevano perciò movimentarsi in tutte le direzioni a seconda della forza del vento che nella zona, quando è 'tramontana', spira piuttosto forte. Chiuso tra le colline e le montagne era e resta comunque un aeroporto alquanto difficile. E’ quindi più che normale che non sia stato messo in quel citato nuovo elenco di aeroporti italiani. In seguito smilitarizzato fù costruita la pista orientata 90°/270° – (perpendicolare alla costa) la contro pista per il rullaggio e tutti gli altri servizi necessari. Nel primo dopoguerra per alcuni anni venne anche utilizzata per il trasporto fiori e per il resto come Aeroclub e voli privati, era già anche dotato di uffici doganali essendo aeroporto di confine con la Francia. La gestione (sempre in deficit) era affidata inizialmente alla SEAVA e poi ad altre società formate e quindi finanziate principalmente da enti pubblici tra i quali anche il comune di Sanremo. In varie riprese sia dalla società iniziale che da quelle che seguirono furono fatti diversi tentativi di lanciare una attività commerciale di linea sempre miseramente falliti quasi sul nascere. Ricordo in particolare una sperimentazione fatta per pochissimo tempo di un teoricamente intelligente collegamento Torino-Albenga - 25 minuti di volo - con prosieguo per Alghero - altri 50 minuti di volo. Negli ultimi decenni fù comunque dotato sia di una nuova aerostazione e soprattutto di avanzate apparecchiature tecnologiche di assistenza al volo. E’ ora molto più sicuro, comunque può, a mio avviso, essere ben utilizzato solo da aerei di piccole dimensioni quali ad esempio gli ATR, Dornier ecc. (attorno ai 50 posti) che infatti negli anni 90 ed inizio 2000 per periodi abbastanza lunghi con diverse compagnie hanno ben servito la tratta Albenga/Roma comodissima ed economica per noi del ponente e non solo tant’è che negli ultimi tempi avevano cominciato ad essere utilizzati anche dai savonesi che pure hanno Genova vicino. Inizialmente l’atterraggio a Roma avveniva a Ciampino, cosa molo comoda perché quell’aeroporto è attaccato alla stazione ferroviaria ed in 10 minuti si era a Termini; poi si è andati su Fiumicino per agevolare i cambi di linea per altri collegamenti aerei. Alla fine mentre la linea era discretamente gestita tutto si è nuovamente bloccato perché il servizio non era, come d'altronde non era mai stato, economicamente sostenibile. Qui entra in ballo un elemento culturale tecnico-economico di fondo del sistema dei servizi, dei trasporti in particolare: non è la domanda che li propone bensì l'offerta che li richiama. Quindi se si vuole far funzionare un servizio bisogna ben sapere che per un certo periodo di avviamento, non certo breve, lo stesso non può essere di norma economicamente autosufficiente ma lo diventa in progresso man mano che gli utenti ne vengono a conoscenza e progressivamente si accertano della affidabilità e continuità della sua funzione. Questo su Villanova non è mai avvenuto. A questo aggiungiamo che la sempre potente Genova e la allora vecchia Alitalia, padrona di fatto del settore aeronautico civile in Italia, non hanno certamente mai dato una mano".