Nelle ultime settimane sono apparse sui mezzi di informazione notizie riguardanti la futura gestione del servizio idrico integrato e i rapporti tra le società operanti sul territorio (AMAT, AMAIE, AIGA, Acquedotto di Savona, ecc.) e Rivieracque S.c.p.a., la società creata dalla AATO imperiese (Autorità d’Ambito Territoriale Ottimale) nella gran parte del territorio provinciale (tutti i Comuni costieri - fra cui Imperia, Sanremo, Ventimiglia -, i Comuni di 1a prima fascia montana, il Comune di Pieve di Teco). Restano fuori i Comuni inferiori ai 1000 abitanti, autorizzati alla gestione in deroga. “Come noto, infatti – scrive ‘Officina Città’ di Imperia - l’Autorità d’Ambito è decaduta per legge nazionale finalizzata alla riduzione della spesa pubblica. La nuova Società, con capitale pubblico suddiviso tra i Comuni partecipanti, ha nominato già alla sua nascita un importante vertice, composto da Presidente, Vice Presidente, Direttore Generale e Comitato tecnico di ben 9 membri in rappresentanza dei Soci, i quali - peraltro - sono già tutti presenti in Assemblea. Insomma, pare non manchino le teste politiche, con relativi compensi, mentre sembra praticamente assente, per ora, la struttura tecnica operativa sul campo. E' vero che alcuni contraenti (Comuni di Sanremo, Taggia e altri Comuni della valle Argentina) intenderebbero accorpare nel nuovo Ente società pubbliche con specifica esperienza di settore: AMAIE e SECOM. Ma la fusione con queste due società, che potrebbe far confluire risorse umane e know how nella nuova nata, non è possibile finché AMAIE si occupa anche di produzione e distribuzione di elettricità; ed ora anche della gestione del Mercato dei fiori”.
“Che cosa ci si può allora aspettare? Queste operazioni – prosegue ‘Officina Città’ sono notoriamente non facili: diverse le situazioni economiche e le risorse patrimoniali; inoltre i responsabili delle varie funzioni interne alle due società faranno forti resistenze agli accorpamenti, peraltro dettati dalla giusta logica dell’efficienza, a vantaggio dell’utenza. Si aggiunga a tutto ciò il fatto che il territorio da coprire diventa estremamente più vasto, quindi occorre creare sinergie di risorse, non solo per acquisire la manutenzione delle reti di distribuzione, di collettazione e delle stazioni di pompaggio, ma per costituire vari sportelli per il pubblico, eseguire nuovi allacci, organizzare la lettura dei contatori, eseguire la fatturazione. E’ evidente che ci vuole tempo, perché se non fattori, non campi. Altro che emolumenti per cotanto vertice societario! Ciò nonostante, a seguito della recente firma della convenzione tra Rivieracque, i Comuni e le Società aderenti, ci si è affrettati a comunicare ad AMAT Spa - gestore con contratto sino al 31/8/2031 ad Imperia, Pontedassio, Diano Arentino, Diano S.Pietro - la sua inidoneità a proseguire la gestione (ndr: in quanto società a capitale misto: pubblico - Comune di Imperia al 52% e privato - Iren Acquagas Spa al 48%; peraltro questa, a sua volta, a maggioranza pubblica). Stessa sorte è toccata ad AIGA Spa di Ventimiglia e ad Acquedotto di Savona Spa (presente in diversi Comuni dell’interno della nostra Provincia), che hanno immediatamente presentato ricorso al TAR avverso le deliberazioni AATO; così ha fatto AMAT, al fine di mantenere la gestione del ciclo idrico integrato in regime di salvaguardia, per tutta la durata del contratto, almeno nella città di Imperia. C’è di più: con la firma della convenzione si è stabilito l’avviamento immediato delle attività di Rivieracque nei Comuni del dianese, mentre per gli altri Comuni è programmata entro 3 anni”.
“Per questa ragione – prosegue ancora - in linea con le richieste ricevute, AMAT ha convocato per ben 2 volte, nell’ultimo mese, i Comuni interessati per la riconsegna degli impianti, ma, come era immaginabile, non si è presentato nessuno, a conferma che i Sindaci non sono tanto entusiasti di mettersi nelle mani di chi non ha ancora alcuna struttura sul territorio. Addirittura una delle Amministrazioni del dianese ha prudentemente prorogato il contratto esistente con il privato. Ma allora, cosa si può ipotizzare per gli acquedotti di questi Comuni, viste le necessità di breve termine? Un impiego di personale AMAIE appare improbabile per via di possibili difficoltà logistiche, che, tra l’altro, potrebbero mettere in crisi la non florida situazione economica della società sanremese. Anzi, c’è da auspicare che non si voglia scaricarla sulle spalle di Rivieracque. Si potrebbe anche pensare ad appaltare il servizio ad aziende private; ma, attenzione: i criteri di affidamento devono garantire la massima trasparenza, dal momento che Rivieracque è pubblica. Non si vorrebbe assistere ad appalti assegnati ad aziende rappresentanti interessi di qualche “sponsor” del progetto Rivieracque. E non si pensi qui ad un processo alle intenzioni: ci sia almeno concesso di prevenire i problemi, oltre che di controllare”.
“Infine – termina il lungo comunicato - qualche considerazione sull’impianto di depurazione del comprensorio imperiese. Poiché è già progettato per accogliere i reflui del dianese, Rivieracque ha ereditato dall’AATO un progetto esecutivo, sviluppato con la decisiva collaborazione di AMAT - azienda valida anche nelle competenze - per la costruzione delle opere di collettamento da Diano Marina ad Imperia. La realizzazione del collegamento dall’area dianese non può avvenire se i Comuni interessati non ( ottengono fondi dall’esterno: si tratta dei FAS (Fondi Aree Sottoutilizzate), ancora disponibili a condizione che in tempi brevissimi si dia inizio ai lavori. In aggiunta, si tenga conto del recente interesse al collegamento manifestato anche dai Comuni di Andora e della Val Merula, su indirizzo della Regione, che rende l’opera della collettazione da levante oltremodo necessaria e urgente. Non potendo Rivieracque presumibilmente raggiungere tale obiettivo e farlo nei tempi richiesti dalle procedure pubbliche, dovrebbe competere alla Regione la gestione dell’intera operazione, tanto più trattandosi ora di opera sovra-provinciale. Ancora: ad agosto, finito l’avviamento del depuratore, occorrerà avere pronta una squadra di 10-11 persone, perfettamente addestrata (occorrono mesi di addestramento, vista la complessità e la tecnologia dell’impianto). Nell’incertezza sulla individuazione del gestore, perché non incaricare AMAT, in possesso delle competenze di base, di subentrare ad agosto 2013 al Costruttore nell’esercizio dell’impianto? Va da sé che il costo della depurazione è destinato ragionevolmente a salire, ma ciò col corrispettivo di garantire la qualità delle acque del mare nell’interesse globale delle attività economiche del territorio. Mentre per rispettare lo spirito referendario non sarebbe accettabile, né giustificabile, un incremento della tariffa dell’acqua potabile, fino al livello attualmente praticato da AMAIE. Un servizio che funziona, le risorse e l’efficienza aziendale di AMAT, un nuovo grande impianto di depurazione non si possono trasferire ad un Ente pressoché virtuale quale Rivieracque, di dubbia legittimità, che si sforza di ostentare credibilità e competenza ancora inesistenti e da dimostrare in prospettiva. Officina Città chiede di operare a vantaggio di tutti i cittadini utenti dei servizi in questione aumentando la trasparenza e togliendo spazio agli interessi di campanile”.