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Politica | 29 ottobre 2012, 14:43

Imperia: assemblea Confindustria, il presidente Bocchio parla di nautica, edilizia, turismo e Casinò

Portualità, crisi dell’edilizia, turismo, agroalimentare e Casinò di Sanremo sono stati i tratti salienti del discorso di Bocchio che ha fotografato una realtà nel complesso tutt’altro che confortante

Imperia: assemblea Confindustria, il presidente Bocchio parla di nautica, edilizia, turismo e Casinò

Si è volta stamattina presso l’Auditorium della Camera di Commercio di Imperia di fronte a una platea per la verità caratterizzata da molti vuoti, l’assemblea annuale dell’Unione industriale di Imperia. A chiudere la parte pubblica del meeting è stato chiamato il presidente nazionale di Confindustria Giorgio Squinzi. La relazione sullo stato dell’economia locale è stata tenuta dal presidente degli industriali imperiesi Sandro Bocchio.

Portualità, crisi dell’edilizia, turismo, agroalimentare e Casinò di Sanremo sono stati i tratti salienti del discorso di Bocchio che ha fotografato una realtà nel complesso tutt’altro che confortante. Di seguito alcuni passaggi del discorso di Sandro Bocchio. Prima di prendere parola tuttavia gli industriali hanno voluto rendere onore a Tiziano Chierotti, il caporalmaggiore degli Alpini, deceduto in Afghanistan venerdì scorso ad appena 24 anni.

Nautica

“Lo scorso anno –ha detto Sandro Bocchio - scrivevamo nella nostra relazione ‘Le incertezze create dalle vicende che riguardano sia Imperia sia Ospedaletti sono pericolosissime. Rischiano di rimanere delle incompiute, con un danno immane per tutto il territorio provinciale, sia per l’impatto economico diretto che per l’immagine. Tutti auspichiamo, nel pieno rispetto anche del lavoro degli organi di controllo, una rapida soluzione di questi gravissimi problemi, consegnando alla collettività queste due infrastrutture turistiche importantissime, che da anni Confindustria considera strategiche, per il loro contributo, al rilancio economico’. Cosa aggiungere a chi come noi conosce come sono andate le cose? Siamo sconcertati per quanto accaduto. Ma occorre dirlo con fermezza, anche qui le colpe non stanno come sempre solo dalla parte politica che ne ha di grandissime. Anche il sistema imprenditoriale deve fare una seria riflessione autocritica su come negli anni passati, più o meno in buona fede, con più o meno responsabilità, con più o meno significativi ruoli, abbia inciso in modo negativo su queste vicende.

Certo le responsabilità sono dei singoli, ma non possiamo esimerci dal pensare a come correggere le distorsioni che in una certa fase della vita di questo territorio si sono prodotte. Dobbiamo avere il coraggio di valutare serenamente gli errori del passato se vogliamo superare la crisi in cui siamo drammaticamente finiti. In quest’atteggiamento, mi sento di dire, dovrebbe unirsi anche la classe politica! Ricordo con chiarezza quando negli anni passati mi sono recato a evidenziare ad alcuni amministratori della città che la fase realizzativa del Porto ci sembrava assumere una piega inadeguata alle aspettative, le risposte furono gravemente evasive così come evidenti sono i risultati sotto gli occhi di tutti! Le nostre imprese di costruzione locali bistrattate da logiche speculative gravissime sui prezzi e quindi sulla qualità dell’opera, che non lasciano possibilità di appello nel giudizio. Oggi, su questo tema, siamo sull’orlo del precipizio.

E’ Confindustria, permettetemi di dire anche con una certa generosità e con importanti assunzioni di responsabilità, che sta cercando, anche in quest’occasione, di farsi carico, in modo maledettamente faticoso e difficile, di immaginare una soluzione che scongiuri il disastro che porterà il fallimento della Porto di Imperia Spa, se ci sarà, e che noi cerchiamo di evitare ad ogni costo. Ho letto in questi mesi una montagna di stupidaggini sull’opportunità salvifica e redentrice del fallimento della società concessionaria del porto. Solo un incompetente o una persona con aspirazioni distruttive può porre il tema del porto in questi termini. Ma riscontro con grande amarezza che la cultura distruttiva sta prepotentemente crescendo anche a causa, forse in parte a ragione, della inadeguatezza di una classe dirigente che non ha saputo preservare gli asset fondamentali su cui si potevano costruire grandi opportunità di sviluppo. Abbiamo permesso, in questa vicenda, a chi non era forse così idoneo, di gestire, per conto del territorio, responsabilità che riguardano il futuro di tutti. Comunque noi continuiamo a lavorare fino alla fine. Anche perché dopo l’assemblea della Porto di Imperia Spa del 5 ottobre scorso ci avevamo creduto tutti alla possibilità del salvataggio. Con un voto unanime era stato posto un percorso che aveva ridato speranze, accogliendo peraltro molte delle proposte che avevamo fatto al tavolo tecnico promosso da noi. Ma le cose sono andate diversamente e per certi versi per me in modo un po’ inspiegabile.

La settimana prossima sarà decisiva per la definizione di un’ipotesi di lavoro che ritengo tuttavia sia l’ultima speranza. Su Ospedaletti non c’è molto da aggiungere sennonché la situazione di blocco dell’opera, per ragioni molto diverse e in un ambiente molto differenziato da Imperia, almeno lì non ha coinvolto, centinaia di proprietari di posto barca che avevano riposto molta fiducia nel nostro territorio e che rischiano di essere traditi tragicamente. Anche in questo caso l’opera è bloccata e a oggi anche oggetto di valutazioni da parte degli organi inquirenti. Ci auguriamo fortemente e vivamente che anche in questo caso la situazione possa trovare un’adeguata composizione”.

Edilizia

“Il settore dell’edilizia in questo territorio vive una fase di gravissima criticità. Ringrazio Olimpio Lanteri presidente delle sezione edili per la quotidiana condivisione dei problemi e del suo operato .Questo comparto che rappresenta il 6% del valore aggiunto territoriale, in questi anni ha avuto un ruolo importantissimo per la nostra economia e per l’occupazione. Questo ruolo fondamentale tuttavia, potrà continuare ad averlo solo se sapremo sciogliere i nodi che da molti anni sono li, irrisolti, e che sono divenuti ormai non ulteriormente rinviabili. A ottobre 2009 le imprese iscritte in cassa edile erano 822. Ad agosto 2012 erano 576. Il 30% d’imprese in meno. Un dato sconcertante. Gli operai iscritti sempre a ottobre 2009 erano 3.382. ad agosto 2012 erano 2176. Il 35,6% in meno. Inaccettabile e socialmente pericolosissimo! Temo che nei prossimi mesi il trend non si modificherà. Alla crisi degli investimenti in piccole opere infrastrutturali del territorio, le uniche a poter garantire la sua capacità competitiva, si è aggiunta una crisi profonda del mercato immobiliare, che ha sempre agito in funzione anticiclica rispetto ai lavori pubblici. Questa doppia criticità, unitamente al gravissimo, talvolta cinico e irresponsabile, razionamento del credito inferto dal sistema bancario a questo settore, più che ad altri, sta mettendo in ginocchio le imprese.

Turismo

Il territorio e la sua bellezza sono la nostra risorsa principale, la nostra materia prima da esportare. Tra i settori espressivi di una tipica vocazione del territorio imperiese, il turismo gioca sicuramente un ruolo centrale, anche per la funzione trainante che manifesta sull’intera economia. Il sistema turistico sta vivendo un enorme processo di trasformazione del modello di offerta, che va monitorato attentamente. Il processo di mutamento e riarticolazione deve garantire innanzitutto una leale concorrenza tra le strutture alberghiere ed extra alberghiere, che talvolta mi pare sia mancata. Vi sono tuttavia nell’ambito extralberghiero, soprattutto nell’entroterra, esempi di eccellenza che dobbiamo valorizzare come best practice da portare ad esempio. Qui il ruolo degli imprenditori deve essere responsabile e proattivo.

Quelle strutture, infatti, che hanno investito, nonostante la crisi, continuano, tutto sommato, a tenere, pronte ad intercettare una fase di crescita su cui dobbiamo con forza puntare. Il Turismo è il nostro futuro economico, ma le politiche turistiche non sono state negli ultimi venti anni adeguate alla storia della Riviera dei Fiori. Così come non sempre gli imprenditori hanno fatto il loro dovere fino in fondo. Occorreva investire di più, valorizzare la qualità dei servizi offerti, avere maggiore capacità di lavorare insieme, di aggregarsi, credere maggiormente nelle proprie imprese e nei propri progetti. Lo dico senza generalizzare perché numerosi sono gli esempi positivi. Il modello di offerta turistica si deve tuttavia riqualificare con un approccio innovativo. Tutti gli investimenti devono puntare a creare nuove motivazioni per la scelta della nostra Riviera come meta da parte dei turisti soprattutto stranieri. A parte la pista ciclabile, straordinaria intuizione degli anni recenti, tutte le altre infrastrutture turistico-sportive risalgono agli anni trenta.

 La pista ciclabile che come sapete è proprietà di Area 24 spa, una delle società pubbliche più importanti della Liguria, stava per fallire lo scorso anno, quando Vi è stato, per fortuna, grazie al difficile lavoro del nuovo Cda un evidente cambio di rotta. Si sta rimettendo in ordine il Parco Costiero, si stanno risanando i conti, pur in un momento così difficile, si sono fatti ripartire gli investimenti. Occorre ora puntare a farla crescere fisicamente verso levante e poi a promuoverla adeguatamente sui mercati internazionali. Rappresenterà uno degli asset più importanti del territorio. Questa è la dimostrazione concreta che anche le società pubbliche possono essere gestite in modo efficace ed efficiente.

Casinò di Sanremo

Nell’ambito turistico un ruolo centrale ha avuto e deve continuare ad avere la nostra Casa da Gioco. La crisi degli incassi è in parte sicuramente imputabile alla crisi economica e alle innovazioni normative recenti che hanno inciso sull’assetto operativo della casa da gioco, ma a mio giudizio non possiamo non ritenere ragionevolmente che esiste un enorme problema di posizionamento strategico di questa azienda sul mercato. A mio personale avviso occorre un mutamento radicale, puntando anche sulle positive aperture della rappresentanza sindacale, che ci sono, che traguardi il modello del parco d’intrattenimento.

Un luogo cioè in cui, puntando anche sui giovani, si possa avere un’offerta di servizi turistici e di gioco che lasci spazio a nuove formule adeguate ai tempi. Penso che la parte tradizionale dei giochi debba rimanere, ma come vetrina di eccellenza, monitorata con un efficace controllo economico di gestione e l’introduzione di fortissimi elementi di produttività, che pur registrando recenti significativi miglioramenti è oggi ancora troppo bassa. La crisi che sta vivendo va trasformata in un’opportunità di riposizionamento sul mercato. Spetta tuttavia al socio, che ne ha la competenza, dare un nuovo forte impulso strategico.

In questo quadro il sistema delle relazioni industriali vivrà una stagione molto complessa che metterà tutti alla prova. Infatti, un ruolo chiave devono svolgerlo positive relazioni sindacali. Solo un patto forte tra operatori, pubbliche amministrazioni e sistema bancario per il rilancio dell’edilizia privata, che deve essere di estrema qualità architettonica, e il rilancio degli investimenti in opere pubbliche, anch’esse necessariamente di elevata qualità, potrà garantire la ripresa del mercato ormai fermo da alcuni anni. Dobbiamo smetterla di scaricare sulle imprese le inefficienze degli uffici che si occupano di contabilità lavori, di pagamenti e di programmazione finanziaria, con saldi che non arrivano mai.

Siamo convinti che la crisi finanziaria dello Stato richieda un intervento forte. Confindustria lo chiedeva da anni! Arriva, però oggi nel momento peggiore per l’economia del Paese, con un impatto recessivo su livelli già bassi di crescita e non è equo nella ripartizione dei tagli. La spesa pubblica improduttiva nazionale ha dei margini di recupero enormi, basta fare un giro per i ministeri o nei troppi uffici inutili di amministrazioni centrali dello stato. L’effetto dei tagli sul territorio lo abbiamo già pesantemente avvertito: una drastica riduzione delle spese per investimenti a livello locale, con gravi ripercussioni per le imprese, i lavoratori e per quel processo di realizzazione di opere infrastrutturali a carattere territoriale che devono garantire la necessaria competitività dei sistemi locali".

D.D.

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